La conquista araba della Sicilia tra leggenda e realtà

Una leggenda d’amore apre la conquista mussulmana della Sicilia. Protagonisti sono il turmarca Eufemio da Messina e Omozia fanciulla di rara bellezza. Eufemio, amato dai suoi soldati, aveva però dei nemici che lo misero in cattiva luce agli occhi di Gregorio, patrizio governatore della Sicilia. Questi tolse la bella Omozia ad Eufemio il quale la rapì dal convento in cui era stata rinchiusa e si vendicò uccidendo Gregorio. Michele il Balbo inviò un nuovo patrizio in Sicilia, Forino, per mettere ordine ma trovò la Sicilia in rivolta con Eufemio che nel frattempo era stato nominato re di Sicilia. Il patrizio riuscì però a riportare due governatori, Michele e Balatah, dalla sua parte e a far fuggire in Africa Eufemio. Quest’ultimo fu accolto dall’emiro Aglabide di Tunisia che era in pace con l’impero bizantino e non sapeva come comportarsi davanti all’invito dell’ex turmarca di aiutarlo a riconquistare la Sicilia. Fu il cadì Assad ibn Al Furat a trascinare i nobili arabi e l’emiro alla guerra .

 La tradizione vuole che abbia gridato “non siate deboli, ha detto Allah , e non invitate gli infedeli alla pace , mentre voi avete il sopravvento , ubbidiamo dunque al precetto divino!”. A capo della spedizione fu posto lo stesso Assad che il 17 giugno 827 sbarcava in Sicilia. Ad attendelo a Mazara vi erano i partigiani di Eufemio , forse gli arabi non si fidavano, ma la tradizione vuole che il 15 luglio in una piana tra Palermo e Mazara, quando arabi e cristiani si scontrarono, Eufemio e i suoi non parteciparono alla battaglia. Sconfitti i cristiani ripiegarono su Castrogiovanni, mentre gli arabi puntarono su Siracusa, la capitale dell’isola, assediandola. L’esercito, secondo il cronista Ibn Al Atir, si accampò presso “certe enormi spelonche” (le latomie). L’assedio si presentava difficile e ben presto non ci fu più nulla da razziare, così cominciarono i malcontenti tra le truppe affamate e solo la forza di volontà di Assad, che aveva più di70 anni e non era che un giudice, mantenne alto il morale delle truppe. Vicino a Siracusa sbarcarono delle truppe con l’intento di rompere l’assedio, ma i presupposti fallirono e allora invece di continuare l’assedio, dato che il campo saraceno che privo di cibo non avrebbe potuto resistere, i rinforzi presi dall’impeto attaccarono: ancora una volta la fortuna arrise agli arabi che ebbero la meglio. L’assedio durava da quasi un anno quando scoppiò un’epidemia che decimò gli arabi e uccise lo stesso Assad. L’arrivo di una flotta che distrusse le navi arabe obbligò i saraceni guidati da Eufemio a togliere l’assedio e a rifugiarsi nella rocca di Mineo; da qui saccheggiarono Agrigento e raggiunsero Castrogiovanni (Enna). Qui il comandante bizantino, Teodoto, riuscì prima a far uccidere Eufemio, poi a rompere l’assedio e infine ad attirare i saraceni in una trappola e a massacrarli. Così nell’estate dell’829 ai saraceni restavano solo Mazara e Mineo, assediata da Teodoto. La fortuna cambiò ancora una volta direzione. Una flotta proveniente dalla Spagna e comandata da Asgab ibn Wakil approdò in Sicilia e riuscì a rifornire Mineo. Nell’estate dell’830 l’emiro Aglabite inviò una seconda spedizione in Sicilia che, sbarcata a Mazara, puntò subito su Palermo e la pose sotto assedio. Tra l’agosto e il settembre dell’831, dopo quasi un anno di assedio e la pestilenza che serpeggiava in città, il governatore, privo di ogni aiuto esterno, abbandonò la città con il vescovo Luca e i notabili. La città fu saccheggiata e il comando venne affidato a un cugino dell’emiro africano che entrò subito in contrasto con Asgab il quale, dopo aver rotto l’assedio di Mineo, aveva occupato Caltanisetta. L’arrivo di un nuovo patrizio dall’oriente pose fine ai contrasti in campo saraceno; questi si chiamava Alessio Mushegh, un giovane armeno che si era già distinto in oriente. Egli sbarcò con un contingente rafforzato da truppe arruolate in Calabria. Nell’Italia meridionale il grosso delle truppe era arruolato sul posto e anche la maggioranza dei funzionari erano notabili locali, solo le cariche più importanti erano inviate da Costantinopoli. Le attese sul giovane patrizio vennero presto deluse: aveva nemici potenti nella capitale che lo accusarono di tramare con gli arabi, venne quindi richiamato e la sua vicenda personale terminerà nella quiete di un monastero. I bizantini non avevano la forza di far fronte alla conquista della Sicilia , da Castrogiovanni il patrizio guardava senza potersi opporre ai disastri causati dagli arabi.

Dopo alcuni anni la guerra ebbe un nuovo impulso datole da un feroce guerriero: Al Abbas ibn Al Fadl. Questi in poco tempo riuscì a conquistare Caltabellotta ,Platania e Messine razziando continuamente le terre in mano ai cristiani. Per raccogliere bottino e schiavi nell’inverno del l’859 puntò verso il territorio di Castrogiovanni e qui grazie al tradimento di un cristiano riuscì a far cadere la rocca che mai gli arabi avevano conquistato. Il traditore condusse gli arabi all’imboccatura di un acquedotto sotto le mura, di lì riuscirono a penetrare dentro la cittadella: era il 24 gennaio dell’859 a nessun soldato cristiano fu risparmiata la vita e i pochi sopravvissuti al massacro furono venduti come schiavi. La caduta di Castogiovanni fu un colpo durissimo per i bizantini nell’isola e scosse anche la corte di Costantinopoli. Nell’estate seguente un esercito sbarcava a Siracusa e si avventurava all’interno con l’intenzione di rioccupare Castrogiovanni, ma ancora una volta la fortuna arrise ad Abbas che distrusse l’esercito nemico; fu l’ultimo successo del terribile condottiero arabo: l’anno dopo moriva lasciando in mano ai cristiani solo la Sicilia orientale. Le città siciliane non erano tutte state conquistate con la forza, il dominio diretto, l’immigrazione e il grosso delle conversioni erano concentrati nella Sicilia occidentale chiamata Val di Mazara. Tra l’841 e l’859 la conquista araba si diresse a sud –est nella regione chiamata Val di Noto, qui alcune città si erano sottomesse a patto di avere salvi gli averi e le persone, altre pagavano un tributo e si mantenevano autonome. La Sicilia orientale e diverse cittadine nel nord-ovest rimasero bizantine (l’ultima cittadina occupata dagli arabi nel 975 fu Rametta vicino a Messina ). Nell’878 cadeva Siracusa e nel 902 capitolava Taormina, il dominio bizantino in Sicilia era finito. Del tutto effimera fu la riconquista della parte orientale dell’isola dal 1038 al 1043, troppo presto il grande Basilio II era morto per poter condurre il suo invincibile esercito alla riconquista dell’isola.

autore: MIRKO RATTI

Liberamente tratto dalla STORIA D’ITALIA Fratelli Fabbri editori

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Di Nicola

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