Costantino II

L’ascesa al potere assoluto – Le guerre civili 

Flavio Giulio Costanzo era il secondogenito di Costantino il Grande ed era nato dalla seconda moglie Fausta nel 317 D.C. Nel 324,a soli sette anni,fu nominato Cesare dal padre che poi nel 337,sul letto di morte,lo fece Augusto.

Nel 336 Costantino aveva provveduto a farlo sposare alla cugina Galla celebrando le nozze in gran pompa con sfavillante sfarzo alla orientale nella Nuova Roma e per l’occasione offrì a tutto il popolo giorni di feste e congiarii con cibo e vino in abbondanza per tutti. Poco tempo dopo Costantino spartì l’ Impero fra vari famigliari secondo questo schema:al primogenito Costantino II andarono le Gallie,la Spagna,la Britannia e la Mauritania;a Costante,l’ultimogenito, invece spettò l’Italia,l’Illirio e l’Africa;per Costanzo II ci fu l’Oriente compreso l’Egitto,oltre (forse)alla Tracia e Costantinopoli;al nipote Flavio Claudio Annibaliano andarono Ponto,Cappadocia e Armenia minore,mentre Grecia,Epiro,Macedonia,Dacia,Mesia e probabilmente Tracia e la stessa Costantinopoli all’altro nipote Flavio Giulio Dalmazio.

Costantino il Grande morì il 22 maggio del 337 a Nicomedia ed in seguito il suo corpo fu trasportato nella nuova capitale. Quando si diffuse la notizia della morte,i suoi famigliari si diressero verso Costantinopoli per la celebrazione dei tre mesi canonici di onoranze funebri. Il primo ad arrivare al cospetto della salma fu Costanzo II,anche per il fatto che,trovandosi in Medio Oriente in qualità di Cesare,era il più vicino alla capitale. A lui si era raccomandato per testamento per l’organizzazione dei propri funerali lo stesso Costantino. Ma queste volontà di Costantino scontentavano i tre figli,in particolare,a quanto sembra,Costanzo II. Sembra che egli ,arrivato sul Bosforo molto prima degli altri,avendone avuto il tempo,si fosse dato un  gran daffare per far circolare voci sulla presunta falsità del testamento (aiutato in questo dal vescovo Eusebio) e soprattutto si fosse attivato per cercare il controllo delle truppe insediate nei dintorni. E questo gli riuscì puntualmente con la promessa di ricche donazioni ai militari. Il giorno dopo la fine dei tre mesi di lutto,con l’accusa di aver avvelenato Costantino e di aver falsificato il suo testamento,scattò l’agguato nei confronti dei due nipoti di Costantino. Con loro ne fecero le spese tutti i loro fedelissimi,nonché ogni persona potesse essere di intralcio ai progetti dei tre figli di Costantino,compresi quasi tutti i loro parenti maschi,meno due cugini che per la loro tenera età non venivano considerati pericolosi. Gli altri furono tutti massacrati.  Subito dopo furono spartiti i territori che erano toccati ai due defunti Cesari che vennero annessi in parte ai domini di Costantino II,in parte a quelli di Costante. Costanzo II prese poco per sé,a quanto pare anche per sviare i sospetti da sé stesso come ideatore della congiura. Costantinopoli a questo punto passò sicuramente sotto il suo controllo.

Ma c’era una persona che era molto insoddisfatta del corso di questi eventi,e questi era Costantina (o Costanza),la sorella dei tre Augusti. Ella era sposa di Flavio Claudio Annibaliano e dopo la congiura era rimasta oltre che vedova, anche senza un trono. A quanto pare fu lei che andò a convincere Costantino II che fosse lui l’unico degno erede del padre e che avrebbe dovuto deporre l’omosessuale e vizioso fratello Costante e prendersi i di lui possedimenti. Con un pretesto Costantino II invase l’Italia,possedimento di Costante,e si diede al saccheggio. Costantino II era davvero il miglior erede del padre in quanto virtù militari,ma era anche impetuoso e spericolato.
Poteva facilmente battere Costante ma commise una faciloneria; infatti un’avanguardia dell’esercito di Costante riuscì a trarlo in un’imboscata e alcuni soldati dopo averlo disarcionato lo finirono a colpi di lancia e di spada.

