In Spagna, nella provincia di Cordoba in Andalusia, ai confini della Castiglia, si trova un paese di Sant’Eufemia. Tradizione locale vuole che a fondare il paese siano stati trentatré cavalieri calabresi che combattevano contro i Mori, e, al grido di Sant’Eufemia, avrebbero conquistato un castello nemico. Così traduciamo dalla Vikipedia in spagnolo:

“…i nativi di Santa Eufemia sono chiamati di “Calabria” e la “Confraternita del Santo” è un vero riflesso di questa tradizione, e le confraternite portano distintivi militari: Bandiera, Stendardo, Bastone, Alabarda e Tamburo, ciascuna con un numero dei “fratelli” come quello dei trentatré conquistatori. Sul luogo dove si accamparono le truppe, fu eretta la cappella attuale, che viene portata in processione a “Santa Eufemia” la Domenica di Pasqua.”

Singolarmente precisa nella cronologia, la narrazione popolare colloca l’evento ai tempi di Alfonso VII, che fu re di Castiglia dal 1126 alla morte nel 1157, e, in mezzo ad alterne vicende, si proclamò imperatore della Spagna.

Alfonso era, per parte della madre Urraca, nipote di Alfonso VI, la cui figlia Elvira sposò nel 1117 Ruggero II d’Altavilla, allora granconte di Calabria e Sicilia, dal 1130 rex Siciliae et ducatus Apuliae et principatus Capuae (Meridione dagli Abruzzi a Malta); Elvira morì nel 1135, Ruggero II nel 1154. Gli successe Guglielmo I il Malo, che a sua volta prese una moglie iberica, Margherita di Navarra. E così Federico II (1198-1250) ebbe in moglie Costanza d’Aragona. Suo figlio Manfredi diede la figlia Costanza a Pietro d’Aragona, poi re anche di Sicilia, e padre di Giacomo e Federico… ma qui andiamo lontano; e ce n’è abbastanza per attestare stretti rapporti tra i vari regni spagnoli e il Meridione anche prima del Vespro (1282), della dinastia d’Aragona (1442-1501) e dell’unione personale che i disinformati e depressi chiamano dominazione spagnola.

Non è dunque fuori luogo che dei Calabresi del XII secolo, nobili e valenti cavalieri, siano andati a combattere in Spagna, dove la reconquista dava grandi occasioni di gloria e guadagno a combattenti animosi. O li inviò il re, o erano degli avventurosi.

Chi fossero questi ardimentosi, e a quale stirpe appartenessero della variegata Calabria, se romei o normanni, non ci è dato sapere allo stato dei fatti, ma congetturiamo che fossero o devoti della santa o provenienti da un luogo con questo nome. In Calabria sono noti il Comune di Sant’Eufemia d’Aspromonte e la frazione Sant’Eufemia di Lamezia Terme che dà il nome alla Piana e al Golfo. Vi sorgeva un cenobio greco, che Roberto Guiscardo rifondò come convento benedettino, assai grande e ricco, poi devastato dal sisma del 1783. Intanto erano giunti i Cavalieri di Malta, che costruirono il Bastione tuttora in piedi. Subentrò poi la palude, debellata dalla bonifica fascista del 1936, e venne fondato il villaggio con lo zuccherificio

malinconicamente abbandonato verso il 1970.

Eufemia è una santa romea di Calcedonia, martire nel 303. Il suo nome significa buona parola, benedizione. Secondo la pia leggenda, le sue spoglie, perdute in Calcedonia, riapparvero a Rovigno, oggi in Croazia; e in parte a Ravenna.

Una sant’Eufemia di Ourense, di cui nulla si sa, è venerata in Spagna, dove, accanto alla Sant’Eufemia “calabrese” hanno questo nome una località Sant’Eufemia dell’Arroyo e una Sant’Eufemia del Barco, entrambe in Castiglia – Léon. Una basilica di Sant’Eufemia è in Piacenza. E non possiamo scordare quel Giovanni Filagato di Rossano, tutore e maestro di Ottone III, il figlio di Teofano di Niceforo II Foca. Giovanni fu abate di Nonantola, poi vescovo di Piacenza, finché i Crescenzi lo indussero a farsi proclamare papa Giovanni XVI contro l’imperatore, che lo catturò e torturò ferocemente; san Nilo da Rossano ne salvò l’ormai misera vita. Si può argomentare che venerazione di sant’Eufemia dal mondo romeo d’Oriente sia passata ai Romei d’Italia, attraverso Ravenna e la Calabria, per raggiungere la Spagna con la spedizione dei trentatré cavalieri.

Queste poche righe, per iniziare, con l’associazione Calabria Spagna di Reggio C. e con gli amici di Sant’Eufemia di Spagna e con chi vorrà collaborare, un qualche più approfondito lavoro.

autore: Ulderico Nisticò

(l’immagine è stata trovata su Facebook. Se l’autore riconosce la propria opera e non volesse la pubblicazione, siamo disponibile ad eliminarla. Nel caso, invece, volesse che il suo nome apparisse nell’articolo siamo disponibili all’inserimento.)

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Di Nicola

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