Esercito romano d’Oriente nell’Ottavo e Nono secolo d.C. un approfondimento

Introduzione 

Quando, qualche mese fa, ho trasmesso l’articolo “Esercito romano d’Oriente nell’Ottavo e Nono secolo d.C.” a questo sito, non mi aspettavo certo che interessasse così tanti lettori; così, avendo nel frattempo avuto occasione di approfondire l’argomento, soprattutto per quanto riguarda organizzazione e consistenza numerica delle varie unità ho pensato di riscriverne la prima parte, arricchendola di maggiori particolari.

Questo nuovo articolo, quindi, continuando l’analisi della complessa evoluzione delle armate imperiali dal VI al XV sec. d.C.,

vuole delineare le caratteristiche più salienti dell’esercito romano d’Oriente nell’Ottavo e Nono secolo d.C., approfondendo alcuni aspetti quali consistenza numerica e organizzazione delle unità.

Ancora una volta non entrerò direttamente nell’analisi del sistema dei Temi e di come esso sia nato ed evoluto, trattandosi di un difficile argomento che merita una narrazione a parte, la mia sarà quindi un’analisi effettuata da un punto di vista prettamente militare.

Le fonti

I nuovi dati ed idee che esporrò sono stati presi principalmente da: Warren Treadgold: Notes of number and organization of the Ninth-century Byzantine army (Oxford, 1980);

John Haldon: Strategies of Defence, Problems of Security: the Garrisons of Constantinople in the Middle Byzantine Period

tratto da: Constantinople and its Hinterland (Aldershot, 1995);

Ian Heath: Armies of Dark Ages 600 – 1066 (Worthing, 1980)

Il lavoro di Treadgold, che si riferisce soprattutto al periodo tra l’839 e  l’899, in cui sostanzialmente l’organizzazione dell’esercito non mutò, fa esplicito riferimento alle descrizioni lasciateci da Philoteus (899), dal Tacticon Uspensky (842-843) e dall’arabo al-Jarmi (838-843) che per qualche tempo fu prigioniero di guerra a Costantinopoli. L’opera di quest’ultimo ci è nota solo indirettamente, grazie agli scritti dei geografi arabi Ibn al-Faqih, Ibn Khurdadhbah e Qudamah a cui fa riferimento anche Heath.

Temi, Tagmata e Milizie 

A seguito della conquista araba, avvenuta durante il VII sec. d.C., fu necessaria una profonda ristrutturazione delle forze armate imperiali, che, come abbiamo visto, fino all’inizio del VII sec. si possono considerare come l’evoluzione diretta degli ordinamenti militari tardo romani (IV e V sec. d.C.).

L’esercito venne così riordinato in forze regionali (tematiche) e centrali (tagmatiche) stazionate, almeno inizialmente, a Costantinopoli o nelle vicinanze immediate.

Il termine “Tagma” indicava un’unità militare e nulla più, il termine “Tema” invece si riferiva sia alla provincia che ai corpi dell’esercito stazionati in quella provincia, e lo Stratego era sia il generale comandante dell’esercito provinciale che il governatore militare della provincia; faceva eccezione il tema Opsikion, comandato da un Duca.

Lo Stratego senior nell’Impero era quello del tema anatolikon (era quindi corrispondente al comando detenuto dal magister militum per orientem nel periodo tra il IV ed il VI secolo d.C.).

Alcuni territori non figuravano come temi, ed avevano come comandanti e governatori cleisurarchi, arconti o duchi.

Un’ eccezione era costituita dagli Optimates (un’unità logistica di 4.000 uomini circa), che erano stanziati nell’omonimo tema, ma figuravano tra le truppe tagmatiche, ed erano comandati, al pari delle Scholae, da un Domestikos).

I primi Temi emersero quando i vecchi “stratoi” o eserciti del VI sec. vennero stanziati in determinati territori.

Il primo ad essere stabilito fu quello dell’Opsikion (l’antico esercito praesentalis, o obseqium), seguito dal Tema dell’ Anatolikon (l’antico esercito d’Oriente) da quello dell’Armeniakon (l’antico esercito d’Armenia) e dal Thrakesion (l’antico esercito di Tracia); il Tema Boukellarion prese il nome dal corpo dei Boukellari citato nello Strategikon.