Senza meriti Costante si trovò ad essere Imperatore unico di tutto l ‘ Occidente. E Costanzo II senza il più pericoloso avversario. Costante, nonostante i suoi vizi sessuali, governò piuttosto bene per i primi cinque anni ma in seguito si invise i favori dell’esercito che mal celava di disprezzare. Tutto ciò non fece che facilitare gli ambiziosi progetti degli eventuali usurpatori. Ed in effetti durante un banchetto organizzato da un barbaro comandante di milizie, tal Magnenzio, Costante venne brutalmente ucciso. Magnenzio fu acclamato Imperatore dalle truppe. Ma altri approfittarono del delitto, primo fra gli altri Vetranione un abile generale ex fedelissimo di Costantino che si lasciò convincere a farsi proclamare Imperatore dell’ Illirio. In realtà non si sa bene chi o cosa portò il vecchio soldato semianalfabeta al prestigio della porpora.Più che l’ambizione personale forse fu l’incitamento di Costantina, sempre lei in giro a caccia di un trono, a convincerlo di poter essere lui il degno Imperatore (specialmente dopo averla sposata). Si dice che forse Costantina in questo piano fosse già d’accordo con Costanzo II al fine di preservare l’importantissimo Illirio dalle ambizioni del ben più pericoloso Magnenzio. L’uccisione del fratello Costante giustificava infatti l’intervento di Costanzo II in Occidente,per fare giustizia e, soprattutto, per cercare di prenderlo sotto il suo potere. E l’ Illirio, con le sue formidabili truppe, era l’ago della bilancia fra il figlio di Costantino e l’usurpatore barbaro.

Mentre in Occidente Magnenzio si sbarazzava di Nepoziano,un figlio di una sorellastra di Costantino il Grande che a Roma si era proclamato Imperatore a sua volta, a Sardica avveniva qualcosa di ben più importante. Infatti in quel luogo Costanzo aveva convinto Vetranione a incontrarsi per scambiarsi reciproci onori e suggellare la loro alleanza. E lì Costanzo compì un capolavoro oratorio:davanti ad un’immensa schiera di soldati,quasi tutti fedeli a Vetranione, fece un discorso che convinse le truppe che lui era l’unico Imperatore legittimo dell’Impero Romano. Le truppe lo acclamarono e Vetranione preso di sorpresa per aver salva la vita depose il proprio diadema e lo diede nelle mani dell’Augusto costantinide, facendosi repentinamente e definitivamente da parte.

Si arrivò così allo scontro diretto fra l’usurpatore Magnenzio e il figlio di Costantino per il dominio dell’Impero. Costanzo arrivò ad invitare i barbari affinché attraversassero il Reno e rendessero vita difficile alle spalle del suo avversario spargendo il terrore e razziando le terre galliche. In guerra Costanzo II non risparmiava nessun mezzo nemmeno uno così riprovevole per arrivare al successo. Dopo lunghe titubanze e ripensamenti di Costanzo nonché scambi di ambasciatori fra i 2 avversari, gli eserciti si scontrarono in Pannonia a Mursa il 28 settembre 351. Fu la più sanguinosa battaglia del IV secolo e fu decisa dal cambio di bandiera di un grosso squadrone di cavalieri franchi comandati da Silvano che si unirono a Costanzo. Restarono sul campo 54.000 morti con la vittoria di Costanzo ma Magnenzio riuscì a fuggire. E a causa dell’indecisissimo, della codardia e dell’eccesso di prudenza di Costanzo la guerra civile continuò fino al 353. Magnenzio, che dopo ripetute sconfitte si era ritirato in Gallia, si era talmente inviso alla popolazione a causa del suo rapacismo fiscale che era stato abbandonato oramai anche dai suoi stessi sostenitori. Infine circondato nella sua reggia di Lione si era suicidato dopo aver ucciso i suoi famigliari.
Dopo tanto sangue Costanzo aveva riunificato tutto l’Impero sotto il suo comando.

