Leonzio I

Prefazione  

Quest’articolo,più che una biografia,vuole dare una panoramica completa dell’ambiente in cui comparve il personaggio trattato e gli episodi  precedenti e successivi alla sua comparsa.

Basilisco permise ad Armazio,in quanto parente,di vedersi liberamente con l’imperatrice Elia Zenonis. Tra i due nacque un rapporto intimo e dal momento che entrambi erano di non comune bellezza,si innamorarono l’uno dell’altro. Iniziarono a scambiarsi occhiatine amorose, cercare i loro sguardi per poi sorridersi amorevolmente;erano però costretti a nascondere la loro passione[…]. Essi confidavano i loro problemi a Daniele,un eunuco,ed a Maria,un’ostetrica,la quale a malapena riuscì a guarire la loro pena d’amore facendoli incontrare e fare le cose intime. Poi,l’imperatrice Zenonis convinse l’ignaro Basilisco a dare il più importante incarico della città al nipote.

Così descrive uno storico,alla maniera di Michele Psello,l’amore tra Armazio,nipote dell’imperatore Basilisco, e l’imperatrice Elia Zenonis. In una precedente biografia abbiamo già tracciato la vita di questo imperatore e la sua tragica fine,degna,come dissi al tempo,del Conte Ugolino e dell’arcivescovo Ruggieri del Canto XXXIII dell’Inferno della “Divina Commedia”. Basilisco,con Elia Zenonis ed i loro tre figli avevano terminato i loro giorni murati vivi in una cisterna secca,senza cibo,né acqua. Ed Armazio?Ripartiamo dal principio. Elia Zenonis riuscì a convincere il marito imperatore a nominare il nipote magister militum. Armazio,dopo questo ed altri favoreggiamenti ricevuti dallo zio,si esaltò oltre ogni misura. Per natura-dicono le fonti-egli,oltre che di straordinaria bellezza,era effeminato e crudele. Teoderico Strabone,altro magister militum,aveva favorito l’ascesa di Basilisco al trono. Adesso invece si ritrovava questo ragazzino come collega. La sua rabbia fu tale,che non di rado lo si sentì additare Armazio come un “pallone gonfiato”,senza altri interessi fuorché la propria toeletta e la cura del corpo. Inoltre tra il popolo girava una voce:sotto il regno di Leone,pare Armazio stesso avesse punito dei ribelli traci amputandogli le mani. Inoltre,tutte le volte in cui l’imperatrice Zenonis lo esaltava,egli si sentiva talmente orgoglioso di sé da andare all’Ippodromo vestito da Achille a dar spettacolo. La popolazione,come accennato nella precedente biografia su Basilisco,gli aveva affibbiato il soprannome di “Pyrrhus”,ossia “guance rosee”. Questo naturalmente aveva preliminarmente uno scopo denigratorio verso il giovane Maestro dei Soldati. Armazio invece lo prese come un complimento riguardo il suo presunto valore,e si gonfiò ulteriormente. “Più che Pirro”,continua uno storico,”egli era perditempo e vanitoso come Paride”. La confusione conseguente i venti mesi di regni di Basilisco aveva convinto Zenone ad armare un esercito e partire dal rifugio sui monti dell’Isauria. Basilisco,colto dal panico,inviò il nipote Armazio contro l’Isaurico. Zenone allora inviò ambascerie segrete al giovane comandante inducendolo a passare dalla sua parte. In cambio  avrebbe ricevuto la carica di Maestro dei Soldati a vita ed a suo figlio,ironia della sorte,di nome Basilisco,avrebbe conferito il titolo di Cesare. Armazio decise di dar credito alle promesse ed evitò il tragitto seguito dalle armate di Zenone,giungendo in Isauria da tutt’altra parte. Per Basilisco fu la fine;Zenone,entrato a Costantinopoli nell’Agosto del 476,esiliò Basilisco,Elia Zenonis ed i figli Marco,Zenone e Leone a Cucusus. Poco dopo furono tutti e cinque murati vivi. Armazio fece ritorno in città chiedendo la ricompensa promessa. Il figlio Basilisco fu nominato Cesare a Nicea ed il giovane rimase Magister Militum. Tempo dopo,Illo,isaurico astuto ed amico di Zenone,convinse quest’ultimo a far assassinare Armazio. Così fu fatto. A compiere l’assassinio fu  Onoulf,Magister Militum per Illyricum, e fratello di Odoacre. Il figlio Basilisco,dopo la morte del padre,fu fatto monaco. Questo successivamente,come Evagrio Scolastico ci indica,raggiunse la dignità episcopale.