I Temi successivi presero invece il nome dall’area geografica di pertinenza, e si passò dai 10 Temi degli inizi del IX sec. a 25 e più all’inizio del X sec.

Da notare che fino al finire dell’ VIII sec. le truppe dell’Opsikion furono considerate le migliori e tenute come riserva, per poi perdere importanza all’inizio del IX sec. sotto Costantino V, in seguito ad una ribellione

La qualità delle truppe tematiche non si mantenne uguale per tutto il periodo considerato, né per tutti i Temi; mentre sicuramente il nucleo delle forze tematiche, in ciascun Tema, era ben addestrato ed equipaggiato, in pratica un esercito professionale al pari di quello tagmatico, esistevano anche truppe tematiche non ben equipaggiate e/o addestrate, vi erano insomma truppe tematiche di prima e di seconda classe.

Comunque era l’elite delle forze tematiche ad essere montata e combattere come una ben organizzata ed efficiente forza di cavalleria. Questa elite era relativamente numerosa, ed era all’incirca di 3.000 – 4.000 cavalieri per Tema.

In realtà c’è ancora molta incertezza tra gli studiosi sulla reale organizzazione degli eserciti tematici nel periodo compreso tra lo Strategikon (fine VI sec. circa) e la Taktika dell’Imperatore Leone VI (primi del X sec. circa).

Sembra infatti molto probabile che l’entità numerica delle unità, la proporzione tra fanteria e cavalleria e l’organizzazione complessiva variasse da Tema a Tema e da periodo a periodo. Infatti la Taktika (che ripete un tipo di struttura già indicata nello Strategikon), stabiliva che ogni Tema (grosso modo equivalente ad un corpo d’armata) fosse diviso in tre Turmai (o Merai) di tre Drungoi (o Drungae/Moirai) ciascuna.

A sua volta i Drungoi erano ulteriormente divisi in 2 – 5 Banda o Tagmata di 200 – 400 uomini. Ibn Khurdadhbah ci descrive invece un Tema di 10.000 uomini diviso in due Turmai, a loro volta suddivise in 5 Drungoi/Moirai di 1.000 uomini cadauna.  Ma altre fonti ancora ci parlano di Thema divisi in 3 – 5 Turmai e di Banda di 50 – 200 uomini. Resta quindi un’incertezza di fondo sull’entità numerica e organizzazione delle unità tematiche, dobbiamo d’altronde tener conto che la diversa estensione e consistenza demografica dei Thema comportavano diversità nella composizione numerica delle armate provinciali. Come esempio di quanto detto i temi di Anatolia, Armenia, Chaldia dei Bucellari e dei Tracosiani avevano il maggior numero di uomini ovvero 8.000  (Boukellarion), 9.000 (Armeniakon), 10.000 (Thrakesion e Chaldia) e 15.000 (Anatolikon); 6.000 (Opsikion). Paflagonia e Macedonia ne avevano invece 5.000, Charsianon e Cappadocia solo 4.000 a testa.

Questi dati sono tratti dai geografi arabi e riguardano le sole forze della cavalleria. Da notare infine che la consistenza numerica di Meros e Moira non era comunque più quella data nello Strategikon, essendo di molto diminuita.

Passiamo ora alle truppe tagmatiche.