Costanzo_contro_Massenzio_(350-353)

Costanzo II,uomo solitario, sospettoso, crudele e bigotto

Costanzo non era un grande generale come suo padre. Aborriva le guerre. Ma aveva un grande senso del proprio dovere e si sentiva l’erede del grande genitore per cui, con tutte le cautele e senza arrischiare mai oltre misura, combatteva con coraggio e sacrificio. Ed ebbe quasi sempre una grande fortuna ( specialmente nelle guerre civili),forse non del tutto casuale.Fisicamente non era molto alto, non certo come il padre, come pure non ne aveva lo stesso fisico atletico e robusto. Giuliano scrisse che lo vide portare dei calzari speciali che sembra servissero a farlo apparire più alto.
Era un uomo senza calore umano, taciturno, malinconico, superbo ed arrogante. Era molto religioso e pio,ma gli mancavano tutte le altre virtù teologali. Secondo Gibbon ereditò i difetti del padre senza ereditarne i pregi, ma questo giudizio appare davvero sminuito. Costanzo II pur con molti avversari riuscì a prevalere ed a guadagnare il dominio solitario sul più grande Impero del mondo. E sia durante il suo cesarato che dopo il suo passaggio ad Augusto in compartecipazione o da padrone assoluto seppe in qualche modo respingere gli attacchi esterni all’Impero specie dal Nord Europa. I Persiani rappresentarono sempre la sua vera spina sul fianco e con essi non ingaggiò mai una battaglia risolutiva preferendo mettersi su quel settore sulla difensiva perdendo varie battaglie ma senza sostanziali perdite territoriali. Appena mise le mani sull’Occidente Costanzo divenne ancora più sospettoso di carattere e attento alle delazioni che gli arrivavano.

Iniziò una serie di omicidi anche nei confronti di alti funzionari come governatori di province se anche solo non si dimostravano zelanti alle sue direttive. Bastava una denuncia anche senza prove e scattava l’esecuzione del malcapitato di turno. Sembra si fidasse ciecamente solo dei consigli dei viscidi eunuchi di corte, soprattutto del Gran Ciambellano Eusebio che sembra che fu per dieci  anni il vero padrone dell’Impero, tanto che Ammiano Marcellino sarcasticamente scrisse che Costanzo godeva di un certo credito presso Eusebio. Costanzo viveva nella sua Corte circondato da ruffiani ed adulatori, attraverso i quali non poteva capire realmente cosa accadeva nel suo Impero;le sofferenze del popolo,i suoi problemi ,le sue vessazioni erano filtrate e deformate dai racconti dei suoi cortigiani. Il figlio di Costantino era sensibilissimo alle adulazioni, ne aveva bisogno come l’aria  per avere una sorta di rassicurazione per sé stesso e per il proprio operato. Per ogni sua impresa riuscita, anche un semplice omicidio politico, era osannato, celebrato ed esaltato come avesse compiuto un impresa sovrannaturale.

Teneva molto alla pompa imperiale, probabilmente spinto a questo anche dai consigli dei cortigiani. Riceveva udienza in enormi saloni con pareti coperti da grandi drappi purpurei, con pavimenti ricoperti di tappeti preziosi e circondato da cortigiani vestiti in maniera sfavillante. Lui stava alla maniera orientale sul grande trono rialzato con lo scettro in una mano ed una sfera d’oro nell’altra.

Il problema religioso

Già fra il 342 e 343 Costanzo non aveva esitato a far sterminare tremila persone a Costantinopoli per sedare gli scontri fra ortodossi e ariani, dopo che lui stesso aveva favorito l’elezione di un patriarca di simpatie ariane.In Occidente confermò la chiusura dei templi pagani già voluta da Costante e generalmente perseguitò i pagani in tutte le questioni che li contrapponevano ai Cristiani, pur conservando il titolo di Pontefice Massimo che gli dava autorità assoluta sugli stessi pagani. Ma anche i Cristiani erano divisi fra di loro in molte correnti di credo. Il problema religioso restò in ballo durante tutto il suo regno. Egli convocò vari sinodi da una parte all’altra dell’Impero obbligando i gerarchi della Chiesa a parteciparvi in modo che essi appianassero definitivamente le loro divergenze. Egli personalmente era di formazione ariana e le sue idee su come gestire il problema religioso erano assai variabili e contraddittorie.
Decise infine di convocare due Concili in contemporanea, uno a Seleucia in Isauria per i vescovi d’Oriente ed uno a Rimini per quelli d’Occidente. Dopo quattro giorni il Concilio di Seleucia fu sciolto con un nulla di fatto mentre a Rimini il clero ivi radunato fu trattenuto praticamente prigioniero dal Prefetto del Pretorio Tauro che aveva l’ordine di ottenere anche con la forza l’espressione di un’opinione unica da tutti i presenti. E in pratica ci riuscì tanto che alla fine tutti i rappresentanti del clero si presentarono a Costantinopoli per dichiarare la somiglianza fra il Figlio di Dio ed il Padre, senza ammetterne la consustanzialità.

