Era un po’ basso ma molto forte e robusto, freddo e terribile di aspetto, con un gran naso aquilino, narici larghe, un volto agro e rossiccio, con grandi occhi verdi spalancati e incorniciati da nere ciglia, molto folte e lunghe, che davano agli occhi un aspetto terrificante. 
Il viso e il mento erano rasati, ma portava i baffi. Le tempie larghe aumentavano l’ampiezza della fronte. Un collo taurino univa la testa dalla quale le ciocche nere dei capelli scendevano sulle larghe spalle della sua persona.
Nicola Modrussa
legato pontificio
presso la corte di Mattia Corvino, a Buda

Ci sono autori di un libro solo. Non semplicemente autori di un capolavoro e di libri meno importanti. Autori che vanno nella memoria collettiva e presso i posteri (noi, a questo punto) associati a un nome o a una storia che diventa più grande di loro, li possiede, li divora, e sì, li vampirizza. (Irene Bignardi presenta “Dracula” per Repubblica).

Mi avventuro in un lavoro che può sembrare, almeno all’inizio, lontanissimo da Bisanzio e da qualsiasi seria analisi storica, ma…. Racconto questa storia proprio per dimostrare come a volte la fantasia e la realtà a volte possano creare strani incroci.

La prima cosa è stabilire quando inizia la nostra storia. Come tutte le storie del mistero anche scoprire l’inizio può essere difficile.
La nostra storia potrebbe iniziare fra i Balcani e l’Asia Minore nel XV secolo (eccoci finiti nel nostro ambito storico) a Norimberga alla fine del XV secolo oppure nella Gran Bretagna Vittoriana oppure nella California degli anni ’90 del secolo scorso.
Come bravi scrittori del mistero sceglieremo un luogo ed un posto improbabili per iniziare uno studio storico sui Balcani del XV secolo o una storia di vampiri, anche se la nostra location ci riporta ad una terra intrisa di mito e leggenda.

Dublino 1872: lo scrittore irlandese Joseph Sheridan Le Fanu pubblica il racconto dell’orrore per cui acquisirà una fama postuma e con cui nasce il “vampiro letterario” moderno: “Carmilla”.stoker
“Carmilla”, oltre che essere uno dei migliori racconti sui vampiri mai pubblicati, è il primo canonico esempio dei topoi del racconto di vampiri classico. Anche si vi ruberò un po’ di suspence nel leggere il racconto (per chi non lo avesse già letto) di Le Fanu presenta le seguenti caratteristiche:trasporta l’ambientazione nell’Europa Centro-Orientale; fa della nobiltà di sangue uno dei caratteri del vampiro, però il vampiro deve essere un nobile di una terra strana e lontana (come Carmilla/Mircalla/Millarca contessa della misteriosa Karnstein in Stiria); consolida nel racconto di vampiri la nota erotica nel rapporto vampiro-vittima (in Carmilla sono suggerite tematiche di amore omosessuale fra donne nonostante l’epoca!).
Qualche anno dopo un altro irlandese, laureato in scienze matematiche del Trinity College di Dublino e segretario del famoso attore teatrale Henry Irving, si cimenterà col tema del vampiro. Abraham Stoker, noto come Bram, prende spunto dalla Carmilla di Le Fanu per creare il proprio romanzo di vampiri. La leggenda vuole che Stoker abbia iniziato a lavorarci in Scozia a Cruden Bay, dove trascorreva le ferie estive.
Rispetto a Carmilla, il lavoro di Stoker è imponente e preciso e riporta con esattezza i caratteri dell’età vittoriana. Stoker, la cui restante produzione letteraria è di mediocre qualità, con “Dracula” crea una leggenda che in più di un secolo (la prima edizione del romanzo è del 1897) sopravvive immutata anche oggi.

DRACULA NEL ROMANZO E NEL CINEMA

Il romanzo di Stoker crea un immagine di vampiro che è sostanzialmente lontana da quello cinematografico, anche perché quasi tutte le trasposizioni cinematografiche del romanzo sono diverse dalla trama di Stoker.
Nel romanzo il vampiro è crudele e animalesco, più un uomo-lupo che un brillante e galante nobile. Nel romanzo il vampiro sembra rappresentare il mondo non civilizzato che si arrende al potere e ai mezzi dell’Inghilterra vittoriana. Nel romanzo, al contrario di ciò che avviene nei film, non vi è nessuna compassione per Dracula né vi è nessuna evidenza di sentimenti umani in lui.

