La Puglia, sin dalla Preistoria, è sempre stata un ponte verso l’Oriente e le comunicazioni tra le opposte sponde sono state frequenti e ricche di scambi culturali.
In questo articolo evidenzierò la presenza bizantina in questa regione, soprattutto nelle città costiere.
Procopio di Cesarea ci informa che la guerra greco – gotica coinvolse la Puglia solo nelle ultime fasi del conflitto e la città di Otranto con il suo porto era divenuta una base strategica in questa guerra. Infatti qui sbarcavano le truppe bizantine provenienti dall’Oriente. I Goti cercarono più di una volta di conquistare e sottomettere Otranto, ma la città rimase, anche nei momenti di maggiore difficoltà per i “Romani d’Oriente”, sempre fedele e un sicuro rifugio per la flotta e le truppe bizantine. Invece i porti di Brindisi, Taranto e Siponto fungevano soprattutto in quel periodo storico da luoghi di raccolta della produzione cerealicola pugliese destinata all’esportazione verso Bisanzio. In particolare Siponto mantenne stretti rapporti con Costantinopoli. Infatti il vescovo Lorenzo per la costruzione di due edifici sacri, le chiese di San Giovanni e dei Santi Stefano ed Agata, volle maestranze provenienti dall’Oriente. Anche in altre circostanze giungeranno artisti dalla capitale dell’impero bizantino per lavorare in Puglia. Tutto ciò mette in evidenza l’influenza culturale di Costantinopoli sull’ambiente pugliese.
L’arrivo dei Longobardi in Italia, intorno al 568 d.C., e la nascita del ducato di Benevento, provocarono un mutamento nell’assetto politico della Puglia, dove la presenza bizantina si ridusse alle zone costiere e alla penisola salentina. I Longobardi, non possedendo una flotta, non riuscirono quasi mai ad espugnare città costiere pugliesi. Infatti Siponto, Otranto, Gallipoli, Brindisi e Taranto rimasero saldamente in mano bizantina. I Longobardi cercarono a lungo di conseguire uno sbocco al mare in Puglia, ma il duca Arechi – preso atto degli insuccessi – stipulò una tregua con i Bizantini nel 605 d.C. durata a lungo. Le dispute in Puglia fra Longobardi e Bizantini ripresero intorno alla metà del secolo VII, dapprima per il controllo del santuario di San Michele sul Gargano, successivamente nella primavera del 663 d.C. per la spedizione di Costante II. L’imperatore voleva fortemente limitare il raggio d’azione del ducato di Benevento sulla Puglia. Sbarcò a Taranto con un esercito numeroso, liberando la Puglia dalla presenza longobarda e puntando successivamente alla conquista di Benevento. L’omicidio di Costante II a Siracusa nel 668 d.C. e soprattutto l’abbandono della sua politica militare da parte dei suoi successori, permise ai Longobardi di recuperare i territori precedentemente occupati in Puglia.
La nascita della flotta musulmana provocò il declino del monopolio navale bizantino nel Mediterraneo. La situazione divenne grave con la perdita dell’ isola di Creta ad opera degli Arabi nell’ 827 – 828 d.C. (Creta era fondamentale nel sistema difensivo navale bizantino). A ciò si aggiunge l’attacco dei Saraceni d’Africa alla Sicilia, che nonostante la strenue resistenza bizantina, passò in mano araba (Palermo cadde nell’831 d.C., Siracusa nell’878 d.C.). La caduta della Sicilia causò per i Bizantini la perdita del controllo del Mediterraneo centrale ed un ulteriore indebolimento della loro presenza nell’Adriatico e nello Jonio. La Calabria e la Puglia erano esposte agli attacchi musulmani. Infatti una imponente flotta musulmana nell’ 838 d.C. espugnò e saccheggiò la città di Brindisi. I predoni arabi, prima di ritornare nelle loro basi in Africa, sconfissero il principe longobardo Sicardo, che era accorso con un esercito numeroso. Nell’ 840 d.C. Taranto subisce la stessa sorte. Bisanzio e Venezia ( la città formalmente dipendeva da Costantinopoli, ma in realtà godeva di piena autonomia), visto il pericolo incombente, decisero di intervenire congiuntamente contro le flotte saracene per evitare che i porti e le coste pugliesi fossero conquistati dai musulmani. Nell’ 841 d.C. sessanta navi da guerra veneziane vennero completamente distrutte nel golfo di Taranto dai Saraceni, che l’anno seguente raggiunsero l’alto Adriatico saccheggiando Ancona e sconfiggendo nuovamente i Veneziani. Nell’847 d.C. anche Bari cadde in mani saracene. Pertanto Bari e Taranto divennero possedimenti saraceni e luoghi di raccolta del bottino razziato in Puglia oltre che dei prigionieri, che qui erano imbarcati su navi che li trasportavano nell’Oriente musulmano come schiavi.
