Zenone 

Il piccolo Leone era venuto al mondo intorno al 467. La sua nascita aveva fatto tirare un sospiro di sollievo al nonno, l’imperatore Leone I. Quest’uomo possente e rude  non aveva fino ad allora avuto fortuna con la discendenza: solo due femmine era riuscita a partorire la moglie Verina. Al trono però serviva un maschio, un uomo di stato rispettato e temuto. Il maschio non arrivò e le due figlie si sposarono:l’una, di nome Leonzia, con Marciano figlio dell’imperatore d’Occidente Antemio. L’altra Ariadne aveva contratto il matrimonio con un guerriero rozzo e leale, Tarasicodissa. Questi due, nel 467, riuscirono finalmente a dare alla luce un figlio maschio, il piccolo Leone. Questa omonimia non risulterebbe casuale: forse fin dalla sua nascita il neonato era stato destinato a diventare Leone II. Quando Leone aveva appena un anno, nel 468, ci fu la disastrosa spedizione contro i Vandali di cui spesso abbiamo narrato. Al tutto seguì una sistematica strage di corte, alla quale prese parte in maniera determinante il padre di Leone, Tarasicodissa, grecizzato con il nome di Zenone. Gli anni passarono e si arrivò al 473. Il piccolo Leone cresceva circondato da intrighi di corte ed omicidi perpetrati spesso dallo stesso padre Zenone. Egli non era forte e robusto come il nonno materno Leone I avrebbe voluto. Risultava di carattere flebile e di fisico debole e malaticcio. Nell’Ottobre del 473, Leone I, che sentiva avvicinarsi la sua ora, proclamò il fanciullo cesare e successore. Il piccolo Leone aveva solo  6 anni. Il nonno morì alcuni mesi dopo, il 18 Gennaio 474. Grande lutto si sparse per tutto l’Impero. Era spirato un grande uomo di stato.

Un trono vacante

Da poco settenne il piccolo Leone II fu vittima di una manovra di corte. La nonna Verina ed il Senato avevano decretato la co-reggenza del padre Zenone, tenuto conto della minore età del nuovo imperatore. Il piccolo fu portato all’Ippodromo il 7 Febbraio e , messagli la corona in mano, gli fu detto di porla sulla testa del padre, davanti a tutto il popolo di Costantinopoli. Zenone divenne così co-reggente. L’incoronazione all’Ippodromo anziché nell’Hebdomon com’era uso sino ad allora, si rivelò una novità per i contemporanei. Immediatamente monete con l’effige di Zenone ai piedi del giovane Leone o con entrambi seduti su due troni, quello di Zenone leggermente più basso del figlioletto, furono coniati dalle zecche di tutto l’Impero, da quella di Costantinopoli ad Antiochia. Fu un anno turbolento ed il governo veniva di fatto esercitato da Zenone e dal Senato. Il 17 Novembre Leone II morì. Tutte le fonti lo attestano malaticcio e si pensa ad una morte naturale. Alcuni però hanno dubbi al riguardo. Il piccolo regnante fu assassinato dopo una delle tante cospirazioni? Non si sa. Zenone comunque, dopo la morte del figlioletto, rimase unico imperatore.