Il nucleo migliore di esse era formato dalle unità della Guardia. Le unità di Scholae riassunsero, a partire da Costantino V (741 – 775), un ruolo propriamente militare, assorbendo i Domestici ed affiancandosi agli Excubitoi. A questo Imperatore, che ridusse nel contempo l’importanza delle unità tematiche dell’Opsikion, si deve quindi la fondazione del nucleo delle forze tagmatiche. Alle Scholae si affiancarono, a partire dal VII sec. gli Spatharii, originariamente fondati per scopi cerimoniali nel V sec. da Teodosio II.  Un’unità particolare di guardie fu la Vigla, creata dall’Imperatrice Irene (797 – 802), creata probabilmente utilizzando truppe ritirate dal Tema Thrakesion. Le unità di guardie erano anche utilizzate per la formazione degli ufficiali. All’inizio del IX sec. l’Imperatore Niceforo I divise i Tagmata in Imperiali (ancora basati intorno a Costantinopoli) e Provinciali.  A questo Imperatore si deve inoltre la creazione degli Hikanatoi, unità che probabilmente serviva per addestrare i cadetti.  Il nucleo delle truppe tagmatiche, nella prima metà del IX secolo era formato, secondo le fonti arabe riprese da Treadgold, da 6 Tagmata: Scholae, Excubitoi, Arithmoi (detti anche probabilmente Guardia – Vigla), Phoideratoi (che però per Haldon lasciarono la capitale sotto il regno di Niceforo I), Optimates (ma vedi quanto scritto prima sulle loro particolarità), Numera. Non sono qui inclusi, secondo Haldon, gli Hikanatoi (fondati all’incirca nell’809-810) e il Reggimento delle Mura (stabilito ai primi dell’ottavo secolo).  Alle obiezioni di Haldon Treadgold argomenta però che il Reggimento delle Mura era spesso associato ai Numera e considera la inclusione dei Phoideratoi nella lista dei sei tagmata come un errore delle fonti arabe, ed a loro sostituisce gli Hikanatoi. A complicare le cose Heath afferma che gli stessi Phoideratoi  nel IX sec. mutassero il loro nome in Hetaereia, suddivisa in grande, media e piccola, generalmente composta da stranieri. E’ infine da dire che Numera e Optimates  erano le uniche unità di fanteria tra le truppe tagmatiche sopra citate; le quattro unità senior erano, nell’ordine, Scholae, Excubitores, Arithmoi  e Hikanatoi.  Le unità tagmatiche erano basate su unità tattiche di 300 uomini circa (Banda). La descrizione che ci dà la Taktika di Leone VI (risalente ai primi anni del X sec.) di come esse andavano a formare le unità maggiori è ripresa dallo Strategikon: dieci Banda formavano un Meros, ed in teoria un esercito tagmatico era formato da 3 Meros (per un totale di circa 9.000 uomini). Tra il Tagma ed il Meros vi era inoltre un’unità intermedia, la Moira, di cui 2 o 3 formavano un Meros. Anche queste cifre sono da prendere con cautela; ad esempio l’entità numerica delle truppe tagmatiche stazionate attorno a Costantinopoli nell’VIII – IX sec. era compresa tra i 4.000 ed i 6.000 uomini, secondo Haldon.

Treadgold invece, seguendo al Jarmi ed i geografi arabi, riporta numeri più alti: 4.000 per ogni Tagma, con l’eccezione dei Numera e del Reggimento delle Mura, di 2.000 uomini cadauno). A queste truppe si aggiunse, alla fine del IX sec. il Tagma navale di 1.000 uomini voluto da Leone VI. Ricordiamo infine le milizie cittadine; tradizionalmente le fazioni del Circo di Costantinopoli, Blu e Verdi, fornivano uomini per la difesa della capitale. Queste milizie ebbero un addestramento alquanto migliore a partire dall’assedio mussulmano del 674-678. Anche le altre città avevano milizie, sia pur meno importanti di quelle di Costantinopoli, fondate ad esempio sulle varie Gilde.

