Era stata chiamata Atenaide dal padre, sofista e filosofo di Atene ma, per un
caso fortuito del destino, nel 421 d.C divenne Eudocia moglie dell’imperatore Teodosio II.

Già, perché la storia di questa meravigliosa fanciulla dai lunghi capelli biondi
e dal linguaggio forbito, con una preparazione veramente ad hoc in molti
campi del sapere, è più o meno come quella di Cenerentola…dalle stalle alle
stelle.
La vicenda è piuttosto romanzata ed assolutamente affascinante, in cui
leggenda e verità storiche si mescolano abilmente lasciando quell’alone di
curiosità e mistero attorno ad una figura ancora oggi oggetto di studi e
riflessioni.
Più o meno ventenne, dopo la morte del padre e l’amaro in bocca per non
aver avuto accesso all’eredità, Atenaide abbandona la casa e i due fratelli per
trasferirsi a Costantinopoli dagli zii. Spronata dall’ambiente familiare, decise
di rivolgersi quindi all’Augusta Pulcheria e raccontarle il danno subito
affinché potesse intervenire e risolvere la situazione con i beni lasciati dal
padre a solo vantaggio dei maschi di famiglia. Ma il caso volle che Pulcheria
rimanesse affascinata dalla giovane con una dialettica accattivante e di una
bellezza senza uguali e , poiché era in cerca di una moglie per il fratello
Teodosio che la tartassava da tempo, decise di chiamarlo per fargli vedere
questa meraviglia ateniese. Pare che l’imperatore, anche lui sulla ventina,
nascondendosi dietro una tenda con il suo amico e magister officiorum
Paolino, rimase folgorato dalla sconosciuta tanto da sposarla subito dopo.
Leggere le fonti ed interpretare in modo certo e corretto la sequenza dei fatti
è cosa ardua poiché ognuno tende a riportare la vicenda come più gli
aggrada oppure a sorvolarla proprio ignorando ogni avvenimento. Comunque
sia la giovane donzella venne battezzata, essendo pagana, e le attribuirono il

nome più adatto di Eudocia. Il nome, frequente nel Nuovo testamento,
significa “buona volontà, favore”. Sconosciuto nel IV secolo sembra sia stato
coniato appositamente per la giovane Atenaide.
L’amore germogliò in entrambi i cuori e i due vissero a lungo nella
meravigliosa residenza imperiale con la giovane sposa consigliera a fianco
del marito anche nella nascita della nuova Università di Costantinopoli.
Probabilmente influenzò tanto l’imperatore in questo percorso perché gli
insegnanti di greco superarono quelli di latino.
La vita nel palazzo scorreva tra alti e bassi. Il suo arrivo aveva stravolto la
routine quotidiana di Pulcheria e delle sue sorelle sempre prese dalle
preghiere e dalle opere di beneficenza tanto che sembrava di stare più in un
chiostro che nel palazzo imperiale di Costantinopoli. I rapporti tra le due
cognate sembravano idilliaci ma, ben presto, incominciarono ad emergere i
problemi. Una prima pausa di Eudocia ci fu nel 439 quando, dopo il
matrimonio della figlia Licinia Eudossia con il giovane imperatore
d’Occidente Valentiniano III, decise di andare a Gerusalemme per assolvere
un voto legato al matrimonio dell’unica progenie. Un viaggio importante sul
quale influì la mistica Melania la giovane e che deputò all’imperatrice un
grande successo soprattutto ad Antiochia.
Dopo circa un anno tornò a Costantinopoli accolta con grande entusiasmo e
dove si impegnò per assegnare anche cariche importanti ai suoi amici
pagani. Purtroppo ci sono ben note le vicende torbide ed intricate che
fiorivano nelle corti ed anche lei divenne vittima di un subdolo tranello nel
quale, probabilmente, ci fu lo zampino dell’astuto quanto perfido eunuco
Crisafio.
Nel giorno dell’Epifania un contadino donò una magnifica mela rossa della
Frigia all’imperatore. Teodosio pensò bene di regalarla alla moglie Eudocia
che, a sua volta, la passò all’amico Paolino. Paolino non la trattenne e riciclò
il dono consegnando la mela a Teodosio. Potete immaginare l’ira

dell’imperatore quando si vide recapitare la mela che aveva un noto
significato erotico e che avrebbe dovuto avere la moglie. È probabile che
Eudocia avesse una relazione con il suo caro amico Paolino, il quale aveva
libero accesso alle stanze imperiali; ma è anche possibile che avesse
regalato la mela al magister semplicemente per consolarlo visto che era a
letto con una caviglia dolorante.
Chiaramente l’imperatore interrogò la moglie chiedendole dove fosse finita la
mela. Eudocia non si perse d’animo e più volte rispose di averla mangiata
ma Teodosio tirò fuori la prova dell’inganno e la situazione precipitò: Eudocia
partì per sempre dal palazzo per trasferirsi definitivamente a Gerusalemme
mentre Paolino venne ucciso poco dopo.
A Gerusalemme visse anni sereni almeno fino a quando i vari concili non
iniziarono a far rumore e lei prese anche le parti dei monofisiti fino a tornare
sulla “retta via” grazie all’intervento del genero e della figlia. In questo
periodo Eudocia scrisse tanto e i suoi lavori sono una compenetrazione tra
formazione pagana e religione cristiana. Sempre più devota si fece guidare
spiritualmente da eremiti e stiliti che riuscirono a placarle quell’animo agitato
fino a morire, dopo Teodosio e Pulcheria, nel 460. Oggi è venerata santa
dalla Chiesa ortodossa che la celebra il 13 agosto.

autore: ANGELA VIGNOTTO

PROSSIMA USCITA: A.Vignotto, Atenaide, l’imperatrice Eudocia di Bisanzio.
(Con note e bibliografia).

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Di Nicola

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