Zenone:il comandante sceso dalle montagne

Facciamo un piccolo passo indietro. Chi era Zenone? Veniva dall’Isauria, una regione montuosa nell’allora Cilicia. Quivi una popolazione, quella degli Isauri per l’appunto, era ufficialmente sotto controllo romano dal III secolo Dopo Cristo. Questo primitivo popolo aveva dato del filo da torcere ai dominatori, ribellandosi di volta in volta e rifugiandosi in montagne impenetrabili ove in alcuni passi non era possibile camminare in due uno accanto all’altro. Alla fine i vari imperatori avevano rinunciato a pretendere troppo dai bellicosi Isauri, limitandosi a cooptare alcuni fieri guerrieri per le guerre di frontiera. Tra questi capi-tribù, troviamo tale Tarasicodissa, successivamente grecizzato con il nome Zenone. Egli aveva fatto la propria comparsa con grande seguito di guerrieri verso il 465 a Costantinopoli. Era stato reclamato dall’imperatore in persona, Leone I. Allora la situazione a corte era travagliata: una fazione, composta da Goti guidati dal loro capo Aspar, tentava di imporre la propria influenza sulle decisioni imperiali, sabotando gli stessi ordini dell’imperatore, se questi andavano contro i propri interessi. Leone I, si accorse dell’invadenza  del gruppo di barbari. Bisognava limitare il loro potere in qualsiasi maniera o il trono stesso, un giorno, sarebbe potuto cadere nelle mani dei barbari. Per citare le parole di Alarico II, re dei Visigoti, ”per creare un impero dei Goti su quello romano […]”. C’era bisogno di una fazione altrettanto forte da contrapporre ad Aspar. Fu così che l’imperatore venne a conoscenza dei feroci Isauri e del loro capo-tribù, Zenone. Egli, come detto prima, fece la sua comparsa verso il 465 e l’anno dopo sposò la figlia di Leone, Ariadne. Gli scontri tra le due fazioni non si fecero attendere: Leone creò subito una nuova guardia di Palazzo, quella degli “excubitores”, formata da fieri Isauri. Con questo atto, si era ufficialmente aperto lo scontro per il trono dell’Impero Romano d’Oriente.

La spedizione contro i Vandali e gli intrighi di corte

Nell’anno 468, Leone I organizzò una gigantesca spedizione contro il regno dei Vandali, situato nel Nord Africa, con capitale Cartagine. Il comando fu accordato al fratello dell’imperatrice Verina, Basilisco(vedi biografia “Basilisco”), implicato in affari di corte poco chiari, ma dotato, a quanto pare, di buon fiuto in ambito strategico-militare. La spedizione partì, in accordo con le forze dell’Occidente. Fu un totale disastro. La flotta non riuscì nemmeno ad avvistare le coste cartaginesi, poiché le navi presero fuoco all’improvviso per sabotaggi vari ordite da spie vandale. Altre ne aveva affondate un’improvvisa tempesta. Si parlò di perdite ingenti:centinaia di navi non tornarono in patria ed innumerevoli erano le vittime nell’armata imperiale. Tutto questo per nulla:il regno dei Vandali era ancora in piedi, nemmeno scalfito da quella che doveva essere la rivincita definitiva dell’Impero per il sacco di Roma del 455. A Costantinopoli ,com’era prevedibile, la notizia lasciò di stucco la corte. Si parlava di alto tradimento e l’imperatore voleva una testa per questo colossale fallimento. Subito si aprirono numerose inchieste:Basilisco si riuscì a salvare per l’influenza dell’imperatrice Verina e,dopo essersi chiuso in casa, sparì dalla circolazione per un po’ di tempo. Aspar fu subito additato quale vero traditore, in quanto barbaro e simpatizzante dei Vandali. L’accusa però non era accompagnata da prove o queste erano troppo scarse per essere realmente considerate. Il potente Goto perse le sue cariche militari ed uno dei suoi figli, secondo alcuni cronisti, fu messo a morte. Zenone nel frattempo faceva carriera. L’anno successivo venne fatto console e nominato Magister Militum “in praesenti”, ossia comandante del quartier generale a Costantinopoli. Confermò le sue abilità di condottiero riuscendo a respingere un’incursione di Unni promossa da Denzic, il figlio di Attila, sulla frontiera occidentale. Aspar non stette con le mani in mano. Istigò alcuni soldati della guardia imperiale, i quali tentarono di uccidere Zenone. L’attentato fallì e le guardie corrotte vennero messe a morte.

L’ambiente a corte era diventato pesante. Zenone decise di andarsene ed organizzare una risposta adeguata al suo avversario germanico. Si rifugiò a Sardica, una località della montuosa Isauria. Leone, vedendo fuggire il suo protetto dalla capitale, non tardò a nominarlo Magister Militum d’Oriente. In tal maniera avrebbe salvato le apparenze ed avuto il confine orientale coperto da un valido generale. Zenone infatti si mosse contro un proprio compaesano isaurico, certo Indaco, temibile bandito, che aveva chiamato l’Isauria, per l’ennesima volta, alla ribellione contro l’Impero Romano. La rivolta fu stroncata nel sangue.