La rivolta di Teodorico

Ai fatti appena narrati seguì poco dopo un’altra rivolta,quella di Teodorico Strabone,un militare anch’esso isaurico. Questo si era allontanato da Basilisco per la nomina di Armazio,ma adesso era deciso a rientrare con impeto nella scena politica. Dopo aver riunito le proprie forze in Tracia si mosse verso la Città d’Oro saccheggiando qualsiasi cosa fino al Ponto. Qui,proprio mentre preparava l’assedio contro Bisanzio,alcuni tra i suoi più intimi compari,sospinti da Zenone,attentarono alla sua vita. Sfuggito al complotto Teodorico iniziò la ritirata e poco dopo si ritrovò con i reparti dimezzati,dopo una vera e propria diserzione di massa. Morì in maniera alquanto curiosa:nella sua tenda vi era una lancia appesa,come era costume tra i barbari. Un giorno,volendosi addestrare,si fece portare un cavallo. Ed essendo lui solito addestrarsi in solitudine,montò sulla sella. Il cavallo,un ardimentoso ed ingovernabile animale,s’impennò all’improvviso e Teodorico,non osando prendere le redini per paura la bestia potesse franargli addosso,fu sbalzato in molte direzioni. Improvvisamente andò a scontrarsi obliquamente contro la lancia,che gli perforò un fianco. Dopo esser stato soccorso,gemette per alcuni giorni nella propria tenda per poi morire. Zenone aveva ancora vinto.

Cospirazioni di palazzo

Pochi anni dopo la morte di Teodorico Strabone e la restaurazione di Zenone,il già citato magister militum Illus aveva acquisito tanto potere,da poter essere indicato come uno degli uomini più influenti dell’Impero. Nel 478 ricoprì la carica di console,quasi contemporaneamente fu nominato magister officiorum,ossia ministro degli interni. Come se non bastasse fu anche innalzato al rango di patrizio. Unico dilemma,egli era detestato dalle due imperatrici Verina ed Ariadne. Queste lamentavano la sua enorme influenza su Zenone ed allo stesso tempo vedevano di cattivo occhio la sua ascesa. Fu proprio Verina ad organizzare una congiura per l’assassinio del potente patrizio. Ella istigò il prefetto Epicino,il quale ingaggiò un soldato barbaro affinché compiesse il misfatto. L’attentato fallì:il barbaro comunicò il nome di Epicino. L’imperatore,venuto a conoscenza della situazione,privò Epicino della prefettura e lo affidò ad Illus. Questo si limitò a rinchiuderlo dentro un castello in Isauria. Dopo un po’ di tempo,il potente barbaro andò in Isauria ad interrogare il prigioniero. Alla fine anche il nome dell’imperatrice madre saltò fuori. A questo punto,probabilmente come compenso,Illus offrì ad Epicino la possibilità di tornare nella Capitale. L’ex prefetto del pretorio rifiutò,almeno finchè a Costantinopoli fosse rimasta Verina. Con questa richiesta Illus tornò a Costantinopoli. Era l’inverno del 479. Zenone incredibilmente acconsentì a consegnare l’imperatrice  al magister officiorum. Inviata a Tarso,Verina fu tonsurata a forza e rinchiusa nella fortezza di Dalisandus,nella decapoli dell’Isauria. Illus fu poi inviato nell’Illirico ed in Tracia,ove il pericolo di un assalto ostrogoto alla stessa Città d’Oro aveva messo in guardia le armate imperiali. Inoltre,il 25 Settembre del 479,le mura Teodosiane erano state seriamente danneggiate da un terremoto. Un assedio in quel periodo sarebbe stato fatale. Nel frattempo l’imperatore si era messo in marcia lui stesso con l’esercito,ottenendo però scarsi risultati. Fu poco convincente nel dirigere la campagna. Alcuni lo accusarono di codardìa. Secondo altre fonti,fu la paura di un’insubordinazione dell’esercito a convincerlo a richiamare Illus e lasciare le redini della conduzione militare.