Altra caratteristica del romanzo è la precisione con cui Stoker ricostruisce la figura del vampiro balcanico e tutta le leggende relative a questo mostro.
Altra caratteristica notevole è la perfetta ricostruzione fatta da Stoker su tutto ciò che cita: mezzi di trasporto, location utilizzate, mezzi tecnologici….. Anche l’itinerario di Jonathan Harker attraverso l’Impero austroungarico fino a Birgau Pass (Passo Borgo) è preciso e dettagliato.
Solo la figura di Dracula non è delineabile. La domanda ovvia è  il Dracula è realmente esistito?
In fondo ogni cosa che Dracula dice di sé ad Harker è realistica: la sua ascendenza, la lotta contro i turchi, il suo lignaggio…. E’ possibile che un personaggio storico si sia trasformato in vampiro?
Noi sappiamo che Stoker compì meticolose ricerche al British Museum e riuscì ad ottenere la consulenza dello storico ungherese Arminius Vambery, ma nel materiale lasciato da Stoker (e conservato a Philadelphia) non vi è traccia di connessione consapevole fra il “mostro” del romanzo e un qualsiasi personaggio storico rumeno.

Se guardiamo alla figura cinematografica di Dracula o quelle a lui assimilabili, allora la prospettiva cambia. Fin dai tempi di Bela Lugosi, Dracula assume caratteristiche “romantiche” e non è più un semplice cattivo.
Col film di Coppola  del 1999, Dracula viene riportato alla complessa trama originaria. Nel fare quest’operazione Coppola aggiunge un dettaglio non presente in Stoker: Dracula è un personaggio reale, nobile e guerriero, che dopo una triste vicenda ed una morte sanguinosa si trasforma in vampiro.
Aggiungendo questo precedente, Dracula non è più un mostro ma qualcosa di diverso: un eroe dal cuore nero che viene trasformato in vampiro.

DRACULA STORICO

vlad2“Era un po’ basso ma molto forte e robusto, freddo e terribile di aspetto, con un gran naso aquilino, narici larghe, un volto agro e rossiccio, con grandi occhi verdi spalancati e incorniciati da nere ciglia, molto folte e lunghe, che davano agli occhi un aspetto terrificante.
Il viso e il mento erano rasati, ma portava i baffi. Le tempie larghe aumentavano l’ampiezza della fronte. Un collo taurino univa la testa dalla quale le ciocche nere dei capelli scendevano sulle larghe spalle della sua persona.”
Nicola Modrussa
legato pontificio
presso la corte di Mattia Corvino, a Buda

Ma è possibile che un personaggio storico possa meritarsi di venire trasformato in “vampiro” 500 anni dopo la sua morte?
Forse è stato uno scherzo del destino, forse una scelta consapevole di Stoker, ma se nella storia c’è stato qualcuno che ha meritato la fama di mostro e di vampiro quel qualcuno è proprio l’”anti-eroe” d cui andiamo a narrare la storia (sempre che per un personaggio del genere sia possibile separare storia e leggenda).

Adesso è ora di tornare alla storia e di spostarci a Norimberga nel 1431: qui l’Imperatore Sigismondo di Lussemburgo conferisce a Vlad II Voivoda (=principe) di Valacchia il cavalierato dell’Ordine del Drago con lo scopo di usare la Valacchia come alleato contro l’avanzata turca.  Ma i Balcani della prima metà del XV secolo non sono un posto tranquillo e poco tempo dopo Vlad si alleerà coi Turchi in cambio del mantenimento del trono.
A causa dello stemma dell’Ordine del Drago e delle monete battute assunse in rumeno (lingua della Valacchia) il soprannonnome/cognome di Dracul, che può significare Drago o Diavolo in lingua rumena.
Sempre nel 1431, a dicembre, a Sighiçoara in Transilvania, nacque uno dei figli legittimi di Vlad: Vlad III soprannominato Dracula (o Draculea), che letteralmente significa figlio di Dracul. Ecco trovato il Dracula storico! Un personaggio il cui nome può anche significare “figlio del diavolo”! E adesso racconteremo la sua carriera……