Atto finale

Aspar era sempre in agguato. Preso da parte Leone, riuscì a convincerlo della necessità di un discendete maschio per il trono, vista l’effettiva mancanza di un uomo adulto nella famiglia reale e le precarie condizioni di salute dello stesso imperatore. Nonostante alcune iniziali resistenze, Leone I accettò di nominare discendente ed erede al trono il figlio maggiore di Aspar, Patrizio. Nella Capitale ed in tutto l’Impero scoppiò lo scandalo:un goto e per giunta di religione ariana era ad un passo dal trono. Il clero si mobilitò e fece richiesta formale all’Imperatore di indicare un discendente di religione ortodossa. All’Ippodromo, durante una corsa, i monaci guidarono una forte protesta contro l’Imperatore. Il peggio fu evitato quando lo stesso promise che Patrizio si sarebbe presto convertito all’ortodossia. Subito dopo Leonzia, figlia di Leone, fu promessa sposa al Cesare. Nel frattempo l’Impero fu scosso dall’ennesima rivolta:Anagast, uno degli uomini della fazione gota e Magister Militum, comandante in capo delle truppe in Tracia, aveva mosso contro la stessa Capitale. La corte mandò lettere invitando il barbaro a desistere dalla sua rivolta. Quest’ultimo,scoraggiato, disse di essere stato corrotto da uno dei figli di Aspar, Ardaburio. Per provarlo spedì allo stesso imperatore le lettere con le quali Ardaburio lo aveva invitato alla ribellione. Il figlio di Aspar, messo alle strette, decise di aggredire a Costantinopoli la fazione isaurica. Questa era stata però rinforzata con uomini provenienti da Rodi, i quali in parte persero la vita in questo scontro e si dileguarono. Zenone, che era rimasto prudentemente a Calcedonia, fece la sua comparsa a Costantinopoli subito dopo lo scontro. Il massacro non si fece attendere: Aspar e Ardaburio furono, secondo alcuni a tradimento, uccisi nel palazzo dagli eunuchi. Il cesare Patrizio fu ferito, ma inaspettatamente ricoverato. Ermanarico riuscì a fuggire con l’aiuto dello stesso Zenone e finì con lo sposare la figlia di un figlio illegittimo di Zenone in Isauria. Da questo episodio in poi, Zenone ebbe il soprannome di “Macellaio”. Le tensioni non si conclusero. Molti amici di Aspar, vicini alla fazione gota, vollero vendicare la strage. Tra questi il conte Ostrys. Egli fece irruzione con dei fedelissimi nel palazzo imperiale, ma fu prontamente fermato dal nuovo corpo di guardia, gli Excubitores. Ostrys, che con l’occasione aveva rapito la concubina di Aspar,  prese la strada della Tracia dove ad attenderlo c’era un sottoposto del defunto, Teodorico Strabone. Nel frattempo Leone si accorse dello strapotere della fazione isaurica e, per evitare contrasti a Costantinopoli, vietò l’ingaggio da parte di privati dei barbari montanari(C.I. IX.12.10). Questo fu uno degli ultimi lasciti di Leone I. Il 18 Gennaio 474, egli moriva.