Il secondo monito:la rivolta di Marciano

Il trattamento a cui Verina era stata sottoposta,diede,sempre verso la fine del 479,il pretesto per una nuova ribellione. Marciano,figlio del defunto imperatore d’Occidente Antemio,era sposato con Leonzia,figlia di Leone I,e reclamò il trono poiché egli era marito di una porfirogenita. Inoltre,questo strano ed ardimentoso uomo era stato adottato da Verina,la quale reclamava adesso aiuto. Marciano,alleato con il fratello Procopio,sfruttò l’antipatia della popolazione e della residua fazione gota per raccogliere forze attorno a sé. I due fratelli di illustra famiglia,si riunirono vicino al Foro di Teodosio,nella casa di Cesario. Anche le truppe in praesenti,ossia del quartier generale si unirono ai rivoltosi. A questo punto si puntualizzò il piano:uno dei fratelli avrebbe marciato verso il palazzo,l’altro verso la casa di Illus. Le poche truppe imperiali fedeli a Zenone furono sconfitte,l’imperatore sfuggì per un soffio. I soldati lealisti si dispersero,bombardati da una fitta sassaiola lanciata dalla popolazione ribelle. Durante la notte,però,Illus,richiamato in fretta,infiltrò nella città una legione di Isauri proveniente da Calcedonia. Il giorno dopo le truppe ribelli,colte di sorpresa,furono sconfitte. Marciano,catturato,fu fatto prete e mandato in Calcedonia. Leonzia si chiuse in convento. Poco dopo il ribelle,uomo tenace ed abile,evase,si riorganizzò ed attaccò Ancyra(attuale Ankara). Ivi fu sopraffatto da Trocundes,fratello di Illus,e rinchiuso con la moglie in un castello in Isauria. Poco dopo Teodorico Strabone morì nella maniera sopra detta. Il solito Evagrio Scolastico ci dà qualche particolare in più riguardo la sconfitta di Marciano a Costantinopoli. Egli non colse l’attimo e non riuscì o non potè chiudere l’affare con Zenone la notte stessa in cui Illus infiltrava forze lealiste. Dopo la sconfitta,Marciano si rinchiuse nella chiesa degli Apostoli,dalla quale fu preso a forza. Il resto,come si suol dire,è storia.

Il preludio e l’inizio della rivolta 

Poco tempo dopo Ariadne chiese al marito imperatore di accogliere di nuovo la madre Verina nella Capitale. Zenone,ovviamente disinteressato,indirizzò la moglie ad Illus,dicendo spettasse a lui qualsiasi eventuale decisione in merito. Ariadne si risolse di andare dal ministro degli uffici e gli chiese in lacrime di rilasciare la propria madre. Illus rispose:”Perché la volete indietro?Potrebbe mettere al trono un altro imperatore soppiantando tuo marito.” Dopo il rifiuto l’imperatrice non si diede per vinta  ed tornò da Zenone:”Chi dei due  comanda nel Palazzo?Illus od io?” disse. Tarasicodissa rispose:”Fai come vuoi. Io preferisco te.” E così si mise in atto una nuova congiura. Sporazio o Sporacio,una guardia delle Scholae tra le più esperte,fu incaricato di togliere di mezzo l’ormai scomodo isaurico. L’attentato si svolse all’entrata dell’Ippodromo,durante uno spettacolo. Vibrando il colpo alla testa,Sporacio tagliò di netto l’orecchio destro al magister officiorum. Questi,accortosi del pericolo,trucidò la guardia delle Scholae sul posto. Illus riuscì ad intuire la complicità dell’imperatore in tutto questo e,dopo essersi medicato,chiese un momentaneo trasferimento ad Est. Zenone acconsentì e lo nominò Magister Militum della parte orientale. Una quarta e più terribile ribellione stava per colpire l’ignaro imperatore. Stavolta una sanguinosa guerra civile avrebbe colpito l’Est e l’Ovest dell’Impero. Mancava solo una cosa ad Illus per dare inizio alla rivolta:un nuovo pretendente al trono.