Era il trionfo dell’Arianesimo, che era stato preceduto però dall’allontanamento del clero ortodosso guidato da Atanasio, che passò gran parte dell’esistenza da fuggiasco. Atanasio fu un osso duro per Costanzo poiché per la sua grande popolarità e per la sua aura non poteva essere eliminato definitivamente e perciò poté solo adoperarsi perché il famoso religioso stesse più lontano possibile dai centri di potere religioso. E la persecuzione finì solo dopo la morte di Costanzo.

L’imperatore cerca un erede

Mentre Costanzo era impegnato nelle guerre civili, dovette cercare qualcuno che amministrasse le province più orientali per proprio conto.Non si fidava di Lucillione che era comandante in capo delle forze in Mesopotamia sul confine persiano. Decise perciò su consiglio della sorella Costantina di elevare al rango di Cesare il cugino Flavio Gallo, facendolo insediare ad Antiochia con poteri pressoché assoluti col compito di amministrare le cinque diocesi d’Oriente.Gallo era scampato ai massacri organizzati nei confronti dei propri famigliari dai tre figli di Costantino insieme al fratello Giuliano,e tutte queste tragiche vicende famigliari non impedirono questa strana scalata al potere favorita dalla sorella di  Costanzo. Gallo dovette sposare la stessa Costantina nonostante fosse sua parente e molto più vecchia di lui,la quale con questa unione ed il suo elevamento a moglie di un Cesare, veniva ripagata per il suo aiuto nella questione con Vetranione.

E tutto andò al contrario che bene. Gallo si dimostrò sanguinario ed odioso anche contro ogni necessità ed in questo fu avallato dalla moglie, non meno crudele del marito. Dopo anni di sofferenze le province orientali furono liberate da questa piaga quando infine Costanzo riuscì a far imprigionare Gallo con un tranello e ,dopo averlo fatto trasportare a Pola, dopo un processo guidato a farlo condannare a morte. Costantina lo aveva preceduto nel viaggio all’Ade per morte naturale e spariva così una delle figure più inquietanti di quel tempo.

Costanzo era sempre più solo e sempre più circuito dagli eunuchi con le loro viscide ruffianerie, con le loro delazioni, la loro invidia. Ci furono altre morti su ordine di Costanzo perché egli ,pavido e sospettoso, spinto dalle delazioni cercava di eliminare qualsiasi pericolo reale o inventato. Venne orribilmente assassinato anche Silvano, abile e fedele generale che lo aveva aiutato nella guerra con Magnenzio e che era a capo delle truppe del Nord Europa. Su di lui scoprì lo stesso Costanzo troppo tardi era stato ordito un complotto  che attraverso la falsificazione di una lettera aveva ottenuto lo scopo di farlo passare per ribelle. Egli quando aveva sospettato di essere nelle mire assassine di Costanzo, si era fatto proteggere dalle proprie truppe e da esse si era fatto acclamare controvoglia Imperatore. I cortigiani consigliarono a Costanzo di inviare da Silvano il suo rispettato commilitone Ursicino che poteva essere l’unica persona che poteva avvicinarlo per tentare di assassinarlo. Il controsenso era che lo stesso Ursicino aveva rischiato moltissimo poco tempo prima ed aveva scampato miracolosamente la morte dai lunghi coltelli di Costanzo. Ursicino fece il proprio dovere; infatti dopo essere stato accolto fraternamente dal commilitone si prodigò per organizzare l’intrigo che portò alla morte del neo Imperatore. Dalle mire assassine dell’Imperatore scampò per poco anche Giuliano, l’ultimo suo parente maschio in vita, ma fu salvato più che dalla sua magnifica eloquenza difensiva, dal favore verso di lui dell’imperatrice Eusebia che lo teneva in simpatia. Infatti mentre Costanzo si trovava a combattere con successo i barbari nel Nord Europa,Giuliano venne portato quasi a forza a Milano per essere ricevuto dal cugino che lo voleva processare per sue presunte intese col fratello Gallo,ma venne praticamente prosciolto. E fu mandato in esilio in Grecia ove poté continuare i suoi studi e visitare i luoghi della classicità ellenica.