Zenone unico imperatore

Il 17 Novembre, dopo la prematura scomparsa di Leone II, Zenone I rimase unico imperatore. Egli non era molto amato. Aveva un figlio avuto dal primo matrimonio con una certa Arcadia, anche lui di nome Zenone. Da Ariadne non aveva avuto figli. Così, si sparse la voce che l’illegittimo figlio sarebbe succeduto al padre in seguito. Questo sfortunato ragazzo, improvvisamente sbalzato nella vita di corte, era un veloce corridore, come asserisce l’Anonimo Valesiano di Ravenna. Di lui sentiremo, ad ogni modo, parlare più in là. Il popolo ed il Senato non amavano l’Isaurico. Egli era un rude montanaro e la sua ascesa avrebbe significato il controllo dei posti di potere da parte di amici del nuovo imperatore. Il popolo ricordava ancora la violenta ribellione degli agguerriti banditi sotto il regno di Arcadio. E l’entrata del corpo di guardia isaurico a Costantinopoli aveva creato forti disagi, soprattutto per la rozzezza di quella gente. Gli storici dell’epoca non mancarono di definire Zenone abominevole d’aspetto e codardo in battaglia. I consiglieri più stretti del nuovo signore d’Oriente erano due fratelli dell’Isauria, Illus e Trocundes. Il primo anno di regno fu percorso da un forte senso di impotenza a corte. Zenone non era pronto a difendersi dai Vandali, guidati dal Rex Geiserico. Questo, a quanto pare amico del defunto Aspar, ben presto organizzò una spedizione contro Nicopolis, la quale fu completamente saccheggiata. L’imperatore si affrettò a mandare a Cartagine Severo, un nobile caratterizzato da brillanti doti diplomatiche. Questo si aggraziò Genserico rifiutando tutti i doni di cortesia ed ottenne un imperituro trattato di pace che avrebbe retto per circa sessant’anni. Inoltre a Costantinopoli fecero rientro i prigionieri di Nicopoli. Era il 474.
Non si fecero attendere le ribellioni interne. Teodorico Strabone, amico di Aspar e Magister Militum in Tracia, partì alla volta della Capitale, ma non vi giunse mai. Fu trovato morto nella sua tenda, trafitto da una lancia appesa sul soffitto(per maggiori dettagli, fare riferimento alla biografia su Leonzio I). Un’altra cospirazione era in agguato. L’imperatrice madre Verina, concorrente nell’ascesa al trono del barbaro, decise di mettere sul trono il suo amante Patrizio con l’aiuto di suo fratello, Basilisco. Con l’appoggio del Senato, Verina convinse Zenone a fuggire in Isauria, poiché la sua vita era in pericolo. Tarasicodissa non si fece pregare due volte e ,con grande seguito, ritornò fra le sue genti, meditando sul da farsi. Era il 9 Gennaio del 475. Illus e Trocundes disertarono il vecchio compagno d’armi e rimasero nella Capitale accanto agli usurpatori.
Basilisco uccise Patrizio e confinò la sorella. L’usurpatore rimase sul trono per circa venti mesi, commettendo un errore dopo l’altro(vedere biografia “Basilisco” per maggiori dettagli). La sua politica monofisita aveva provocato malcontento a Costantinopoli. Inoltre egli aveva nominato Magister Militum un giovane inesperto, Armazio, che aveva una relazione con l’imperatrice Zenonis. Nell’Agosto del 476, dopo furiose proteste nella Capitale, Zenone si mosse dall’Isauria per recuperare il trono. Armazio fu allora mandato a respingere Zenone con tutte le forze disponibili, ma l’imperatore mandò una lettera in cui prometteva al giovane il mantenimento della carica di Magister Militum e la nomina a Cesare per il figlio. Armazio accettò e deviò il suo tragitto per evitare le forze dell’imperatore. Quest’ultimo entrò a Costantinopoli senza alcuna resistenza e, dopo aver catturato Basilisco e la sua famiglia, li tenne in esilio a Cucusus. Subito dopo li fece rinchiudere in una cisterna vuota e lì, l’usurpatore, la moglie ed i figli morirono di fame. Il figlio di Armazio fu creato Cesare a Nicea come promesso. Zenone perdonò poi Illus per il tradimento e lo fece rientrare fra i più stretti consiglieri. Poco dopo, lo stesso consigliere suggerì di far assassinare Armazio e rinchiudere il Cesare in convento. Così fu fatto. Armazio fu assassinato da Onoulf, Magister Militum per Illyricum e fratello di Odoacre. Il figlio intraprese la carriera ecclesiastica.

