L’archivista a Bisanzio: il chartoularios e il chartophylax 

Tra gli ingranaggi della complessa ma efficace macchina burocratica bizantina, trova una collocazione quasi ideale una figura amministrativa indispensabile, in ogni governo d’ogni tempo, all’efficiente e ordinato funzionamento dell’apparato statale: stiamo parlando del curatore, conservatore e responsabile degli archivi documentali di natura giuridica, fiscale, militare, politica e diplomatica, persino culturale che da sempre costituiscono la testimonianza scritta della gestione diretta del potere. E in un Impero marcatamente burocratizzato, il ruolo del Chartoularios non poteva essere secondario, visto che spesso il suo ruolo andava oltre quello della semplice natura impiegatizia.

Dal greco χάρτης (“documento ufficiale”), iltermine χαρτουλάριος designa infatti quel funzionario amministrativo che, nel tardo Impero Romano ma soprattutto a Bisanzio, a partire dal IV sec., era preposto alla custodia e responsabilità di molteplici uffici in seno sia al governo centrale (il “Palazzo”) sia ai governi periferici (Prefetture, Diocesi, Province e, a partire dal VII sec., i Temi), ma le funzioni variavano in base ai “settori” di attività. Questo personaggio è storicamente attestato fin dal 326 (sotto Costantino I), quando la parola χαρτουλάριος appare per la prima volta nei documenti di cancelleria di diversi prefetti del pretorio, magistri militum ecc..  A dire il vero, ruoli di responsabilità simile spesso sono stati ricoperti da diverse figure, e specie in determinati periodi storici (come ad esempio agli inizi del VII sec., quando fu introdotta una graduale ma incisiva riforma amministrativa) si ebbe una proliferazione di nuove cariche, accompagnata dalla soppressione e/o sostituzione di vecchie, tale da rendere arduo, oggi, individuare il sottile confine che marcava gli ambiti di competenza assegnati. Pensiamo ad esempio alla scomparsa della figura del prefetto del pretorio, sostituita in larga parte (e non solo essa) dal nuovo funzionario detto logoteta, a cui si accompagnò un proliferare di uffici più piccoli che, complicando il già ricco disegno amministrativo nel governo dell’Impero, ebbe però il vantaggio di assicurarne una gestione più puntigliosa. Oppure, per citare altri esempi, si pensi allo svuotamento del ruolo del magister officiorum (che rimase poco più che un titolo) e alla definitiva scomparsa del magister militum, sostituito dallo stratega. Insomma, un adattamento continuo, tra cariche sovrabbondanti e  drastiche riduzioni, alle vicende politico-militari dell’Impero.

Ma torniamo a noi. Per poter collocare il Chartoularios nell’organigramma istituzionale bizantino e individuarne le mansioni, un preziosissimo aiuto ci viene offerto dalle ricerche combinate di due importanti studiosi: il britannico John Bagnell Bury e, in epoca molto più recente, il russo Alexander Petrovich Kazhdan. Dai loro studi emerge una vivace varietà di Chartularii, la maggior parte dei quali subalterni al logoteta, ma alcuni di essi con specifici ruoli di responsabilità primaria. Non solo. Bury ci dà anche notizia di una schola chartulariorum, organizzata da Giustiniano all’interno della Prefettura del Pretorio d’Africa, presso la quale gli aspiranti archivisti potevano dedicarsi con zelo alla loro formazione, a testimonianza dell’importanza che il Sistema attribuiva a questa particolare funzione impiegatizia. Ecco una carrellata delle tipologie più ricorrenti nelle fonti:

–       i Chartularii della strada (χαρτουλάριοι το [ξέως] δρόμου), subalterni al Logoteta del medesimo ufficio (λογοθέτης το δρόμου), attestato dalle fonti a partire dal 760. Tale Chartulario quasi certamente svolgeva mansioni di responsabilità legata all’aspetto fiscale del servizio postale, oltre che della manutenzione stradale. Non scordiamo infatti che, all’epoca e fino a non troppi decenni fa, le poste viaggiavano a cavallo, e solo una buona tenuta delle strade poteva garantire un servizio efficiente;

