Bisanzio e il regno cazaro si accordarono per una importante alleanza politica nell’ottavo secolo quando sul trono di Salomone sedeva l’Imperatore Leone III. Il matrimonio tra il figlio porfirogenito Costantino e la figlia del Khan Tzitzak, suggellò tale unione politica tra le due realtà geopolitiche euroasiatiche.

Bisanzio all’inizio dell’VIII secolo

Bisanzio, dopo le grandi imprese di Eraclio e la successiva perdita delle provincie orientali a favore della potenza emergente araba, si era notevolmente indebolita tanto da rischiare la sua stessa esistenza. Negli anni precedenti all’avvento della dinastia isaurica (ottavo secolo), diversi imperatori sedettero sul porfido trono della nuova Roma senza però mai essere all’altezza dei suoi predecessori. Fu durante il governo di Giustiniano II (685-695 e  704-711) che le cose parvero riequilibrarsi. Il nuovo imperatore tentò di emulare le gesta del suo antico omonimo e dopo diverse spedizioni militari riuscì a riportare importanti vittorie in Oriente e soprattutto riaprì le comunicazioni tra Costantinopoli e Tessalonica. L’impero di Bisanzio in quel momento era accerchiato da tutti i lati, ad Est dagli Arabi ad Ovest dagli Slavi e in Italia dai Longobardi. L’Imperatore cercò così degli alleati che avrebbero potuto aiutare l’esangue impero a contrastare la moltitudine di nemici che tentavano di minare la sua stessa esistenza. Vi era una costellazione di diverse etnie raggruppate in tribù o in società primitive che gravitavano sul confine caucasico, come gli Alani (odierna Ossezia settentrionale), gli Abacasi (odierna Abcasia)e gli Egrisi (odierna Lazica parte della Georgia). Per rinforzare il controllo politico su questa zona lo stesso Giustiniano II mandò in missione diplomatica il giovane Leone, già strategos del tema anatolico e per l’occasione insignito della prestigiosa carica di spatharios, con l’importante missione di scatenare la guerra tra due tribù degli Alani e degli Abacasi. Leone portò a termine la sua missione ma Giustiniano tentò di corrompere altre tribù affinché uccidessero l’emissario bizantino reo, secondo l’Imperatore, di ordire complotti contro la santa figura del Basileus. A Costantinopoli però molti ambivano al trono e la situazione divenne ben presto insostenibile per via della gestione finanziaria e religiosa condotta da Giustiniano, così gli insorti guidati da Leonzio imprigionarono l’Imperatore e lo privarono del naso affinché, per via della sua menomazione fisica, non fosse più in grado di occupare il trono. Fu mandato in esilio a Cherson, territorio imperiale nella penisola di Crimea. Vi rimase quasi due anni ed ebbe il tempo di rafforzare la sua immagine politica tanto da divenire ben presto oggetto di invidia presso la corte imperiale. Fu così che Tiberio, il nuovo imperatore, emanò un decreto per far rimpatriare l’esiliato a Costantinopoli. Giustiniano però, informato notte tempo, scappò in Cazaria. Il labile confine tra Impero e Cazaria permetteva abbastanza libertà di movimento e questo fece si che Giustiniano poté rifugiarsi presso la corte del khan cazaro Busir Clavan. Il re approfittò della situazione che si era creata a suo vantaggio e diede in moglie al deposto imperatore la sua stessa sorella che prese il nome di Teodora. Alla nuova coppia di sposi fu affidato un ricco appannaggio e una sontuosa residenza in Panagoria, un’antica colonia greca, nominalmente parte dell’Impero di Bisanzio ma di fatto controllata dal re cazaro. I due vi rimasero ben poco visto che lo stesso re Busir cedette all’oro bizantino ed inviò due sicari per uccidere la giovane coppia. Giustiniano si salvò grazie alla moglie, egli così fuggì dalla Cazaria e si rifugiò presso la corte di un altro re barbaro, ossia dal khan bulgaro Tarvel. I due siglarono un patto che portò nuovamente Giustiniano sul trono di Bisanzio. Anche se mutilato di parte del naso, per questo motivo fu nominato rinotmeto, si fece nuovamente incoronare dal patriarca per poi avviare una politica repressiva contro i suoi vecchi nemici. Nel 705 inviò una flotta contro suo genero per richiedere la liberazione della moglie; la marina imperiale però non ebbe fortuna e gran parte delle navi andarono perdute in una tempesta. Il khan Busir però fu conciliante e dopo un breve scambio epistolare con l’Imperatore acconsentì il rilascio della sorella alla volta di Costantinopoli. Teodora giunse nella nuova Roma portando con se suo figlio che venne chiamato Tiberio e incoronato co-imperatore dal padre nel 706. Pochi anni dopo Giustiniano cadde nuovamente in rovina e fu definitivamente detronizzato. La politica filo cazara però non fu abbandonata dai suoi successori, anzi, una volta che Leone, amico del deposto Giustiniano, divenne Imperatore di Bisanzio nel 717, continuò le relazioni diplomatiche con il regno caucasico.