Basilio I il Macedone (867 d.C. -886 d.C.) capì che era necessario riorganizzare la marina per consolidare la presenza bizantina nel mezzogiorno d’Italia. Dapprima inviò i Veneziani contro i Saraceni di Taranto, che furono annientati e successivamente la flotta bizantina inviata nell’ 867 d.C. a proteggere Ragusa, ritornò vittoriosa a Bisanzio. L’imperatore sapeva bene che le coste dalmate e greche non potevano dirsi al sicuro se i Saraceni stanziatisi in Puglia non fossero stati sconfitti e allontanati in modo definitivo. Infatti Bari ritornò nelle mani di Bisanzio nell’ 875 d.C. e Taranto nell’ 880 d.C. Tutta la Puglia faceva parte nuovamente dell’Impero Bizantino, più specificatamente del “Thema di Langobardia” e a partire dal 970 d.C. del Catepanato d’Italia.vino
Studiando con attenzione lo sviluppo dei centri abitati pugliesi durante la presenza bizantina, risulta ben presto evidente come i “Romani d’Oriente” preferirono sempre le città costiere a quelle presenti sulle Murge. Consultando i documenti bizantini pugliesi del X secolo risulta evidente come i maggiori centri siano Bari, Brindisi, Gallipoli, Otranto, Siponto e Taranto, tutte città bagnate dal mare. Risultano invece in piena decadenza alcuni centri della Puglia interna come Lucera e Canosa, che nel VII secolo erano in pieno sviluppo.
E’ opportuno ricordare che i Saraceni per tutto il X secolo e gli inizi dell’ XI, attaccarono ripetutamente le roccaforti bizantine pugliesi con esiti altalenanti. Qui voglio ricordare l’assedio a cui fu sottoposta Bari nell’estate del 1002. A capo di questi predoni vi era il “qaid” siciliano Safi. Grazie alla flotta veneziana comandata dal doge Pietro II Orseolo, i Saraceni vennero sconfitti.
Nel corso della plurisecolare presenza bizantina in Puglia giunsero in questa regione truppe provenienti dalla Grecia, dalla Tracia, dalla Cappadocia, dall’Armenia oltre che russo-vareghi, che decisero successivamente di risiedere definitivamente nel “tacco d’Italia”. Inoltre a causa dell’invasione musulmana affluirono profughi dalle regioni orientali dell’impero, in particolare intellettuali e ceti dirigenti. In alcuni casi erano gli imperatori a decidere di inviare coloni o schiavi per ripopolare alcuni territori pugliesi. Per esempio Basilio I inviò coloni da Eraclea Pontica per ripopolare Gallipoli o Leone VI inviò tremila schiavi in Puglia dal Peloponneso, per ripopolare la regione.
A partire dal X secolo in Puglia crebbe notevolmente la produzione del vino e la coltivazione dell’olivo. Una parte del vino prodotto oltre che del rinomato olio erano sicuramente esportati in Oriente. Inoltre sin dall’antichità era coltivato il grano, che era destinato ai mercati esteri.
Non si può non ricordare le numerose saline sul territorio pugliese, dove si producevano il sale “grosso” e quello “raffinato”.
La flotta militare bizantina, in Puglia, aveva le sue basi a Bari, Brindisi, Otranto e Taranto. Il porto di Brindisi, caratteristico per la sua conformazione naturale, non ebbe l’importanza che svolse in età romana. Fu soprattutto Otranto, come già in parte detto in precedenza, il principale porto d’imbarco per l’Oriente e una base navale di rilevanza strategica. Da Otranto partirono le truppe di Giustiniano e Basilio I per riconquistare la Puglia. Sullo Jonio certamente lo scalo più importante era quello di Taranto.
Nel 1071 Roberto il Guiscardo conquistava Bari, capitale del catepanato d’Italia e poneva quindi fine al dominio bizantino in Italia. Le città marittime pugliesi interrompevano bruscamente il loro sviluppo (infatti il governo bizantino lasciava una certa autonomia in sede locale), entrando a far parte di un organismo politico monolitico.

BIBLIOGRAFIA

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W. TREADGOLD, Storia di Bisanzio, Il Mulino, Bologna 2005;
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