Dracula viene educato per essere un principe e per governare la Transilvania e la Valacchia dopo la morte di suo padre. E’ quasi impossibile ricostruire la storie di queste province negli anni ’40 del XV secolo: Vlad è vassallo della cattolica Ungheria, governa un principato ortodosso e ha come vicino meridione l’Impero Ottomano in espansione verso nord. Nel 1443 per rimanere in sella cambia alleanza e diventa vassallo dei turchi: il sultano Murad, diffidente, chiede che i due figli minori di Vlad (Vald Dracula e Radu il Bello)  siano mandati come ostaggi in Turchia. Nel 1444 Dracula arriva ad Adrianopoli, allora la più importante città turca in Europa.
Non ci sono documenti sulla prigionia di Dracula, ma si suppone che abbia servito come ufficiale nell’esercito turco perché in seguito avrebbe dimostrato di conoscere benissimo le tattiche militari turche. Si suppone anche che avrebbe imparato dai suoi “carcerieri” le raffinate tecniche di tortura in uso presso i turchi, fra cui l’uso del palo per le condanne capitali. Si suppone anche che sia stato oggetto di attenzioni sessuali da parte del sultano, perché il fratello Radu entrò a far parte dell’harem maschile del sultano. Si potrebbe essere tentati di dire che le attenzioni omosessuali esercitate su un ragazzino educato nella bigotta Transilvania potrebbero aver creato gli scompensi caratteriali che lo avrebbero reso celebre.
Intanto, proprio nel 1444 Jan Hunyadi, sovrano ungherese organizza la crociata che è nota come campagna di varna e che si concluderà con una sconfitta cristiana proprio a Varna. Jan Hunyadi si inimicò Vlad Dracul per la sua assenza e per quella dei suoi uomini alla crociata. Il potente sovrano ungherese si vendicò tre anni dopo: Vlad Dracul e  suo figlio maggiore Mircea furono eliminati (Mircea fu probabilmente sepolto vivo) e impose sul trono valacco un principe della dinastia Danesti.
I Turchi risposero liberando Vlad Dracula e offrendogli aiuto militare per la conquista delt rono valacco, che Dracula detenne per pochi mesi nel 1448 per poi essere spodestato da Vladislav II, l’uomo di Hunyadi. Inaspettatamente Vladislav tenne una politica filoturca, probabilmente per l’aggressività dei turchi sul confine meridionale. Ricordiamo che nel 1453 completarono la loro unità territoriale occupando Costantinopoli e ponendo fine all’impero bizantino.

1456: Hunyadi organizza un’ennesima “crociata” che si infrange a Belgrado nella seconda grande sconfitta cristiana in Serbia e muore in battaglia.
Nello stesso anno Dracula guida un’offensiva d’appoggio in Romania e riesce a riconquistare il trono valacco.

1456. Gli stati cristiani dei Balcani stanno soccombendo sotto la spinta ottomana e Dracula assume il regno proprio in uno dei momenti più critici, quello della morte di Jan Hunyadi e del relativo indebolimento dello stato ungherese.
1456. Al momento in cui dracula ascende al trono una cometa attraversa i cieli d’Europa. Molti la interpretano come un segno nefasto tranne Dracula  che lo interpreta come un buon auspicio.

La politica di Dracula fu quella di imporre uno stato centralizzato, indipendente sia dall’Ungheria che dalla Turchia (i suoi 2 potenti ed ingombranti vicini). Questo significava anche imporre il più rigido controllo possibile sulla turbolenta nobiltà rumena, sul clero ortodosso e sulle gilde di mercanti sassoni –cioè tedeschi- che monopolizzavano il commercio.
Dracula non si pose alcun problema su come realizzare i suoi progetti politici: la soluzione gli era stata insegnata dai suoi “alleati” turchi: il palo. I turchi usava l’impalamento come forma di esecuzione per le atroci sofferenze che causava e per la sua capacità di impressionare i popoli dominati.
Dracula non si limitò ad usare la stessa tecnica dei turchi per sottomettere il suo principato; per qualche motivo di carattere psicologico il principe valacco divenne un serial killer di massa instaurando un vero e proprio regno del terrore. Dracula divenne letteralmente un figlio del Diavolo e sterminò ogni nemico o presunto tale che potesse mettere a rischio il suo regno. La sua scelta fu però drastica: le esecuzioni divennero orge di sangue in cui Dracula presiedeva all’impalamento delle sue vittime organizzando l’evento in maniera spettacolare. Spesso i pali venivano innalzati secondo composizioni geometriche e alla fine Dracula si sedeva a banchettare al centro della “foresta” di corpi.