Costanzo era sempre più  vecchio e nemmeno dalla seconda moglie Eusebia era riuscito ad avere un erede. Fu convinto da lei che per essere aiutato nell’amministrazione dell’Impero aveva bisogno di una persona abile e di fiducia, e questa fu individuata nello stesso Giuliano che, in quanto persona di elevata cultura, era come già detto tenuto in ottima considerazione dall’Imperatrice. E fu così che Costanzo convocò a malavoglia alla sua corte di Milano il cugino.Sorprendendolo lo nominò Cesare col compito di rimettere ordine nella Gallia in subbuglio e di ricacciare i barbari oltre il limes. Da notare che erano gli stessi barbari che egli aveva invitato ad entrare nei territori dell’Impero per combattere Magnenzio e che però lui non riusciva più a far tornare nei propri territori. Giuliano fu inoltre obbligato a sposare Elena, sorella di Costanzo e sua prima cugina; come oramai da tradizione i Costantinidi si sposavano fra loro alla maniera orientale. Ma Costanzo non si smentì nemmeno in questa occasione perché non si fidava nemmeno del cugino ed in pratica lo mandò allo sbaraglio Oltralpe senza reali poteri e accompagnato solo da una piccola scorta di soldati rigorosamente cristiani, con gran fastidio di Giuliano che era convinto pagano. Anche questa era una mossa per tenerlo meglio sotto controllo con truppe di sua fiducia.

E mentre da una parte lo riempiva di consigli e di raccomandazioni dall’altra mandava lettere ai funzionari della Gallia dicendo che il titolo di Giuliano era puramente onorifico e che loro non dovevano seguirlo nelle sue eventuali imprese militari. Ma fece di più nominando un nuovo Prefetto ed un nuovo Questore. Dopo il primo inverno passato da Giuliano in Gallia la situazione era colà gravemente peggiorata. Perciò Costanzo fu convinto da Eusebia a  sbloccare la situazione dando a Giuliano carta bianca sul piano militare. Le sue vere intenzioni erano probabilmente quelle di dare attraverso il cugino smanioso di gloria militare il buon esempio alle truppe romane che sembravano sempre più demotivate e poco combattive. Lui e la sua corte mai avrebbero immaginato quello che sarebbe successo in Gallia nel giro di poco più di due anni. Giuliano infatti si rivelò un comandante eccezionale ed instancabile. Con una serie di battaglie memorabili cacciò i barbari a più riprese e li sconfisse ogni qualvolta tentavano di ritornare nei territori romani  E non solo. Li inseguiva oltre il limes e li puniva attaccando le loro terre, devastandole, saccheggiandole e liberando tutti i prigionieri romani. Alamanni ,Franchi e tutti gli altri Germani erano talmente impauriti dalla figura di Giuliano che lo consideravano oramai una figura ultraterrena. Da aspiranti conquistatori dell’Impero Giuliano li trasformò in timidi vassalli.

Ma i rapporti che arrivavano dalla Gallia alla corte imperiale erano lungi dal creare soddisfazioni nella mente contorta e sospettosa del padrone del mondo. Costanzo faceva passare i successi di Giuliano come propri; d’altronde, gli ripetevano i suoi cortigiani, suoi erano i soldati, sue erano le armi e sua era stata l’idea di mandare là Giuliano. Lo stesso Giuliano a conoscenza di questa situazione annotò: ‘ Io combattevo e lui vinceva ‘. L’invidia verso le imprese di Giuliano alimentava commenti maligni e sarcastici presso i cortigiani dell’Imperatore che sapevano così di compiacerlo.Tutto quello che Giuliano faceva era messo in ridicolo e sminuito, tanto che dopo molti altri alla fine gli venne affibbiato il nomignolo di ‘Victorinus’.

Sapore II,la ribellione di Giuliano e i preparativi per la nuova guerra civile. Morte di Costanzo II.