La rivolta di Marciano e Leonzio I

Nel giro di qualche anno, Illus sembrava essere l’uomo più potente dell’Impero. Console nel 478, era stato nominato Magister Officiorum ed elevato al rango di patrizio. La situazione non piaceva alle due imperatrici, le quali non amavano l’influenza esercitata da Illus su Zenone. Il prefetto Epinico, uomo sospettato di aver iniziato una compra-vendita delle cariche durante la prefettura, su istigazione di Verina, tentò di far uccidere Illus. L’attentato fallì e l’onnipotente consigliere ebbe l’autorizzazione a chiudere in un castello dell’Isauria l’ex prefetto. Intuendo poi che il prigioniero non avrebbe mai agito da solo, si trasferì nella regione natìa con una scusa. Giunto qui, interrogò Epinico, riuscendo ad evincere la colpevolezza di Verina. Era la fine del 479. L’ex prefetto, perdonato, disse che non sarebbe tornato nella Capitale con l’imperatrice-madre nei paraggi. Zenone, pressato da più parti, aveva bisogno di Illus e acconsentì a far trasferire Verina a Tarso dove fu fatta monaca e rinchiusa nel castello di Dalisandus. Illus, dopo il trasferimento, rientrò a Costantinopoli con urgenza. Gli Ostrogoti minacciavano difatti l’assedio alla Capitale ed un terribile terremoto del 25 Settembre del 479 aveva seriamente danneggiato le mura. Inoltre, la presenza della fazione gota a corte persisteva in maniera preoccupante. Durante l’assenza del Magister Officiorum, Zenone aveva mostrato l’intenzione di prendere direttamente il controllo delle armate imperiali, ma si era poi tirato indietro. Nonostante le accuse di codardia a lui rivolte, probabilmente l’Isaurico non temeva il nemico, ma lo stesso esercito.
Il trattamento a cui Verina era stata sottoposta, diede, sempre verso la fine del 479, il pretesto per una nuova ribellione. Marciano, figlio del defunto imperatore d’Occidente Antemio, era sposato con Leonzia, figlia di Leone I e reclamò il trono poiché egli era marito di una porfirogenita( nata nella porpora). Inoltre, Verina reclamava adesso aiuto dal suo protetto. Marciano, con il fratello Procopio, sfruttò l’antipatia della popolazione e della residua fazione gota per raccogliere forze attorno a sé. I due fratelli di illustre famiglia si riunirono con i rivoltosi vicino al Foro di Teodosio, nella casa di Cesario. Anche le truppe in praesenti, ossia del quartier generale si unirono al consiglio di guerra. A questo punto si puntualizzò il piano:uno dei fratelli avrebbe marciato verso il palazzo, l’altro verso la casa di Illus. Le poche truppe imperiali fedeli a Zenone furono sconfitte, l’imperatore sfuggì per un soffio. I soldati lealisti si dispersero, bombardati da una fitta sassaiola lanciata dalla popolazione cittadina, simpatizzante per i ribelli. Durante la notte però, Illus , appena rientrato in città, infiltrò nella città una truppa di Isauri proveniente da Calcedonia. Il giorno dopo i ribelli, colti di sorpresa, svanirono nel nulla. Marciano, catturato, fu fatto prete e mandato in Calcedonia. Leonzia si chiuse in convento. Sappiamo che il ribelle evase poco dopo, si riorganizzò ed attaccò Ancyra(attuale Ankara). Ivi fu sopraffatto da Trocundes, fratello di Illus, e rinchiuso con la moglie in un castello in Isauria. Poco dopo Teodorico Strabone morì in Tracia. Evagrio Scolastico ci dà qualche particolare in più riguardo la sconfitta di Marciano a Costantinopoli. Egli non colse l’attimo e non riuscì a concludere la ribellione. Dopo la sconfitta, Marciano si rinchiuse nella chiesa degli Apostoli, dalla quale fu preso a forza.