Reclutamento

Le drastiche modifiche ai confini dell’Impero provocarono anche un drastico mutamento nelle aree di reclutamento; ad esempio all’inizio del VII sec. la maggior parte della cavalleria leggera era di origine barbara. La base del reclutamento fu costituita da truppe di origine Romana o Armena, affiancate da ausiliari o mercenari stranieri. Vi furono infatti particolari gruppi etnici che fornirono truppe più o meno valide; i Mardaiti (una popolazione montanara della Siria non ancora totalmente cristianizzata) giocarono ad esempio un ruolo consistente con le loro tattiche di guerriglia durante i primi scontri con gli Arabi durante il VII secolo. Quando finalmente agli inizi dell’VIII secolo la loro resistenza fu vinta dai Mussulmani, parecchi di loro si trasferirono in comunità guerriere nel sud dell’Anatolia, in Grecia e nell’Egeo. Altro gruppo particolare fu quello dei Gothograeci, riuniti nel Tema di Bitinia, che però declinarono in status a partire dall’VIII secolo. Giustiniano II reinsediò 30.000 Slavi nell’est, ma la maggior parte di essi defezionò all’Islam. Similmente lo stesso Giustiniano II provò a reinsediare parte della popolazione Cipriota nelle vicinanze della capitale per poter averla a disposizione per la marina imperiale. Altre nazionalità apprezzate ed arruolate furono i Turchi, i Rus ed i Mussulmani Iraniani (vedi per esempio i 30.000 Khurrami ad Amorium nell’838). Ricordiamo infine l’Hetaireia straniera formata da Michele II (800-842), e la guardia di Mussulmani neri voluta da Teofilo (829 – 842). Alla Hetaireia furono associate unità di truppe provenienti da varie nazionalità: Khazari, Farganoi (Turchi provenienti dalla Fergana) e Maghlavitae (probabilmente mercenari Arabi).  In genere però l’effetto complessivo di questi cambiamenti fu quello di diminuire, a partire dall’VIII sec. la percentuale di stranieri che servivano nell’esercito imperiale, mentre foederati barbari venivano definitivamente reinsediati nei Temi e nei Tagmata entro i confini dell’Impero, truppe anatoliche erano spostate nei Balcani e si aumentava il reclutamento tra le popolazioni montanare dell’Impero.

Tattiche 

Le tattiche in uso facevano affidamento soprattutto sull’uso della cavalleria pesante, armata in maniera duplice con lancia ed arco, anche se all’interno dell’unità dovevano essere relativamente pochi i soldati dotati di ambedue le armi. Ma, nonostante l’importanza data sia nello Strategikon che nella Taktika al tiro da montato il periodo dal VII al IX sec. segnò un lento declino della qualità degli arcieri a cavallo imperiali, parzialmente fermata nel IX secolo grazie all’introduzione di arcieri a cavallo Turchi usati come schermagliatori. Tale declino è tra l’altro notato e deplorato nella Taktika, che attribuisce ad esso molte sconfitte altrimenti evitabili. Così i lancieri diventarono, malgrado tutto, predominanti all’interno delle formazioni di cavalleria imperiale, che comunque continuarono a schierare arcieri, ma ciò comportava una riduzione della loro flessibilità tattica; inoltre i soli lancieri si dimostrarono inefficaci contro le formazioni di arcieri a piedi mussulmane. L’equipaggiamento di alcune unità tematiche non era certo al livello degli standard dei manuali, ad esempio quanto riguarda la bardatura per i cavalli o le corazzature per i cavalieri; ovviamente il discorso era diverso per le unità tagmatiche, meglio addestrate ed equipaggiate. Infine, nonostante la continua pratica dell’addestramento, specie tra le formazioni tagmatiche ed in quelle tematiche migliori, la disciplina delle unità imperiali era spesso minore di quella degli avversari mussulmani. Normalmente, nel VII ed VIII sec., combattendo contro i mussulmani, la fanteria (quando presente) veniva disposta davanti alla cavalleria pesante, con la cavalleria leggera a proteggere i fianchi; la cavalleria pesante interpenetrava poi la fanteria per caricare il nemico, La fanteria aveva quindi solo un ruolo di supporto e fungeva da punto di raccolta per la cavalleria.

Tattiche simili erano usate anche dagli Arabi, almeno fino a quando i Turchi presero il loro posto.

Contro gli Slavi invece era molto usata la fanteria leggera (arcieri e giavellottisti), supportati dalla fanteria pesante. Bisogna però dire che, per tutto il periodo preso in considerazione, lo standard qualitativo della fanteria fu basso, sia per mancanza di addestramento che per mancanza della necessaria esperienza di combattimento, difficile da acquisire dato lo stile di guerra praticato in quegli anni. La fanteria fu quindi relegata a compiti di guarnigione, guerra di assedio ed imboscate, con un compito puramente difensivo e di supporto sul campo di battaglia. In genere, per tutto il periodo qui preso in considerazione, l’Impero non fu in grado di agire offensivamente come era stato fino all’inizio del VII sec., ed il sistema dei Temi aveva una vocazione più difensiva che offensiva. Quindi, dal punto di vista operativo le armate Imperiali operarono in maniera difensiva, cercando di contrastare i raids nemici, e soprattutto cercando di sorprendere gli avversari quando essi si ritiravano verso le loro basi. Questo schema operativo veniva anche facilitato dal confine montagnoso (montagne del Tauro), che separavano l’Impero dagli Arabi, e dalla riluttanza di questi ultimi ad affrontare assedi. In generale, finché le armate Imperiali si attennero a questo tipo di guerra difensiva ed “a bassa intensità” prevalsero, mentre spesso andarono incontro a cocenti sconfitte quando cercarono di passare all’offensiva e scontrarsi col nemico in campo aperto.

