Antichi Veneziani nel golfo di Squillace

  Nell’anno 829 la città di Venezia, erede di Aquileia, era governata da un duce(m) che era anche ipato e protospatario dell’Impero Romano d’Oriente. L’essere imperiale e la sua nascente forza navale e militare la preservavano dall’espansione del Regno d’Italia, dal 774 carolingio; la funzione commerciale la spingeva verso l’Adriatico e mari più lontani. In quell’anno, due mercanti, Buono da Malamocco e Rustico da Torcello, salvano le Spoglie dell’Evangelista san Marco e le conducono da Alessandria a Venezia. Non c’è nulla di nuovo, se non che un’antichissima tradizione aggiunge alla santa rapina di Buono e Rustico un’avventura calabrese.

 Non abbiamo altra prova che un racconto, ma vale la pena di parlarne. La Calabria, già chiamata così dai Romei, era in prima linea contro i Longobardi di Benevento e temeva già le incursioni saracene. Da tempo le località costiere si stavano trasferendo sui colli per ragioni di mutamenti sociali ed economiche e per esigenze di difesa. L’Impero favoriva l’immigrazione di soldati, funzionari, ecclesiastici e monaci; e stava avvenendo una riellenizzazione linguistica.

 Il centro di Cropani ha un nome palesemente greco: concimato, fecondo. Era uno dei succedanei di un’antica città romana detta Castra Hannibalis, che, con varianti del nome, è ancora attestata dall’Anonimo Ravennate. Oggi conserva un importante patrimonio monumentale, con un imponente Collegiata di Santa Maria Assunta che, nella fase attuale risalente al XV secolo, ha un sostrato precedente altomedioevale. Di squisita fattura è il quadro della Dormitio Virginis.

 Per essere stata ed essere un centro modesto per abitanti, vanta una singolare sequela di uomini di cultura: il poeta Francesco Grano (XVI secolo), lo storico Giovanni Fiore (XVII), fino al futurista Alfonso Dolce e a padre Remigio Lepera, cui si deve la scoperta della tradizione in parola; e altri molti non trascurabili.

 Si narra dunque che la nave con le Reliquie cabotasse lungo lo Ionio, un mare sempre navifragum, e rischiasse di affondare. I Cropanitani arditamente accorsero in aiuto e salvarono, con le Spoglie, nave ed equipaggio. Grati, i naviganti concessero loro una parte delle Reliquie, una rotula; e il doge elargì a Cropani la cittadinanza veneziana. Secoli dopo, continua il racconto, un uomo di Cropani capitò a Venezia, e, palesatosi, venne accolto con tutti gli onori.

 L’altare della Collegiata conserva la Reliquia con un cartiglio. Sappiamo tutti bene che non basta come prova, e, da calabrese, confesso che moltissima documentazione antica della mia nobile terra è dubbia e sospetta. Sarebbe opportuno qualche riscontro, un fortunato ritrovamento di tracce dell’accaduto a Venezia; e troverebbe a Cropani odierna una lieta accoglienza. 

 Una tradizione, è vero: ma ha una certa verisimiglianza, se consideriamo che, in quel IX secolo, erano ancora di diritto o di fatto imperiali la Sicilia, la Calabria a sud del Crati, Otranto, Ravenna e Roma, Venezia e le città campane; e i rapporti tra queste terre romee dovevano essere intensi. Facciamo cenno alla tesi del Donatone, che afferma la ceramica di Faenza essersi modellata su quella di Squillace, città erede di Scillezio greca e di Scolacio romana.

 La Serenissima ebbe sempre uno sguardo sul Golfo di Squillace e lo Ionio, per i commerci del grano di Crotone e soprattutto della celebre seta di Catanzaro; e per le intricate vicende del Regnum Siciliae citra Pharum, volgarmente di Napoli, che a loro volta s’intrecciavano con quelle dell’Adriatico attraverso l’Albania e l’Ungheria. Fu re Ladislao di Durazzo, nel 1409, a cedere a Venezia la Dalmazia, dando legalizzazione allo stato di fatto.

 I Veneziani intervennero frequentemente durante la rivolta calabrese del 1459 e le congiure e ribellioni di Antonio Centelles Ventimiglia, in conflitto con i Genovesi.

 Durante la lunghissima guerra del XVII secolo contro i Turchi, la Calabria fu spesso base logistica della flotta veneta. 

 È diffuso il cognome Veneziano, quale che ne sia l’origine.

autore: ULDERICO NISTICO’ 

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Di Nicola

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