Il passo riportato è tratto dalla relazione che Liutprando, vescovo di Cremona, eseguì per conto di Ottone I di Sassonia dopo un’ ambasceria a Costantinopoli presso Niceforo Foca.

“Non mi sia molesto descrivere questa parata, e i signori abbiano la pazienza di ascoltarmi.Una gran moltitudine di bottegai e di persone di umile condizione, riuniti in quella solennità per ricevere Niceforo e rendergli onore, si assiepavano ai margini della via, dal Palazzo a Santa Sofia, quasi a formare due muri, ornati solo di piccoli scudi meschini e di giavellotti senza valore. A completare il grottesco si aggiungeva anche che la maggior parte del popolo era venuta ad onorarlo a piedi nudi.(…) Gli ottimati, che col loro imperatore fendevano questa folla plebea e scalza, indossavano grandi tuniche, stracciate per eccesso di vecchiaia.(…)Nessuno era ornato di ori e gemme, se non il solo Niceforo, che gli ornamenti imperiali rendevano ancora più ripugnante. Una veste preziosa dei vostri principi è cento volte più preziosa di quelle di costoro.(…)Mentre il corteo avanzava come un mostro strisciante, gli adulatori del coro acclamavano : Ecco che viene la Stella del mattino, sorge l’aurora, offuscando i raggi del sole, Niceforo il capo, ossia il principe, pallida morte dei saraceni!
Dopo la cena , prolungata e indecente secondo il costume degli ubriachi, unta d’olio e cosparsa di non so quale pessima salsa di pesce, Niceforo mi rivolse un sacco di domande sulla vostra potenza, sui vostri regni e sui vostri eserciti. E poichè io gli rispondevo a tono e secondo verità, “Tu menti, mi dice, i soldati del tuo signore sono incapaci di cavalcare e non sanno combattere a piedi: la grandezza degli scudi, il peso delle armature e degli elmi, la lunghezza delle spade impedisce di combatere ai cavalieri come ai fanti” E sorridendo aggiunse: ” Glielo impedisce anche l’epa stragonfia, perchè il ventre è il loro Dio; la loro audacia è la crapula, la loro forza è l’ubriachezza, il loro digiuno è la dissolutezza, il loro terrore è la sobrietà. E il tuo signore non ha sul mare numerose flotte: la forza navale appartiene solo a me.”

(da Litprando di Cremona, Relatio de legatione costantinopolitana)

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