–       i Grandi Chartularii del Dipartimento (χαρτουλάριοι μεγάλοι τοῦ σεκρέτου) in seno al Genikon, ossia il dipartimento del Fisco imperiale (quello che oggi potremmo definire Ministero delle Finanze);

–       i Chartularii della Tesoreria Provinciale (χαρτουλάριοι τῶν ἀρκλῶν, lett. “della scatola”), detti anche  Chartularii Esternio delle Province (ἔξω χαρτουλάριοι τοῦ γενικοῦ), anch’essi interni al Genikon: assieme ai Grandi Chartularii si occupavano di amministrare le Finanze e regolare l’imposizione e la riscossione dei tributi sia a livello centrale che periferico. Naturalmente, ci riferiamo all’aspetto direttivo-gestionale relativo alle Casse e alle Tasse, non al maneggio monetario e alla riscossione diretta, che invece spettavano a particolari figure esattoriali interne al dipartimento, definite epoptai e dioiketai;

–       il Chartularius Residenziale (χαρτουλάριος τοῦ οἰκιστικοῦosemplicemente ο οικιστικός), le cui funzioni in realtà non sono mai state totalmente chiarite: essendo comunque interno al Genikon, è plausibile avesse incarichi legati alla tassazione. Taluni ipotizzano un collegamento con l’amministrazione degli oikoi (domini imperiali). Altre fonti riportano il termine οικιστικός come riferito a un funzionario che  aveva tra i suoi compiti la registrazione di esenzioni fiscali (logisima). Costui divenne, a partire dall’ XI sec., un ufficio indipendente, mentre in taluni documenti sempre di quel periodo appare connesso a funzioni giurisdizionali in diversi Temi (Thrakesion, Boukellarion, Armeniakon, Chaldia). L’ultimo riferimento scritto relativo a questa figura risale al 1088;

–       i Grandi Chartularii dell’Ufficio (χαρτουλάριοι [μεγάλοι] τοῦ σεκρέτου), laddove per Sekreta si intendono gli uffici centrali ridotti, sorti a seguito della soppressione della Prefettura del pretorio nel corso del VII sec. e della frammentazione delle sue funzioni tra gli stessi. Si trattava di ufficiali alle dipendenze del Logoteta Militare (λογοθέτης τοῦ στρατιωτικοῦ, lett. “della cosa militare”), il quale, assieme ai suoi sottoposti, era addetto alla gestione del Fisco inerente le forze armate, ossia le esenzioni o le imposizioni di tasse a carico dei soldati e delle loro famiglie. Queste sono le uniche mansioni direttamente testimoniate dalle fonti storiche, mentre la gestione della leva, della realizzazione di fortificazioni e delle spese militari sono tra le funzioni probabili ma non documentate. Nel medesimo staff del Logoteta operavano anche i Chartularii dei Temi (χαρτουλάριοι τῶν θεμάτων) e quelli dei Tagmata (χαρτουλάριοι τῶν ταγμάτων), i quali si occupavano rispettivamente di curare le finanze delle truppe dei Temi (d’istanza, in genere, in territori limitrofi) e di quelle dei Tagmata (un corpo scelto di fanteria, in genere mercenario, di istanza a Costantinopoli, che taluni imperatori considerarono come Guardia Personale). Dall’XI sec. anche l’ufficio di questo Logoteta iniziò a esercitare funzioni giurisdizionali, mentre le tracce documentali cessano anche in questo caso nel 1088;

–       il Chartulario del Tesoro (χαρτουλάριος τοῦ σακελλίου), responsabile del Sakellion, ossia quel dipartimento alle dipendenze del Genikon che si occupava di gestire la conservazione delle entrate in danaro; Kazhdan, in verità, evidenzia diverse accezioni del termine, estrapolate da diverse fonti di diversi periodi. Anastasio Sinaita, teologo del VII sec., fa riferimento alla funzione di “ricezione” di moneta, mentre Teodoro Balsamo, canonico e patriarca ortodosso del XII sec., alla “gestione e conservazione”. Nel suo Strategikon, infine, l’imperatore Maurizio definisce il Sakellion come una tesoreria utilizzata per ricompensare i soldati tenuti come ostaggi presso i nemici e poi liberati dalla prigionia. Inoltre, al Sakellion facevano capo anche altre funzioni, come quella di stabilire il peso delle monete, i valori standard delle misure (fondamentali nei commerci) e le spese per il divertimento pubblico;