Poco tempo dopo Ariadne chiese al marito imperatore di accogliere di nuovo la madre Verina nella Capitale. Zenone indirizzò la moglie ad Illus, dicendo spettasse a lui qualsiasi eventuale decisione in merito. Ariadne si risolse di andare dal ministro degli uffici e gli chiese in lacrime di rilasciare la propria madre. Illus rispose:”Perché la volete indietro?Potrebbe mettere al trono un altro imperatore soppiantando tuo marito.” Dopo il rifiuto l’imperatrice non si diede per vinta  e tornò da Zenone:”Chi dei due  comanda nel Palazzo?Illus od io?” disse. Tarasicodissa rispose:”Fai come vuoi. Io preferisco te.” Fu così che partì una nuova congiura. Sporazio o Sporacio, una guardia delle Scholae tra le più esperte, fu incaricato di togliere di mezzo l’ormai scomodo isaurico. L’attentato si svolse all’entrata dell’Ippodromo, durante uno spettacolo. Vibrando il colpo alla testa, Sporacio tagliò di netto l’orecchio destro al magister officiorum. Questi, accortosi del pericolo, trucidò la guardia delle Scholae sul posto. Illus riuscì ad intuire la complicità dell’imperatore in tutto questo e, dopo essersi medicato, chiese un momentaneo trasferimento ad Est. Zenone acconsentì e lo nominò Magister Militum della parte orientale, conferendogli il potere di innalzare nuovi governatori nelle maggiori città orientali. Illus, con un suo ben preciso piano in mente, avanzò verso Antiochia con un gran seguito, tra i quali troviamo personaggi illustri quali Marso ed il quaestor pagano Pamprepio. Il nuovo magister militum orientale andò a Papirius ove era rinchiusa Verina e la liberò. A questo punto nella Città d’Oro la corte imperiale cominciò ad intuire qualcosa. Fu mandato un colto uomo, di origini siriane o trace, il quale attraverso la carriera militare aveva raggiunto il rango di patrizio. Si chiamava Leonzio. L’imperatore sapeva di avere le mani legate. Ad ovest infuriavano le battaglie contro gli Ostrogoti e non v’erano vere e proprie armate a disposizione. Era il 481. L’imperatore inviò dunque Leonzio ad Antiochia, ove Illus risiedeva, per chiedere la restituzione di Verina. Il capo isaurico, non solo rifiutò, ma convinse Leonzio ad unirsi alla rivolta. A questo punto Zenone procedette per le vie ecclesiastiche. Nello stesso anno esordì l’Henotikon, un documento che teoricamente avrebbe dovuto conciliare monofisiti e calcedoniani. Dopo torneremo in maniera più approfondita su tale documento Bisogna sapere che Illus per aumentare il numero di ribelli cercò e trovò appoggio soprattutto presso i Calcedoniani. Zenone, si sapeva, era difatti monofisita. Con l’Henotikon nei piani dell’imperatore si sarebbe dovuto togliere terreno fertile alla nuova ribellione. La cosa non andò proprio così. Molti Calcedoniani, come molti monofisiti, non accettarono l’Henotikon e non si scostarono di un millimetro dalle proprie posizioni. Nel frattempo i ribelli tentarono subito di annettere al nuovo regno orientale, l’Egitto. A tal proposito fu mandato il pagano filosofo e questore Pamprepio ad Alessandria, ove egli negoziò un’alleanza con l’allora patriarca Giovanni Talaia. S’era già nel 482. Le trattative sembravano andare nella giusta direzione, quando a Giugno dello stesso anno Talaia fu deposto a favore di Pietro Mongo, aperto monofisita ed amico di Zenone. Il nuovo patriarca organizzò una manifestazione anti-pagana e Pamprepio dovette tornare ad Antiochia, lasciandosi alle spalle veri e propri pogrom cristiani contro la popolazione pagana. Illus, principale manovratore della ribellione in Oriente, non si diede per vinto. Dispacci furono mandati al Re dei Re in Persia ed ai satrapi che governavano l’Armenia. Una lettera giunse anche alla corte del Rex e patrizio Odoacre. Quest’ultimo rifiutò, mentre gli altri due promisero aiuto nel momento decisivo. Nel Gennaio del 484, quando ormai la guerra civile era alle porte, i Persiani furono sconfitti dagli Eftaliti ed il Re dei Re fu ucciso. L’impegno degli alleati non potè essere mantenuto. Si delineavano ormai le due parti:calcedoniani e pagani con Illus, monofisiti e barbari con Zenone.  L’Oriente sarebbe andato contro l’Occidente.
Zenone mandò subito un’armata , comandata da Conon, prete di Apamea, e Linges, un fratello bastardo del defunto imperatore Leone I. Illus, frattanto, strinse alleanza con Verina, ma qualcosa andò momentaneamente storta. Il nuovo imperatore non sarebbe stato Leonzio, come tutti s’aspettavano,ma, almeno per il momento, Marciano, il fautore della ribellione sopra menzionata. In un secondo momento le cose cambiarono. A Tarso, con la legittimazione di Verina, fu incoronato imperatore apertamente calcedoniano Leonzio I. Missive  furono inviate a tutte le province orientali ed in Egitto. Il documento pare esser stato scritto da Verina in persona. Ella comunicava ai governatori orientali di aver dato lei la corona a Zenone, e, vista la sua avarizia, di averla voluta passare  al pio e calcedoniano Leonzio I. Quivi si insiste molto sulla pietas di Leonzio e ciò sottolinea la volontà di riunire sotto un’unica bandiera i calcedoniani. La proclamazione avvenne il 19 Luglio 484. Il 26, Leonzio entrò in Antiochia, prese possesso della zecca e stampò aurei con la sua effigie. Fu nominato magister militum Pamprepio. Da questa nomina e dall’appoggio incondizionato dato dai pagani alla rivolta, deriva l’imprecisa annotazione di Norwich, secondo cui Leonzio fu un imperatore pagano, quasi ad intendere fosse un neo-Giuliano. Come abbiamo visto così non fu. Qualche particolare in più ci arriva di quella settimana tra il 19 ed il 26 Luglio 484. Prima di tutto, non tutte le province orientali avevano accettato la nuova proclamazione e Calcis ed Edessa sbarrarono le porte ai ribelli. Secondopoi non sappiamo se l’esercito ribelle occupò Antiochia o se la città stessa accolse il nuovo signore. La varietà delle fonti lascia libero spazio ad interpretazioni e congetture. Zenone naturalmente non rimase con le mani in mano:nominò Giovanni di Scizia nuovo Magister Militum e lo mandò con Teodorico l’Amalo ed i suoi ausiliari Ostrogoti contro i ribelli. Questi nel frattempo avevano respinto l’armata guidata da Conon e Linges. Teodorico l’Amalo si vide aiutato anche dai Ruggii,guidati da un figlio di Aspar, Ermenrico. La battaglia ebbe luogo vicino all’Isauria ed i ribelli furono sconfitti. Il sogno di giungere a Costantinopoli era finito. Con pochi fedeli, Leonzio I, Illus e Verina si rinchiusero nella fortezza di Cherris. Questa era stata fatta edificare ed approvvigionare da Zenone stesso per qualsiasi eventualità. Non v’era nemmeno un passaggio per giungervi, ad eccezione di uno stretto cornicione ove non potevano passare nemmeno due persone insieme. Era l’autunno del 484. Verina morì nella fortezza dopo pochi giorni. L’assedio durò ben quattro anni, sino al 488,quando a causa di un tradimento , furono aperte le porte. Leonzio I ed Illus finirono decapitati e le loro teste  affisse su picche a Costantinopoli. Fortunatamente sull’ultimo assedio abbiamo qualche particolare in più. Nel 486 le truppe di Teodorico si distrassero dal loro compito e gli assediati ebbero modo di approvvigionarsi ulteriormente. Sempre nello stesso periodo Pamprepio fu messo a morte nella fortezza, poiché aveva sbagliato a leggere le stelle ed era stato consigliere poco accorto. Illus avanzò anche delle proposte di pace,  puntualmente rifiutate, e fu preso dallo sconforto, dandosi ad un’assidua lettura e passando il comando della guardia ad Indaco. Quest’ultimo fu il traditore che due anni dopo aprì le porte. Egli si mise d’accordo con il marito della vedova di Trocundes, il fratello di Illus, e consegnò i capi ribelli ad un segnale convenuto.