Ecco l’inizio del suo regno come narrato nella cronaca di Costantin Cantacuzino : “Era la mattina di Pasqua quando le guardie del voivoda Vlad figlio di Dracul arrestarono nello stesso momento e in ogni quartiere della città gli uomini oltre i trent’anni che si disponevano ai riti della Resurrezione (…) Poche ore dopo erano tutti impalati, e i pali erano tanti che circondavano le mura di Tirgoviste e ancora ne avanzava (…) Intanto, giovani, donne e bambini erano deportati nella valle dell’Arges, dove avrebbero costruito il castello di Poienari”.
Anche Dracula ebbe la sua Notte di San Bartolomeo, solo che pochi scamparono per raccontarla (forse nessuno). La notte di San Bartolomeo del 1459 Dracula e il suo esercito occuparono la città transilavana di Brasov, che faceva parte del suo dominio ed era abitata da tedeschi e rumeni. Dracula ordinò l’esecuzione dell’intera popolazione: 30.000 persone furono impalate o giustiziate in modo atroce; le fonti parlano di persone squartate, bambini bolliti e fatti mangiare dalle madri prima di finire esse stesse sul palo……. I libelli successivi alla morte di Dracula raffigurano il principe che banchetta di fronte alle proprie atrocità.
L’anno dopo la stessa sorte toccò alla città di Sibiu, ma questa volta le vittime furono solamente 10.000.

Se Dracula si assicurò un regno incontrastato grazie all’uso sconsiderato della violenza, allo stesso tempo creò il germe del tradimento di cui sarebbe stato vittima.

Eppure, in vita Dracula venne considerato un eroe: di tutti i principi balcanici che si ersero a difesa dei Balcani nel XV secolo nessuno riuscì a dimostrarsi pericoloso per i turchi come Dracula. Semplicemente Dracula si comportava in guerra come in Romania: la sua tattica erano lo sterminio brutale e la terra bruciata. Le atrocità di Dracula furono così efferate che fu considerato un barbaro sanguinario anche dai turchi, il cui codice di condotta era più violento di quello europeo; probabilmente era dai tempi di Attila che l’Europa non vedeva agire un personaggio di tal genere. Per la sua condotta si meritò il soprannome di Tsepes (dal rumeno Tepea=palo), cioè l’Impalatore.vlad3

Fino al 1460 Dracule cercò tuttavia di mantenere uno stato di non belligeranza rispetto al nemico turco, tuttavia la situazione fra i 2 paesi rimaneva critica. Ecco un esempio del comportamento di Dracula verso i Turchi: gli emissari Turchi erano giunti alla corte di Dracula. Una volta al cospetto del principe, i turchi rifiutarono di togliersi i loro turbanti. Alla domanda del perché di questo gesto risposero che non era nelle loro usanze dei padri di rimuovere il copricapo. A tale risposta Dracula ordinò di inchiodare i loro turbanti alle loro teste così che non avrebbero più potuto toglierseli per non rinunciare ad una così bella tradizione. Gli ambasciatori furono rispediti al Sultano. Nei Balcani questo gesto fu considerato come un atto di coraggio di difesa contro il Sultano Ottomano.
Sappiamo storicamente che l’ultima ambasceria ottomana giunta alla corte di Dracula non ebbe sorte migliore: tutti gli ambasciatori furono giustiziati tranne uno, che fu rispedito a Costantinopoli cieco per raccontare cosa fosse successo alla corte di Dracula. L’ambasceria era stata mandata per richiedere un tributo a Dracula per mantenere l’indipendenza, il rifiuto a pagare equivaleva ad una dichiarazione di guerra.