La ribellione

Zenone aveva addirittura dato la possibilità ad Illus di innalzare nuovi governatori nelle maggiori città orientali. Illus,con un suo ben preciso piano in mente,avanzò verso Antiochia con un gran seguito,ove troviamo personaggi illustri quali Marso ed il quaestor pagano Pamprepio. Il nuovo magister militum orientale andò a Papirius ove era rinchiusa Verina e la liberò. A questo punto nella Città d’Oro la corte imperiale cominciò ad intuire qualcosa. Fu mandato un colto uomo,di origini siriane o trace,il quale attraverso la carriera militare aveva raggiunto il rango di patrizio. Si chiamava Leonzio. L’imperatore sapeva di avere le mani legate. Ad ovest infuriavano le battaglie contro gli Ostrogoti e non v’erano vere e proprie armate a disposizione. Era il 481. L’imperatore inviò dunque Leonzio ad Antiochia,ove Illus risiedeva,per chiedere la restituzione di Verina. Il capo isaurico,non solo rifiutò,ma convinse Leonzio ad unirsi alla rivolta. A questo punto Zenone procedette per le vie ecclesiastiche. Nello stesso anno esordì l’Henotikon,un documento che teoricamente avrebbe dovuto conciliare monofisiti e calcedoniani. Cosa c’entra l’uscita di questo documento con la rivolta orientale,vi domanderete voi. Ebbene c’entra eccome. Bisogna sapere che Illus,per aumentare il numero di ribelli cercò e trovò appoggio soprattutto presso i Calcedoniani. Zenone,si sapeva,era difatti monofisita. Con l’Henotikon nei piani dell’imperatore si sarebbe dovuto togliere terreno fertile alla nuova ribellione. La cosa non andò proprio così. Molti Calcedoniani,come molti monofisiti,non accettarono l’Henotikon e non si scostarono di un millimetro dalle proprie posizioni. Nel frattempo i ribelli tentarono subito di annettere al nuovo regno orientale, l’Egitto. A tal proposito fu mandato il pagano filosofo e questore Pamprepio ad Alessandria,ove egli negoziò un’alleanza con l’allora patriarca Giovanni Talaia. S’era già nel 482. Il tutto sembrava andare per il meglio,e la provincia egiziana era sul punto di passare dalla parte dei ribelli,quando a Giugno dello stesso anno Talaia fu deposto a favore di Pietro Mongo,aperto monofisita ed amico di Zenone. Il nuovo patriarca organizzò una manifestazione anti-pagana e Pamprepio dovette tornare ad Antiochia,lasciandosi alle spalle veri e propri pogrom cristiani contro la popolazione pagana. Illus,vero manovratore del movimento in Oriente,non si diede per vinto. Dispacci furono mandati al Re dei Re in Persia ed ai satrapi che governavano l’Armenia. Una lettera giunse anche alla corte del Rex e patrizio Odoacre. Quest’ultimo rifiutò,mentre gli altri due promisero aiuto nel momento decisivo. Nel Gennaio del 484,quando ormai la guerra civile era alle porte,i Persiani furono sconfitti dagli Eftaliti ed il Re dei Re fu ucciso. L’impegno degli alleati non potè essere mantenuto. Si delineavano ormai le due parti:calcedoniani e pagani con Illus,monofisiti e barbari con Zenone.  L’Oriente sarebbe andato contro l’Occidente.