Intanto nel lontano confine orientale la situazione precipitava. I persiani guidati dall’ambizioso e superbo re Sapore II erano ritornati in massa all’attacco ed avevano conquistato l’importante città di Amida come altre in Mesopotamia. Sabinione che era stato inviato su consiglio del Gran Ciambellano Eusebio in Oriente per sostituire Ursicino a capo delle armate lì stanziate,si era infatti rivelato incapace ed imbelle ed aveva ceduto ai Persiani senza opporre resistenza. I nemici avevano così assalito la città che si era difesa con coraggio sino allo stremo delle forze dei difensori. Quest’ultimi dopo la resa erano stati quasi tutti massacrati, civili compresi. Il ciambellano ed il suo protetto Sabinione riuscirono a scaricare le responsabilità del disastro sulle spalle di Ursicino che troppo tardi era stato rispedito in tutta fretta in Mesopotamia per cercare di risollevare la situazione e nulla  aveva potuto fare. Quest’ultimo riuscì a salvare la vita difendendosi dalle accuse degli inquisitori nonché ruffiani di corte Fiorenzo ed Arbizione, ma dovette ritirarsi a vita privata. La perdita di Amida rappresentava per Costanzo un grave smacco poiché egli stesso aveva dato quel nome alla città ai tempi in cui era ancora Cesare, dopo averla fatta ingrandire, averne rinforzato le mura e munita di macchine belliche e di un forte contingente militare. Per una volta l’Imperatore si dimostrò risoluto e da Sirmio ove si trovava con la corte si spostò velocemente a Costantinopoli dove volle radunare tutte le forze migliori disponibili per condurle lui stesso in primavera contro i Persiani. Ma volendo per la spedizione anche le migliori truppe che erano a disposizione di Giuliano, svelava probabilmente in questo modo la probabile volontà di privare il Cesare della sua forza militare nel timore che egli la potesse usare per il raggiungimento di ambizioni proprie. Quello che insospettì fortemente Giuliano ed il suo entourage fu il modo dispotico con cui Costanzo convocò le truppe galliche in Medio Oriente:non richiedendole come era ovvio direttamente al Cesare, ma inviando il tribuno e Segretario di Stato Decenzio che doveva radunare direttamente le truppe senza passare attraverso Giuliano.Ma era successo dell’altro che non poneva a favore di Giuliano. Era morta infatti l’Imperatrice Eusebia ed il Gran Ciambellano aveva trovato una nuova giovanissima amante per l’Imperatore, Faustina, che poco tempo dopo sposò. Così Giuliano non aveva più la sua protettrice e viceversa Costanzo aveva nuove speranze di poter avere un erede. In questa situazione quello che successe fu che le truppe non accettarono di trasferirsi in Oriente e che anzi acclamarono Giuliano loro Imperatore. Il Prefetto Fiorenzo e il Questore Lupicino fedelissimi di Costanzo fuggirono dalla Gallia per andare ad informare il loro signore della ribellione.

Presentarono un rapporto della situazione che fece avvampare d’ira Costanzo. Egli voleva scagliarsi contro Giuliano immediatamente ma decise che il problema persiano era più importante. Così con un esercito ridotto e poco combattivo si diresse in Mesopotamia dove trovò le rovine della sua amata Amida  che lo depressero ulteriormente. Costanzo da lì si mosse verso Phaenicha che era stata pure conquistata dai Persiani e dopo aver parlamentato per riaverla senza combattere, la attaccò senza energia e convinzione ottenendo solo un umiliante nulla di fatto, mentre dall’alto delle mura i soldati nemici lo sbeffeggiavano. Ed intanto arrivavano continuamente notizie dai corrieri di nuovi successi di Giuliano in Nord Europa e questo non faceva altro che fargli aumentare l’ira e la preoccupazione. Inviò una lettera a Giuliano attraverso il questore Leonas per convincerlo a non andare oltre il suo mandato di Cesare, ma per tutta risposta Giuliano fu acclamato nuovamente Imperatore dalle truppe in presenza del latore della lettera. Leonas tornò dal suo padrone con la risposta e questi decise che era tempo di lasciar perdere momentaneamente la questione persiana visto non otteneva passi in avanti anche a causa dell’inclemente stagione. Costanzo si fermò ad Antiochia a recuperare le forze e iniziò a preparare l’attacco al cugino. Giuliano capì che era ora di muoversi dato che aveva intercettato lettere di Costanzo per il re degli Alamanni Valdemario nelle quali veniva incitato ad attaccare i territori della Gallia. Sarebbe stato lo stesso copione visto per la guerra contro Magnenzio. Giuliano giocò d’anticipo e con attacchi preventivi annichilì i Franchi e gli Alamanni rendendoli supplici della pace, facendo anche prigioniero Valdemario.