Nel 1461 l’esercito di Dracula attraversò il Danubio e iniziò ad operare nella Bulgaria occupata dai Turchi. La tattica di Dracula era semplice ed efficace: distruzione e tortura per tutti i nemici.
In breve tempo Dracula divenne l’incubo dei Sultani e l’eroe della Cristianità. Il prezzo della campagna fu la totale devastazione di una serie di piazzeforti e città in mano ai Turchi, di cui ci è rimasta una precisa contabilità. Espresse ad esempio in una lettera al re d’Ungheria il suo orgoglio per avere ucciso “uomini e donne, vecchi e bambini” lungo il Danubio, fino nel cuore della Bulgaria. Precisava che i morti, tra Turchi e Bulgari, erano stati 23.884 “senza mettere in conto quelli che sono bruciati vivi nelle loro case, da noi incendiate, e quelli cui abbiamo tagliato la testa dopo la cattura”. Elencava poi località battute dai suoi armigeri, specificando accanto a ognuna il numero delle persone passate per le armi: 240 a Tortucaia, 384 a Novigrad, 1.138 a Nicopois, 6.414 a Giurgiu, e così via di seguito, con morbosa diligenza.
Per dimostrare le sue vittorie Dracula era solito inviare sacchi contenenti i nasi, le orecchie e altre parti del corpo dei nemici uccisi alla corte di Pest.vlad4
Grazie all’uso indiscriminato della violenza e della tortura Dracula ottenne un vantaggio psicologico sulle truppe turche: era visto come un diavolo e solo al sentire il suo nome (Kaziklu Bey – cioè l’Impalatore in lingua turca) i contingenti turchi si davano alla fuga.
A stretti termini logici, il comportamento di Dracula era ovvio: combatteva in condizioni di inferiorità contro un nemico molto più forte di lui, ma che aveva problemi logistici per una guerra oltre il suo confine settentrionale. L’uso indiscriminato del terrore e della violenza erano un’arma tattica contro i turchi, anche se nel contesto della vita di Dracula possono assumere caratteri più complessi da quelli meramente militari.

Bisogna segnalare che quella di Dracula fu una delle rare occasioni in cui i Cristiani riuscirono a non essere sconfitti dai turchi in una campagna offensiva. La capacità militari di Dracula si dimostrarono ottime, anche in situazione di grande difficoltà. A Costantinopoli si arrivò a temere che Kaziklu Bey sarebbe presto arrivato sotto le mura della città!
La reazione turca fu tipica: il Sultano ammassò un grande esercito, forte di quasi 200.000 uomini (più di quanti ne avav usati per conquistare Costantinopoli) qualche anno prima e si mise in viaggio verso il Danubio.
Dracula sapeva di non poter sfidare una tale forza e si ritirò sulla sponda nord del fiume; Dracula sapeva anche di non poter sconfiggere in battaglia campale un esercito del genere e quindi organizzò diversamente la resistenza.

Quando i Turchi attraversarono il fiume senza trovare resistenza si trovarono di fronte ad una situazione da “Urla nel Silenzio” in salsa valacca: Dracula si ritirava usando la tattica della terra bruciata. Non era la prima volta nella storia che un esercito si ritirava lasciando distruzione dietro di sé, né sarebbe stata l’ultima, ma difficilmente un’esercito si è mai trovato nelle condizioni di quello turco durante l’avanzata del 1462: la Romania era diventata un deserto!
I Romeni dicono che la “montagna pazza e la foresta” sono amiche del popolo: Dracula deportò la popolazione sulle montagne considerate sicure. Le campagne furono devastate dall’esercito di Dracula sistematicamente:non si trovava né raccolto né animali, i pozzi erano stati avvelenati, le costruzioni distrutte. I Turchi avanzavano lentamente perché dovevano sostenersi con le riserve portate nei carriaggi.
L’avanzata era continuamente ostacolata dalle forze di Dracula che, anche se lasciavano in pace il contingente principale, assalivano e sgominavano molte delle unità che si separavano dal grosso del contingente turco. Per l’esercito di Mehemd la Romania stava diventando un inferno.
Nel frattempo Dracula organizzò anche la guerra batteriologica: i suoi sudditi ammalati di malattie infettive venivano vestiti in abiti turchi e spediti a “fare compagnia” agli invasori. In poco tempo fra i Turchi iniziarono a serpeggiare anche le pestilenze.