Leonzio I imperatore d’Oriente.

Zenone mandò subito un’armata ,comandata da Conon,prete di Apamea,e Linges,un fratello bastardo del defunto imperatore Leone I. Illus,frattanto, strinse alleanza con Verina,ma qualcosa andò momentaneamente storto. Il nuovo imperatore non sarebbe stato Leonzio,come tutti s’aspettavano,ma,almeno per il momento,Marciano,il fautore della ribellione sopra menzionata. In un secondo momento le cose cambiarono. A Tarso,con la legittimazione di Verina,fu incoronato imperatore apertamente calcedoniano,Leonzio I. Missive  furono inviate a tutte le province orientali ed in Egitto. Il documento,fortunatamente pervenutoci,pare esser stato scritto da Verina in persona. Ella comunicava ai governatori orientali di aver dato lei la corona a Zenone,e che,vista la sua avarizia,di averla voluta passare  al pio e calcedoniano Leonzio I. Quivi si insiste molto sulla pietas di Leonzio,e ciò sottolinea la volontà di riunire sotto un’unica bandiera i calcedoniani. La proclamazione avvenne il 19 Luglio 484. Il 26,una settimana dopo,Leonzio entrò in Antiochia,prese possesso della zecca e stampò aurei con la sua effigie. Subito dopo nominò due astrologi di corte,di cui uno fu sicuramente il pagano Pamprepio. L’oroscopo ovviamente dava come responso un’imminente vittoria del nuovo imperatore. Palchus,altro astrologo contemporaneo ai fatti e grazie al quale ci è pervenuto l’oroscopo di Leonzio,spiega come i due astrologi di corte avessero tralasciato certe date,probabilmente per evitare un altro tipo di veggenza. Secondo atto del governo orientale,nominare magister militum Pamprepio. Da questa nomina e dall’appoggio incondizionato dato dai pagani alla rivolta,deriva l’imprecisa annotazione di Norwich,secondo cui Leonzio fu un imperatore pagano,quasi ad intendere fosse un neo-Giuliano. Come abbiamo visto così non fu. Qualche particolare in più ci arriva di quella settimana tra il 19 ed il 26 Luglio 484. Prima di tutto,non tutte le province orientali avevano accettato la nuova proclamazione,e Calcis ed Edessa sbarrarono le porte ai ribelli. Secondopoi non sappiamo se l’esercito ribelle occupò Antiochia o se la città stessa accolse il nuovo signore. La varietà delle fonti lascia libero spazio ad interpretazioni e congetture. Zenone naturalmente non rimase con le mani in mano:nominò Giovanni di Scizia nuovo Magister Militum e lo mandò con Teodorico l’Amalo ed i suoi ausiliari Ostrogoti contro i ribelli. Questi nel frattempo avevano respinto l’armata guidata da Conon e Linges. Teodorico l’Amalo si vide aiutato anche dai Ruggii,guidati da un figlio di Aspar,Ermenrico. La battaglia ebbe luogo vicino all’Isauria ed i ribelli furono sconfitti. Il sogno di giungere a Costantinopoli era finito. Con pochi fedeli,Leonzio I,Illus e Verina si rinchiusero nella fortezza di Cherris. Questa era stata fatta edificare ed approvvigionare da Zenone stesso per qualsiasi eventualità. Non v’era nemmeno un passaggio per giungervi,ad eccezione di uno stretto cornicione ove non potevano passare nemmeno due persone insieme. Era l’autunno del 484. Verina morì nella fortezza dopo pochi giorni. L’assedio durò ben quattro anni,sino al 488,quando,per un tradimento interno,la fortezza aprì le porte e Leonzio I ed Illus finirono decapitati e le loro teste  affisse su picche a Costantinopoli. Fortunatamente sull’ultimo assedio abbiamo qualche particolare in più. Nel 486 le truppe di Teodorico si distrassero dal loro compito e gli assediati ebbero modo di approvvigionarsi ulteriormente. Sempre nello stesso periodo Pamprepio fu messo a morte nella fortezza,poiché aveva sbagliato a leggere le stelle ed era stato consigliere poco accorto. Illus avanzò anche delle proposte di pace,puntualmente rifiutate,e fu preso dallo sconforto,dandosi ad un’assidua lettura e passando il comando della guardia ad Indaco. Quest’ultimo fu il traditore che due anni dopo aprì le porte. Egli si mise d’accordo con il marito della vedova di Trocundes,il fratello di Illus,e consegnò i capi ribelli ad un segnale convenuto.

