Costantino VIII

La biografia del fratello e successore di Basilio II non è tanto materia d’interesse dello storico, ma dello psicologo. Davvero sottile ed interessante il rapporto fra questi due fratelli, il maggiore responsabile e austero, il minore frivolo e superficiale: un caso classico, da manuale, in cui la tradizionale dinamica dei rapporti fra primo e secondogenito si trasferisce pari pari sul campo della storia istituzionale di una nazione.

Costantino è il secondo figlio di Romano II e della sua bellissima, celebre sposa plebea Teofano. Nasce nel 960, solo due anni dopo di Basilio e quando suo padre è imperatore da uno. La madre è una vera donna-ragno: ha distrutto la famiglia del marito, costringendolo a far ritirare la madre Elena Lecapena dalla vita pubblica ed a spedire tutte e cinque le sorelle in convento. Ma il peggio deve ancora venire: dopo la morte del marito, nel 963, assurgerà addirittura al rango di king-maker. I suoi figli hanno bisogno di una tutela, l’impero ha bisogno di una guida salda: questi imperativi reali la guidano alla scelta del vecchio generale Niceforo Foca (963-969), ma poi gli impulsi del suo cuore prevalgono, portandola verso uno degli omicidi politici più famosi dell’Europa medievale ed all’organizzazione del golpe che porterà al potere Giovanni Zimisce (969-976).

La storia di questi due imperatori guerrieri, che amplieranno all’inverosimile e forse all’esagerazione i confini della basileia, è troppo famosa e non è questa la sede per narrarla. E’ però importante tenerla a mente, per comprendere quali meccanismi mentali si siano creati nella mente dei giovani co-imperatori: non possiamo meravigliarci se Costantino, schiacciato dalla tutela di una madre oppressiva e francamente temibile, con il trono occupato da generali che si andavano coprendo di gloria, in ogni caso secondo in classifica dietro ad un fratello di cui intuiva le grandi capacità, come acutamente osserva Psello,  si sia sentito completamente deresponsabilizzato e si sia dedicato “ad una vita di piaceri”.
Eppure, Costantino non è totalmente inerte. Innanzitutto, si accorda fin da giovane col fratello per condurre al suo fianco un’esistenza meramente decorativa. Eppure, per tutta la durata del regno del Bulgaroctono egli ne dividerà in tutto e per tutto il titolo e gli onori, come co-imperatore. Difficile che non ne abbia condiviso la politica, che poi sostanzialmente proseguirà, infatti, nei brevi anni del suo quasi senile governo. Accompagna fedelmente il fratello e combatte al suo fianco durante le battaglie della guerra civile del 989 contro Barda Foca. Già l’aver riconosciuto le qualità del grande Basilio, l’averlo aiutato lealmente costituisce un importante titolo di merito.

In ogni caso, Costantino decide di godersi la vita, e lo fa con stile. Il fratello gli assegna una residenza al di fuori della capitale e gli consente di partecipare alle cerimonie, quando vuole, a condizioni di piena parità con lui.
Ancor giovane, si sposa una fanciulla di nobile famiglia, Elena, che Psello ci definisce tanto bella quanto nobile d’animo: essa partorisce al monarca tre figlie, i cui nomi sono ben familiari a chiunque si interessi di storia bizantina: Eudocia, Zoe e Teodora. Anche dopo la morte della madre, le ragazze restano al palazzo imperiale e debitamente istruite; più tardi Eudocia, colpita e deturpata dal vaiolo, si ritirerà per sempre in convento.

I lunghi anni da co-imperatore vedono Costantino VIII, dopo la fine delle guerre civili, condurre nell’ombra un’esistenza decorativa: i suoi interessi sono la cucina, nella quale sembra abbia eccelso, le donne ed i cavalli, per i quali ha una vera e propria mania.  Il consumo eccessivo di carne lo condanna in tarda età alla gotta, tanto che Psello racconta che da imperatore nessuno lo vide mai spostarsi a piedi. Sfruttò la sua notevole abilità come cavaliere.