Ma la difesa passiva non fu l’unica scelta di Dracula: non poteva sfidare i Turchi in campo aperto, ma poteva organizzare imboscate e altri atti di guerriglia. Alla fine Dracula decise per un assalto notturno all’accampamento turco.
Le sue truppe penetrarono di notte portando distruzione e morte fra i Turchi addormentati e terrorizzati dall’apparizione di Kaziklu Bey in mezzo a loro. I Valacchi puntavano dritti sulla tenda del sultano, massacrando e uccidendo chiunque si trovasse sul loro cammino. Solo la guardia personale del Sultano riuscì ad organizzare una difesa e a respingere l’attacco. Dopo questo “successo” Dracula fu costretto ad abbandonare anche la sua capitale Tirgoviste e a rifugiarsi sulle montagne; ma anche i Turchi erano in difficoltà.
Passarono Tirgoviste,  e si inoltrarono verso le zone montagnose. Fino allora la leggenda nera di Kaziklu Bey aveva depresso il loro morale, ma gli alti gradi dll’esercito erano consci della superiorità materiale turca rispetto alle forze dei Valacchi. Dopo Tirgoviste la situazione cambiò radicalmente perché i Turchi videro in prima persona di cosa poteva essere capace il loro nemico: l’esercito turco arrivò in vista di un bosco, ma il bosco che vedevano era lo spettacolo più macabro che potevano immaginare…. I Turchi avevano scoperto uno dei luoghi delle esecuzioni di Dracula: quello che avevano scambiato per una foresta era sì una foresta, ma da ogni palo pendevano i cadaveri delle vittime di Dracula. Le fonti turche dicono che i cadaveri erano stati impalati lì in epoche diverse e presentavano diversi “gradi” di decomposizione; i più recenti erano quelli di alcuni prigionieri turchi di alto lignaggio che si trovavano proprio al centro della foresta di pali. La stima presentata dai Turchi di 20.000 vittime impalate in quel luogo si può considerare credibile tenendo conto delle abitudini di Dracula. Anche tenendo conto del luogo e dell’epoca a cui ci riferiamo, lo spettacolo “offerto” da Dracula fu considerato barbaro e disumano.
Anche il Sultano iniziò ad avere dubbi della capacità dei Turchi di sconfiggere Dracula sul campo. Si dice che il ragionamento Mehemed fosse questo:  se quest’uomo è stato capace di tali atrocità contro la sua stessa gente, di cosa sarebbe capace contro i suoi nemici? Se quest’uomo che governa un piccolo principato si dimostra così forte, di cosa sarebbe capace con forze superiori?
L’esercito turco era stato sconfitto e il sultano iniziò la ritirata verso Costantinopoli.

Dracula non poté festeggiare la sua impresa perché la situazione politica si stava deteriorando: i turchi lasciarono il fratello Radu in Romania col compito di creare un regime filo-turco appoggiandosi ai tanti nemici che Dracula si era creato; anche Mattia Corvino (sovrano d’Ungheria) iniziava a temere Dracula. Mentre Radu il Bello insediava un nuovo principato, Dracula finiva “prigioniero” alla Corte di Pest.

La prigionia di Dracula in Ungheria durò 12 anni, dopo di che Vlad fu lasciato libero di andarsi a riprendere il trono di Valacchia. Nel 1474 Dracua riuscì a risalire sul trono ma poco dopo cadde in battaglia nei pressi di Bucarest, ucciso (non si sa per tradimento o per sbaglio) dai suoi stessi uomini.

Ma Dracula ci ha lasciato con un mistero: la sua testa fu portata a Costantinopoli per dimostrare che il massacratore dei Turchi era morto, il suo corpo fu sepolto nel monastero dell’Isola di Snagov. Scavi archeologici effettuati negli anni ’30 del secolo scorso dimostrarono che la tomba che la tradizione identifica con quella di Dracula è vuota e che non vi sono evidenze sulla reale sepoltura di Dracula.

