Il primo atto di Basilio dopo aver eliminato Michele III fu la sostituzione di Fozio, ed il reinsediamento di Ignazio sul soglio patriarcale. Basilio aveva bisogno di alleati e pensò di trovarli nel partito popolare, d’altronde Michele con una battuta particolarmente indovinata aveva detto “che Fozio era il Patriarca di Barda e Ignazio quello dei Cristiani”. L’idea di Basilio era di riconciliarsi con Roma, e il suo primo atto eseguiva la volontà del Papa, cacciare Fozio. Nell’869 si tenne un concilio detto Ignaziano in cui vennero condannati Fozio ed i suoi sostenitori; Basilio tenne una condotta molto prudente, non voleva apparire come nemico dei moderati pur appoggiando Ignazio. Tre giorni dopo la chiusura del concilio arrivò un’ambasciata bulgara: Boris non era molto soddisfatto del rapporto con Roma e tornò a rivolgersi a Costantinopoli. Basilio e Ignazio concessero la nascita di un arcivescovato bulgaro dipendente da quello bizantino assicurandosi così la fedeltà della chiesa bulgara per sempre ed il definitivo ingresso della Bulgaria nella sfera d’influenza bizantina. Basilio capì che con ciò la sua alleanza con Roma era fallita, il papato non poteva tollerare la perdita della diocesi bulgara per cui dopo pochi anni Fozio venne richiamato a Costantinopoli come insegnante dei figli di Basilio.

Il fronte arabo grazie ai successi degli anni precedenti era tranquillo, e problemi per Basilio vennero dai Pauliciani: costoro cominciarono una serie di scorrerie in tutta l’Asia Minore raggiungendo Nicomedia, Nicea e occupando Efeso dove la chiesa di San Giovanni venne trasformata in una stalla. Basilio alla testa delle sue truppe, grazie anche ad un provvidenziale terremoto, conquistò la capitale dei Pauliciani, Tefrice, nell’872 e fece decapitare il loro condottiero. Questi bellicosi eretici furono in parte convertiti e in parte deportati in Tracia da dove contribuiranno alla nascita del Bogomilismo, ma alcuni gruppi piuttosto che sottomettersi preferirono unirsi agli arabi. Basilio ora che aveva le spalle coperte attaccò gli arabi occupando Zapetra e Samosata ma davanti a Melitene subì una cocente sconfitta (873). Fortunatamente il Domestikos Andrea lo Scita sconfisse a Podano l’Emiro di Tarso, e l’anno seguente una nuova spedizione penetrò in Cilicia raggiungendo Adana; in questa spedizione si distinse Niceforo Foca il Vecchio.

Basilio cambiò completamente politica verso le regioni occidentali. Dopo anni di disinteresse Bisanzio tornò ad essere protagonista: nell’868 la flotta bizantina liberò dall’assedio saraceno la città di Ragusa in Dalmazia, le città e le isole della regione vennero unite nel Tema di Dalmazia con capitale Spalato. Nell’871 viene eliminato l’emirato di Bari con l’aiuto dell’imperatore Ludovico, nell’875 il principe Adelchi di Benevento diviene tributario di Bisanzio, nell’878 Siracusa cade nelle mani arabe, nell’880 l’ammiraglio Nasar sconfisse gli arabi alle Lipari e la sua flotta operò nel Tirreno, nell’881 viene riconquistata Taranto e il duca di Salerno diviene tributario dei Bizantini. Nell’883 lo stratego Stefano Massenzio sbarca in Italia e comincia a cacciare gli arabi dalla Calabria, nell’885 il suo posto viene preso da Niceforo Foca il Vecchio che alla testa di una legione di Pauliciani convertiti occupa le ultime piazzaforti in Calabria di Santa Severina e Amantea e diviene padrone della costa del golfo di Taranto unendo così i possedimenti della Puglia e della Calabria.

Notevole fu anche la sua politica missionaria: oltre ai Pauliciani egli puntò al consolidamento del cristianesimo in Bulgaria e alla conversione dei popoli slavi come i Serbi e le varie tribù dell’entroterra dalmata. Alla morte di Ignazio (877) Fozio tornò ad essere Patriarca, il nuovo Papa Giovanni VIII decise di riconoscere il vecchio antagonista di Roma ma cercò di imporre delle condizioni come la restituzione della diocesi bulgara a Roma e le scuse di Fozio al papato. Tra l’879 e l’880 si tenne un concilio, l’VIII secondo il computo orientale, in cui Fozio emerse ancora in tutta la sua abilità non acconsentendo a nessuna delle principali richieste papali; Giovanni si dimostrò pragmatico, approvò le decisioni del concilio e ringraziò calorosamente gli imperatori “Basilio, Leone e Alessandro sia per avere inviato la loro flotta sia per averla messa al nostro servizio per la difesa della terra di San Pietro”. Nell’880 il Papa riconobbe l’uso della lingua slava nella liturgia, la missione in Moravia iniziata nell’863 e la vicenda di Costantino e Metodio attraverso molte difficoltà sembravano aver avuto l’avvallo definitivo di Roma, ma fu solo una breve parentesi: assieme al riconoscimento della liturgia Metodio non vide riconfermata la sua carica di Arcivescovo della Moravia, ed infatti su richiesta del Principe Svatopluk venne nominato il nemico di Metodio, Vichingo, un membro del clero Franco. Il nuovo arcivescovo pochi anni dopo la morte di Metodio (855) convinse il nuovo Papa Stefano V a cancellare la liturgia slava, vanificando l’opera dei due fratelli missionari, in Moravia e in Pannonia che caddero per sempre sotto l’influenza di Roma. Basilio attraverso l’attività missionaria cercò di condurre verso l’ortodossia i popoli vicini e attraverso il diritto di renderli più civili. Per quanto non certamente colto egli proseguì l’opera di Barda con l’aiuto di Fozio, ”purificando il diritto antico“ come ebbe a dire.

Basilio non potè né completare né pubblicare tutta l’opera dei Basilici, non ne ebbe il tempo, ma possono essergli attribuiti due manuali: il Procheiron e l’Epanagoge che traggono sia dal diritto di Giustiniano sia dall’Ecloga di Leone III, specie per la sezione matrimoniale. Nell’Epanagoge vi è la teoria dei due poteri, sicuramente opera di Fozio, i diritti e i doveri dell’Imperatore e del Patriarca sono definiti in maniera che deve essere apparsa quanto mai accettabile a Roma dato che all’indipendenza del potere spirituale viene dato un posto importante che mal si accorda con le accuse di cesaropapismo lanciate contro Bisanzio, ingiustamente.

Basilio era stato rattristato dalla morte del suo primo e prediletto figlio, Costantino (879); a succedergli al trono aveva designato a malincuore il suo secondogenito Leone. Basilio detestava, contraccambiato, questo suo figlio: forse aveva dei dubbi sul fatto che fosse proprio figlio suo: non dimentichiamo che l’Augusta Eudocia prima di essere sposa di Basilio era stata amante di Michele III, o forse erano solo incompatibili tra loro. Quando Basilio, il primo Macedone, muore a causa di un incidente di caccia il 29 agosto dell’866, gli succede Leone come degno erede.

autore: MIRKO RATTI

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Di Nicola

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