–       il Chartulario del Guardaroba Pubblico (χαρτουλάριος τοῦ βεστιαρίου), responsabile del Vestiarion: anch’esso alle dipendenze del Genikon, a differenza del Sakellion si occupava di gestire le entrate non in danaro ma di beni in natura e di garantire le forniture necessarie al mantenimento dell’arsenale, della flotta e dell’esercito imperiale. Inoltre, fungeva anche da magazzino di merci preziose (oro e argento, gioielli, ecc.); c’è però da osservare che spesso la distinzione di competenze tra uno e l’altro ufficio non era così netta: si ha notizia di stipendi alle truppe versati per metà dal Sakellion e per metà dal Vestiarion. Dopo il XII sec. il Vestiarion divenne la sola ed unica Tesoreria di Stato;

–       il Chartulario del Calamaio Imperiale (χαρτουλάριος τοῦ κανικλείου), in pratica il segretario privato dell’Imperatore, un ruolo di grande responsabilità che il sovrano affidata solo a collaboratori fidatissimi. Nonostante l’apparente umiltà della funzione, essa in realtà nascondeva un importante opportunità di intervento nella redazione di documenti ed atti ufficiali. Si intuisce perciò una non trascurabile capacità di influenzare le decisioni scritte del Palazzo. Non a caso, le fonti riportano nomi di importanti funzionari che hanno ricoperto il ruolo di Chartularii del Calamaio alle dipendenze di diversi sovrani. Il primo riferimento documentale a questa figura risale al IX sec., mentre l’ultimo kanikleios è menzionato nel 1438. L’importanza e la delicatezza del ruolo si deduce anche dal fatto che tale Chartulario agisse da solo, senza staff, quasi fosse un ufficio unipersonale, se si esclude qualche grammatikos alle sue dipendenze.

–       Il Chartulario della Scuderia (χαρτουλάριος τοῦ στάβλου), che in origine era sottoposto al Connestabile (κόμης τοῦ σταύλου, ossia “Conte della Scuderia”), per poi divenire capo del dipartimento a partire dall’XI sec. con l’epiteto di Grande Chartulario. Come si evince dal nome, lo Stavlon era un ufficio responsabile dell’approvvigionamento di cavalli e muli per l’esercito e la corte imperiale, un compito che il Comes divideva col Logoteta dei Muli (λογοθέτης τῶν ἀγελῶν). Se pensiamo che il cavallo e le bestie da soma erano i carri armati, i trattori e le automobili dell’epoca, intuiamo l’importanza di questa figura, responsabile del “parco auto” imperiale e dei mezzi di trasporto militari. Nel distretto di Malagina, in Bitinia, sorgeva un importante distaccamento dell’esercito, la cui responsabilità era affidata ad un apposito Chartulario (χαρτουλάριος τῶν Μαλαγίνων), alle dipendenze di quello della Scuderia.

Le fonti citano diverse altre tipologie di Chartularii non meglio identificati, le cui funzioni, spesso, non vengono neppure menzionate. Come si sottolineava prima, nel corso dei secoli la successione imperiale spesso comportava un ridimensionamento o una proliferazione di funzionari e/o impiegati, le cui mansioni si sovrapponevano o si replicavano, pur appartenendo a dipartimenti diversi.

La figura del Chartoularios, però non fu esclusiva di Bisanzio. La Chiesa di Roma, ad esempio, fin da tempi antichi menzionava tra i suoi “dipendenti” anche taluni Chartularii, con la funzione di sovrintendere ai giudizi ecclesiastici sostituendosi al Papa e di custodire le Sacre Scritture, ma si trattava di un ruolo senza dubbio di responsabilità limitata, non di certo paragonabile a quella degli ominimi bizantini. Più che altro, il Chartulario della Chiesa Romana identificava, letteralmente, quello che può essere definito il “custode delle carte”, intese come documenti ed atti pubblici.