CONCLUSIONI

Fino al 1972, quando i professori R. Florescu e T. McNelly pubblicarono il libro “In search of Dracula”, l’identificazione fra il vampiro di Stoker e il principe Valacco del XV secolo era globalmente sconosciuta.
Ora è possibile ricostruire la fama di questo personaggio: fama nera che godè post mortem, mantre in vita (e nel folklore romeno) è considerato un eroe.
Fama nera, perché alla fine del XV secolo in Germania ed in Russia iniziarono a circolare libelli su Dracula (è da questi che sono raccontati gli aneddoti sui massacri del principe). E sulla sua sete di sangue. Fama nera che si spense fino a quando un oscuro autore irlandese del XIX secolo scelse il nome di Dracula per dare vita al Vampiro che è diventato uno dei miti del XX secolo. Mito che tuttora resiste e prospera….

Stoker fece una scelta consapevole nel fare di Dracula un vampiro? Come ho già detto, se un personaggio storico ha meritato questa “fine” è proprio il principe Vlad, colui che banchettava inzuppando il pane nel sangue delle sue vittime (l’immagine è oramai nota).

Le vittime di Dracula possono essere stimate in mezzo milione in 6 anni di regno (quasi 100.000 ogni anno!). La domanda che sorge spontanea può essere questa: ma è vero?
Tutte le fonti concordano nel dire che è vero: Dracula era un feroce sanguinario, divenuto principe e, pertanto, in grado di perseguire le sue manie su vasta scala. Sappiamo che la storia balcanica del XV secolo è ricca di episodi di violenza, ma con Dracula si va oltre ogni capacità di giustificare quella violenza, anche contestualizzandola nell’epoca. Il personaggio di Stoker nel romanzo dice di discendere da Attila; se dobbiamo trovare una pietra di paragone per Dracula bisogna rifarsi davvero alle popolazioni unne. Mi scuso per lo stile del racconto, ma ho scelto io stesso di trasformare la storia di Dracula in una “favola nera” per stemperare le atrocità di cui fu autore.

L’Europa del XX secolo ha conosciuto tirannidi sanguinarie, ma nel caso di Dracula c’è qualcosa che va oltre il tiranno sanguinario: Dracula aveva un atteggiamento morboso nei confronti delle proprie vittime. Tutte le fonti sono concordi nel parlare di piacere e sadismo da parte di Dracula nell’infliggere le proprie torture. Probabilmente Dracula fu uno psicopatico al potere: era crudele e feroce come molti suoi contemporanei, ma sviluppò una vena di follia che lo portò ad eccedere al di là di ogni umana ragionevolezza.
“Più che un calendario di delitti, la cronaca delle imprese di Dracula è un incubo senza fine, visualizzabile in una distesa infinita di pali acuminati, sui quali agonizzano <persone di ogni genere indistintamente, uomini e donne, giovani e vecchi, infedeli e cristiani, ebrei, eretici, Turchi e Valacchi.
Si levano d’intorno i fumi dei calderoni e delle graticole, le pelli stese a essiccare degli scorticati, l’eco degli scannatoi predisposti per lo smembramento dei corpi. Non ha limiti t’inventiva del principe. Squadre di specialisti lavorano alacremente alla chirurgia dello spasimo, manovrando con scientifica destrezza ferri roventi e tenaglie, attizzatoi e lame di precisione.
Vlad in persona controlla il loro lavoro, perché la fine dei condannati sia lenta oltre che atroce. Arrotonda le punte del pali perché possa penetrare in profondità nei corpi – e fuoruscirne – senza ledere organi vitali. Predilige le esecuzioni di massa, perché gli consentono di disporre “artisticamente” i pali su vasti spazi, secondo un disegno che varia coi suoi umori, come fossero l’arredo di un fantastico giardino dove ama banchettare, come si è visto, con ospiti che rischiano di finire a loro volta impalati.” (dalla Storia di Dracula pubblicata sul sito www.transilvaniaonline.it ).

Cosa si può aggiungere? Ci troviamo davanti a un personaggio dalla carriera straordinaria in vita e anche post mortem, la cui storia merita di essere ricordata come monito per le future generazioni.

Nota. Visto il tenore dell’articolo, ometto di pubblicare una bibliografia; nel testo sono comunque indicate le citazioni effettuate  e eventuali testi di eccezionale valore sull’argomento.

autore: LUCA BIANCHI

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Di Nicola

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