Un esempio tratto dalla Taktika di Leone VI 

Bisogna innanzi tutto precisare che la Taktika di Leone VI non deve essere presa alla lettera come lo “stato dell’arte” dell’esercito imperiale all’inizio del X sec. (in essa tra l’altro vengono ripetuti ampli stralci dello Strategikon), ma come un obiettivo da raggiungere nel campo dell’organizzazione, dell’equipaggiamento e delle tattiche. In particolare Leone VI individuava dei punti critici nell’addestramento delle truppe, nel ruolo degli arcieri a cavallo e nel ruolo tattico della cavalleria; ed in effetti tali campi verranno notevolmente tenuti in considerazione e migliorati dagli Imperatori dei secoli d’oro delle armate imperiali: X ed XI secolo. Anche i numeri dati per i vari tipi di unità nella Taktika, spesso tratti dallo Strategikon, sono pertanto dei desiderata da prendere probabilmente con cautela. Ciò premesso la Taktika di Leone VI ci da un esempio di schieramento per uno scontro tra eserciti di sola cavalleria, come effettivamente poteva accadere nel periodo considerato. In questo caso l’armata veniva schierata su tre linee.La prima linea, in cui erano schierati gli uomini migliori, era divisa in tre Turmae (grosso modo equivalenti a divisioni) di due o tre Drungae (grosso modo equivalenti ad una brigata).

Ogni Drunga era divisa in Tagmata o Banda fino ad un massimo di 10 (ogni Tagma/Bandon aveva in media 300 uomini). Sulla destra di questa prima linea dovevano essere schierate 1 – 2 Banda di arcieri a cavallo, che dovevano attaccare i fianchi ed il retro del nemico. Sul lato sinistro, invece, si trovavano 2-3 Banda che dovevano proteggere il fianco sinistro della prima linea. Il tutto era comandato da uno Hypostrategos, da cui dipendevano i Turmarchi e, sotto di loro, i Drungarii.La seconda linea fungeva da supporto alla prima e comprendeva un terzo circa dell’esercito: era divisa in quattro Turmae separate tra loro in modo da garantire il passaggio della prima linea attraverso la linea di supporto in caso di difficoltà. La linea di supporto fungeva quindi anche da punto di raccolta per la prima linea. A poca distanza dietro la linea di supporto, su ciascun fianco, erano stazionati 2 Banda con funzioni di riserva. Infine vi era una terza linea, costituita da 4 Banda, divise in due gruppi e poste sui lati dello schieramento, ancora più arretrate quindi rispetto alla linea di supporto, che avevano il compito di cercare i circondare o comunque sorprendere da posizioni nascoste il nemico. Tutto questo schieramento poteva ammontare a più di 20.000 uomini, ma la Taktika dà anche disposizioni per adattarlo ad un esercito di appena 4.000 uomini. In questo caso la prima linea era di circa 1.500 uomini divisi in tre unità, la seconda linea era di circa 1.000 uomini divisi in quattro unità, mentre i restanti 1.500 uomini andavano a formare la terza linea e le unità di fiancheggiatori.

Conclusione

VIII e IX secolo furono un periodo di profonda riorganizzazione per le forze armate imperiali, costrette quasi dovunque sulla difensiva, il loro compito principale fu quindi la difesa del cuore dell’Impero. A partire però dal X sec. la riorganizzazione, e dell’impero e dell’esercito dette i suoi frutti, e l’Impero potè ripartire prepotentemente all’offensiva.

autore: GIANFRANCO CIMINO

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Di Nicola

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