In conclusione

Se devo essere sincero,quando mi accinsi a studiare la vita di questo singolare usurpatore,non avrei mai creduto di potermi imbattere in tali avvenimenti. Ad avermi incuriosito fu una frase,sbrigativa ed inesatta a dir la verità,di Norwich,quando nel suo “Bisanzio” scrive a proposito di Leonzio I:”Ma poco dopo scoppiava una rivolta in Siria ove un certo Leonzio tentava di riaffermare l’antica religione pagana.” Da quel che ne ho desunto,Leonzio era battezzato e cristiano,di temperamento calcedoniano. Certo,la frase di Norwich non è errata,solo inesatta. Sarebbe sbagliato tacere le speranze che questo ribelle siriano provocò nella popolazione pagana di tutto l’Impero d’Oriente. Le più alte menti pagane del secolo vedevano in Pamprepio il loro capo. Questo era stato nominato magister militum,era consigliere di Illus e Leonzio,e soprattutto era pagano. Vorrei allo stesso tempo sottolineare un concetto:Leonzio I non impostò mai il proprio movimento sul paganesimo,né sulla popolazione pagana. Egli faceva dei calcedoniani la propria bandiera. Semplicemente tollerava i culti degli Dei. Esattamente però,perché i pagani si schierarono con il ribelle?In parte l’abbiamo già detto:Leonzio I era più tollerante di Zenone e della chiesa a Costantinopoli. L’intolleranza del governo cristianissimo aveva iniziato a manifestarsi e Giustiniano con la chiusura della scuola di Atene,avrebbe culminato il progetto di un Impero unito e cristiano. I pagani volevano proprio questo dal nuovo imperatore:tolleranza. In Caria,la popolazione pagana ancora maggioritaria offrì sacrifici per la vittoria del triumvirato ribelle composto da Illus,Leonzio I,Pamprepio. Tra questi pagani si distingueva il grande fisico e filosofo neoplatonico Asclepiodoto,pupillo di Proclo. Non tutto l’Oriente era con Leonzio I governatori monofisiti non aprirono le porte ai ribelli,preferendo aspettare l’intervento di Zenone,chiusi entro le mura. Ad Occidente però Leonzio I aveva larghi consensi. Cito per esempio la pagana Atene,che aveva conosciuto Pamprepio da giovane e simpatizzava verso Leonzio I. Alla caduta di questo,i pagani accusarono Pamprepio  di tradimento alla causa. Non aveva saputo consigliare bene e portare a termine la sacra missione. Per questo Illus ne aveva ordinato la decapitazione,per questo i pagani non lo perdonarono. 

autore: GIONATA CASTALDI

 Bibliografia :

“History of the later Roman Empire” by J.B.Bury
“Emperor Zeno and the Isaurians”    By Brooks
“Giuliana la committente” di Carmelo Capizzi “Bisanzio” di J.J.Norwich

Fonti :
“Evagrio Scolastico-Storia della Chiesa” “Damascius -Vita Isidori”
“Zacharias -Vita Severi”

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Di Nicola

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