L’Henotikon

Torniamo un po’ indietro ed analizziamo questo importante documento da vicino. I monofisiti credevano nell’unica natura di Cristo e non accettavano compromessi con i Calcedoniani, i quali avevano, dopo il concilio di Calcedonia, decretato la connivenza delle due nature, umana e divina, in Cristo. La maggioranza di Alessandria propendeva verso il monofisismo. Qui, dopo la morte dell’imperatore Marciano, Timoteo Aerulo diede inizio ad una vera e propria rivolta. Egli chiedeva un nuovo concilio all’imperatore Leone I. Questo dopo essersi consultato con i patriarchi di Roma, Costantinopoli, Antiochia e Gerusalemme rifiutò. Timoteo fu poi condannato per l’assassinio del patriarca di Alessandria Proterio ed esiliato a Cherson. Dopo il colpo di stato operato da Basilisco e la successiva enciclica monofisita di questo, Aerulo e la sua fazione furono riabilitati. La nuova situazione creò scompiglio a Costantinopoli ove i monaci stessi presero le armi. Il patriarca Acacio si presentò a lutto durante la messa della Domenica. Nonostante l’anti-enciclica, Basilisco fu travolto dagli eventi e Zenone ritornò al trono. Quest’ultimo era monofisita, ma dopo essersi consultato con Acacio e Pietro Mongo, altro esponente della fazione di Aerulo, decise per una politica di compromesso. Il governo avrebbe ignorato il Concilio di Calcedonia, senza però entrarvi in contrasto. L’imperatore sperò così di risolvere la questione, spingendo le due fazioni ad unirsi nella comunanza dei Concili di Nicea e Costantinopoli. L’Henotikon, di fatto, formalizzò tale linea politica. L’Imperatore spingeva i ribelli calcedoniani di Leonzio I ed i monofisiti ad unirsi ai Concili di Nicea e Costantinopoli. Non era necessario seguire quello di Calcedonia, ma rispettarlo in quanto atto teologico. Anche nell’Henotikon, com’era successo con l’enciclica di Basilisco, fu sottolineata la posizione dell’imperatore quale guida della Chiesa. Tale visione entrò in collisione con Roma e qui fu aperto un nuovo Concilio. Da quest’ultimo, Acacio e Pietro Mongo uscirono scomunicati e l’Henotikon rifiutato.
Tale documento non riuscì a risolvere la questione ,ma stabilizzò la questione orientale. Sino al 512 non vi furono grandi rivolte da nessuna delle due parti. Allineandosi con quanto afferma Harnack, a mio parere, Zenone riuscì a fare il suo dovere.