Costanzo inoltre aveva ammassato vettovaglie per le sue truppe in depositi lungo le strade che portavano alle Gallie perché progettava di portare a combattere nei territori occidentali i propri eserciti. Ma questi depositi vennero scoperti da Giuliano che oramai non poteva più indugiare:decise che doveva attaccare a sorpresa, per primo. Egli guidò il suo esercitò verso Oriente diviso in più tronconi per farlo sembrare più numeroso e per essere più veloce negli spostamenti.
Ma Costanzo ebbe vari motivi per rinfrancarsi: non tutte le legioni occidentali passarono dalla parte di Giuliano ed anzi opposero resistenza. Due legioni si asserragliarono ad Aquileia e furono lì assediate. Inoltre Giuliano trovò il tempo di inimicarsi perfino il Senato di Roma con una sua lettera provocatoria. Costanzo mantenne inoltre il controllo dell’Africa la quale col suo grano sfamava gran parte dell’Occidente. Sua moglie Faustina gli diede la grande notizia che aspettava un figlio e lo rese felicissimo; in realtà non sapremo mai se questa non fosse in realtà una macchinazione creata dagli eunuchi per difendere i propri interessi. Ma l’avvenimento più positivo per lui fu che Sapore, stretto osservante dei segnali divini, aveva avuto un vaticino negativo che gli sconsigliava di continuare l’attacco. E si era incredibilmente ritirato col suo esercito. Questo diede a Costanzo la possibilità di disporre di molte più truppe e di un fianco in meno di cui preoccuparsi.

A Nicopoli, con rinnovato entusiasmo ed ottimismo nel petto, arringò le proprie truppe per prepararle alla battaglia contro l’ingrato cugino che denigrò come comandante di truppe barbare che massacrava altri poveri barbari male armati o addirittura indifesi. Ottenne anche questa volta quello che desiderava e le truppe gli chiesero di portarle a combattere contro l’usurpatore d’ Occidente.

Ma Costanzo non stava bene.

Aveva forti febbri notturne, incubi, allucinazioni. Il suo entourage e sua moglie gli consigliavano di rallentare l’avanzata e di curarsi, ma egli per meglio allontanare quegli incubi e la paura di una malattia decise che era meglio proseguire il più velocemente possibile. La febbre non gli passava ed anzi gli bruciava il corpo. Quando arrivò a Mobsucrene nei pressi del monte Tauro non ripartì più. Una notte la moglie Massima Faustina lo trovò che piangeva presagendo la morte imminente.
E morì da lì a pochi giorni, in una serena e limpida giornata dei primi di novembre. Aveva quarantaquattro anni, di cui gli ultimi undici trascorsi da Imperatore unico. Questo fatto evitò la guerra civile, poiché Giuliano fu senz’altro eletto suo successore. Ufficialmente questo fu espresso testamento di Costanzo,e ciò non fa stupire perché Costanzo era estremamente pragmatico e rispettoso dei legami di sangue, sebbene se fosse sopravvissuto avrebbe senz’altro cercato di far uccidere il cugino. Ma è possibile anche che gli eunuchi decisero, con Giuliano alle porte, fosse meglio per loro acclamarlo Imperatore senza aspettare che arrivasse lì da nemico. Costanzo non è mai stato compianto da nessuno,a parte gli ariani che erano da lui protetti. Egoista,permaloso,imbelle,sospettoso,sanguinario: si circondò di adulatori e di spie. Il popolo non lo amò,il loro Imperatore era troppo staccato dalla vita reale e dai problemi della vita quotidiana. Passò un’esistenza nel terrore di essere ucciso o di essere privato del potere. Non aveva amici,aveva solo perfidi cortigiani che lo manovravano sfruttando le sue debolezze e fobie.
Visse da infelice, governò senza essere amato, morì senza poter essere ricordato come un grande.

Scritto da R.C. per www.imperobizantino.it
Finito di scrivere il 01/09/04
Rivisto e corretto il 08/07/06

FONTI PRINCIPALI:

SAMPOLI F.,Costantino il Grande e la sua dinastia,Roma,Newton &Compton Editori,1995
GIBBON E.,Declino e caduta dell’Impero Romano(riduz. a cura di Dero A.Saunders),Oscar Storia Mondadori,1986
MONTANELLI I.,Storia di Roma,BUR SuperSaggi,1988,RCS Rizzoli Libri SPA,1969

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Di Nicola

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