Ben diversa, sempre rimanendo in ambito ecclesiastico, la caratura del Chartophylax della Chiesa bizantina. Attestata fin dal VI sec., questa figura in origine aveva funzioni analoghe a quella del corrispondente romano: ogni monastero importante aveva un proprio Cartofilace, responsabile degli archivi e di tutta la documentazione scritta del cenobio. Esisteva addirittura un corrispondente femminile, definito chartophylakissa, per i monasteri femminili. Col passare dei secoli le sue funzioni, legate alla conservazione archivistica e all’attestazione notarile, crebbero col crescere delle attività sinodali. A partire dal IX sec. infatti il Cartofilace del Patriarcato di Costantinopoli fu considerato il dignitario più importante al di sotto del Patriarca stesso. Nel De officialibus palatii C.politani et de officiis magnae ecclesiae, attribuito (secondo alcuni erroneamente) a Giorgio Codino (XV sec.), il Gran Cartofilace è descritto, oltre che come unico custode di tutti i documenti e gli scritti ecclesiastici, anche come giudice sovrintendente a tutti i giudizi in cui risulta coinvolto il clero di Costantinopoli, redigendo le sentenze e le disposizioni ufficiali del Patriarca: molto simile, in questo, alle mansioni svolte dal Chartulario del Calamaio imperiale, di cui abbiamo trattato in precedenza. Codino continua dicendo che questo funzionario presiedeva il Gran Consiglio del Patriarca, con funzioni magistratuali legate non solo alle cause unicamente ecclesiastiche, ma anche a quelle che sorgevano tra il clero e il popolo. Ben 12 notai agivano alle sue dipendenze. Competenze giudiziarie, ma anche diplomatiche: egli infatti poteva rappresentare il Patriarca dinanzi a dignitari esteri o civili, e persino sostituirlo nel presiedere un Sinodo, oltre a curarne i rapporti con il clero, a riceverne la corrispondenza e ad introdurre chiunque dinanzi al suo cospetto. Competenze anche decisionali, in quanto addetto ad esaminare le candidature al sacerdozio, e dottrinali: infatti il Gran Cartofilace spesso interveniva su questioni canoniche, redigendo EROTAPOKRISEIS, ossia dialoghi (in forma di domanda e risposta) firmandoli col suo stesso nome.

Insomma, una figura tutt’altro che subalterna. E se pensiamo che nel XV sec., prima di giungere in Italia, stimatissimo Cartofilace a Costantinopoli fu Basilio Bessarione (1408 – 1472), insigne umanista e poi cardinale, che per la sua cultura e le sue doti diplomatiche si era guadagnato il profondo apprezzamento dell’imperatore Giovanni VIII Paleologo, capiamo che il ruolo di “archivista”, a Bisanzio, andava ben oltre quello di semplice “guardiano delle carte”.

autore: ANDREA ZITO

Bibliografia:

–       A. P. Kazhdan (a cura di), The Oxford Dictionary of Byzantium, New York and Oxford, United Kingdom, Oxford University Press, 1991

–       A. P. Kazhdan, Bisanzio e la sua civiltà, ed. Laterza, Bari 2007

–       G. Ravegnani, Introduzione alla storia bizantina, ed Il Mulino, Bologna 2008

–       S. Runciman, La civiltà bizantina, ed. Ghibli, Milano 2014

–       J. B. Bury, The Imperial Administrative System of the Ninth Century: With a Revised Text of the Kletorologion of Philotheos, Londra, United Kingdom, Oxford University Press, 1911

–       N. Oikonomidès, Le Monde Byzantin Les listes de préséance byzantines des IXe et Xe siècles, Editions Du Centre National De La Recherche Scientifique, Paris,  1972

–       A. Godeau, Storia Ecclesiastica – Tomo Ottavo, presso A. Zatta, Venezia 1765, pp. 200 – 201

–       G. Moroni Romano (a cura di), Dizionario di Erudizione Storico – Ecclesiastica – Volume II, Tipografia Emiliana, Venezia 1840, pp. 288 – 291, voce “Archivisti della Chiesa Romana”.

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Di Nicola

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