In conclusione

Dopo aver domato la rivolta di Leonzio. la politica di Zenone fu determinata dal posizionamento di Isauri nelle maggiori posizioni di potere. Il fratello Longino fu nominato due volte console e princeps del Senato. Magister Militum divenne Kottomenes e Longino di Kardala fu nominato Magister Officiorum. Entrambi erano Isauri.
Mi trovo d’accordo con il Bury nel giudicare positivo il regno di Zenone. Egli non era popolare e la sua politica religiosa non aveva trovato il favore atteso. Fu però un imperatore di buon animo. Decise difatti di astenersi dall’applicare la pena capitale. Nel primo anno di regno, nominò Prefetto del Pretorio Eritrio, un uomo buono e relativamente poco severo nelle condanne, il quale, dopo aver constatato l’impossibilità nel mantenere ordine senza pene severe, diede le dimissioni. Zenone non fu un grande amministratore. La politica finanziaria fu incentrata sulla costruzione di consensi attraverso donativi di vario genere. Nel 477 il tesoro ebbe difficoltà a stipendiare l’esercito. Questo può essere dovuto alla politica poco oculata di Basilisco ,ma risulta impossibile delineare con precisione le diverse responsabilità. La minaccia costante degli Ostrogoti e le continue guerre civili costrinsero Zenone a spendere grandi somme di denaro in spedizioni e consensi. Non era un uomo d’affari, anzi in questo pareva essere debole ed indolente. Il successore Anastasio avrebbe rinvigorito le casse imperiali.
Zenone ebbe un figlioletto dello stesso nome dalla prima moglie Arcadia. Questo ragazzo fu al centro di uno dei più grandi scandali di corte dell’epoca. Il padre diede istruzioni perché il figlioletto fosse istruito alle arti atletiche. In queste, come sottolinea l’Anonimo Valesiano, si era dimostrato particolarmente portato. I cortigiani però, attirati dalla grande somma di denaro di cui il giovinetto disponeva, lo introdussero alle arti amatorie attraverso ragazzi della loro età. I loro elogi viziarono il giovane, il quale trattava tutti come servi. Una malattia veniale, lo portò via, dopo qualche giorno in stato di incoscienza. Dopo la sua morte, Zenone si rabbuiò ulteriormente. Non riuscì a deporre la discendenza sul fratello Longino, imprigionato per ruberie e corruzione. All’interno del Senato, fu processato ed ucciso Pelagio, un esponente sul quale giravano voci favorevoli riguardo la successione. L’imperatore delle montagne, il barbaro capo-tribù che aveva conquistato il trono dell’Impero Romano d’Oriente, era ormai vecchio, stanco e sospettoso. Un attacco di epilessia lo portò via il 9 Aprile del 491.

autore: GIONATA CASTALDI

Bibliografia essenziale:

Bury J.B. History of the Later Roman Empire , Dover Books, 1923
Grant M., Gli Imperatori Romani, Newton & Compton, 2000
Francovich Onesti N., I Vandali, Carocci, 2002
Brooks, E. W. The Emperor Zenon and the Isaurians. April 1893

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Di Nicola

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