L’esistenza godereccia del co-basileus sembra poter volgere tranquillamente verso il tramonto, quando improvvisamente, a 65 anni, la morte di Basilio II lo proietta sul trono imperiale. Il fratello, prossimo alla fine, lo convoca nei suoi appartamenti; i due, sbigottiti, devono essersi resi conto solo in quel momento di non aver preso alcun serio provvedimento in merito alla loro successione. Del problema continuerà a non farsi carico neanche Costantino. E’ lecito porsi ancora una volta interrogativi di natura psicologica, quasi psicanalitica, in merito a complessi rapporti fra padre, zio, figlie e nipoti. Tre donne amatissime, viziate, istruite, proiezioni di una madre bellissima, adorata, temuta e perduta. L’idea di perdere anche le figlie (come tali le considerava anche Basilio) a vantaggio di un altro uomo sarà stata insopportabile?

Ad ogni modo, nel dicembre del 1025 Costantino VIII diventa unico basileus. Un ruolo per il quale non è palesemente preparato, e la cui responsabilità lo schiaccia. Si scopre una natura imprevedibile, spesso crudele. In una cosa rassomiglia davvero al fratello: è terrorizzato dai complotti e distribuisce con larghezza la pena dell’accecamento, colpendo, è proprio il caso di dirlo, alla cieca una classe dirigente già colpita, non sempre con criterio, dalle folgori basiliane, rivelando una leggerezza di giudizio ed una crudeltà davvero sconcertanti.

Di quanti “eppure” è ricca la biografia di quest’uomo… eppure, nonostante tutto, asceso al trono rivela una sconcertante capacità oratoria, sfodera una discreta cultura, mette l’Impero in mano a funzionari competenti, generalmente eunuchi. La classe burocratica della capitale, in presenza di un sovrano che si disinteressa degli affari di governo, torna ad assumere i pieni poteri.

La politica di Costantino verso i potenti è ambivalente. Accanto ad esecuzioni indiscriminate, che a qualcuno l’hanno fatto definire continuatore della politica del fratello, si colloca la decisione, ben più pregnante e decisiva, di abrogare la novella del 1003/04 sull’interpretazione oltranzista dell’allelengyon, che per la prima volta nella storia dell’umanità introduceva, di fatto, un rozzo principio di progressività nell’imposizione fiscale. E’ quindi legittimo sostenere che il suo governo abbia segnato l’avvio della definitiva affermazione della nobiltà latifondista, soprattutto in Asia Minore.

A tanta durezza sul fronte interno corrisponde una politica estera remissiva, o quantomeno non aggressiva. La spedizione in Sicilia, iniziata da Basilio II prima dell’improvvisa scomparsa, viene abbandonata. Un’ambasceria dell’imperatore tedesco Corrado il Salico, tesa ad ottenere il riconoscimento della dignità imperiale, e forse a trattare il matrimonio di una principessa bizantina con il futuro Enrico III,  viene ricevuta con tutti gli onori, anche se non approda a nulla di concreto.
In generale, la pace alle frontiere viene mantenuta per via diplomatica, anche attingendo al mostruoso tesoro di 200.000 talenti lasciato dal grande Basilio. Una scorreria di Peceneghi viene ben presto fermata dal generale Diogene di Sirmio.
Un piccolo successo si registra in Italia: nel 1026 il fedele  principe di Capua Pandolfo IV riprende possesso della sua città col determinante aiuto del grande catapano Basilio Boioannes.

Sono piccoli avvenimenti, in anni in cui sugli stati cuscinetto del confine caucasico si avverte già il peso della minaccia turca, ma in cui, d’altra parte, i frutti della pax basiliana si traducono in un tumultuoso sviluppo economico e culturale. La vita di Costantino VIII si avvia rapidamente al tramonto, senza che venga portato a soluzione il problema della continuazione della dinastia macedone. Giunto alla fine dei suoi giorni, Costantino ed i suoi funzionari  cercano di individuare per la secondogenita Zoe uno sposo degno; la scelta, frettolosa ed improvvisata, non poteva essere peggiore. Romano Argiro, eparca di Costantinopoli, dovrà abbandonare la moglie e convolare a nozze con la matura porfirogenita. Tutto ciò, l’8 novembre 1028. Il 14 novembre successivo Costantino VIII muore.

autore: LUISITO SDEI

Bibliografia:

Michele Psello, “Cronografia”.
Georg Ostrogorsky, “Storia dell’Impero Bizantino”.
Giorgio Ravegnani, “I bizantini in Italia”.
R.J. Lilie, “Bisanzio, la seconda Roma”.
A.Toynbee, “Costantino Porfirogenito e il suo mondo”.
J.J. Norwich, “Bisanzio, splendore e decadenza di un Impero”

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Di Nicola

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