Bisanzio e la Cazaria durante la dinastia isaurica

Leone divenne imperatore tra il 716-717 e prese il nome di Leone III. Dovette subito combattere contro una poderosa offensiva araba che però si infranse sulle possenti mura di Costantinopoli. Qualche anno dopo, una volta consolidato il suo potere, dedicò gran parte della sua politica estera a rafforzare i rapporti, comunque già buoni, con il regno Cazaro. Nel 730, inviò un messaggero a Bihor, gran khan dei Cazari, per chiedere la mano della figlia e darla in sposa a suo figlio Costantino. La giovane donna si chiamava Chichek, che nella lingua cazara significa «fiore». Un anno dopo fu celebrato il matrimonio, la principessa prese il nome cristiano d’Irene e secondo Teofane «imparò le sacre scritture e visse in maniera pia[1]», ma, oltre a ciò, portò delle novità negli usi e costumi della capitale. Secondo il De Cerimoniis[2] il tzitkakion fu un vestito indossato dalla stessa Chichek a Costantinopoli. Questo abito fu poi introdotto nel cerimoniale della corte imperiale, anche se all’inizio fu indossato soltanto per impressionare i rappresentanti di Bisanzio, e soprattutto era in largo uso tra le donne. L’evoluzione che subì lo portò a essere un vestito maschile molto utilizzato e apprezzato a corte. La normale difficoltà da parte della cancelleria romea ad accettare figlie non nate tra i confini imperiali fece sì che quest’avvenimento fosse davvero di portata notevole. D’altra parte la Cazaria, in quel momento, era fondamentale per la stessa esistenza dell’Impero: infatti i rapporti tra Bisanzio e il suo alleato di sempre si rafforzarono di molto. In seguito questo passo importante permise allo stesso Leone di servirsi di questo popolo contro l’avanzata della marea musulmana giunta ormai fino alle porte di Nicea. Nel 740 d.C. avvenne lo scontro che rimase memorabile per la storia dell’Impero, la battaglia di Akroinos, dove il basileus e suo figlio vinsero una battaglia definitiva contro i musulmani. L’avanzata islamica fu fermata e costretta al ritiro come era accaduto pochi anni prima sulle mura di Costantinopoli. Secondo Peter Golden, questo fu possibile anche grazie all’alleanza tra Romei e Cazari. Infatti, molte delle truppe arabe a disposizione erano impegnate sul confine caucasico a combattere proprio contro i Cazari.

La posizione della Cazaria, arroccata sul Caucaso, era strategica e l’alleanza con Bisanzio permise a quest’ultima di poter convogliare le forze contro le invasioni arabe che si erano fatte sempre più insidiose e pericolose. Senza la difesa del Caucaso le armate mussulmane avrebbero tranquillamente valicato le montagne e dilagato nelle steppe del nord potendo così colpire Costantinopoli alle spalle. Qualche anno prima, precisamente nel 737, quando gli arabi risalirono il Volga ebbero la meglio sull’esercito cazaro ma alla fine furono costretti a ritirarsi a sud del Caucaso. Quest’evento, assieme alla vittoria bizantina nel 717, è paragonato alla battaglia di Poitiers dove Carlo Martello ebbe la meglio sulle truppe mussulmane stanziate in Spagna. In effetti se gli Arabi fossero dilagati avrebbero preso le fertili zone vicine ai fiumi Don e Dnjepr, fino a giungere al Danubio. Leone III aveva ben inteso quanto i Cazari fossero determinanti per la difesa del territorio imperiale ed è per questo che concesse il matrimonio tra suo figlio e la figlia del chan. L’unione matrimoniale portò pure ad una forte alleanza politica che rimase forte e stabile almeno fino al decimo secolo, tanto che nel libro delle Cerimonie, il chan cazaro, tra i regnanti non cristiani, era considerato secondo solamente al califfo di Baghdad.

Nella tradizione diplomatica bizantina era prassi tentare una forma di conversione presso lo stato alleato. In quel momento la Cazaria era in gran parte pagana e poco propensa ad una conversione di massa della propria popolazione. La conversione avrebbe reso l’alleanza più solida e allo stesso tempo avrebbe condotto il regno caucasico nell’ecumene imperiale; quest’impegno era da considerarsi anche abbastanza impellente visto che altre religioni, quali islam e giudaismo, si stavano diffondendo velocemente in quella terra. Inoltre nel biennio 737-38 a seguito dalla sconfitta subita dagli Arabi, il khan cazaro fu costretto alla conversione e divenire così mussulmano, il rischio che la nuova religione si diffondesse velocemente era molto alto. Per l’Impero di Bisanzio questa eventualità sarebbe divenuta insostenibile e così il governo di Costantinopoli inviò diverse missioni cristiane per convertire le zone tra il Mar d’Azov, il Caspio e il Caucaso. Nella costa nord orientale del khanato cazaro il cristianesimo si diffuse con una certa velocità anche grazie al sistema di episcopati bizantini nelle provincie ecclesiastiche di Zichia e Abasgia. Gli episcopati poi mantenevano il rapporto con Costantinopoli tramite il mare e secondo una fonte contemporanea georgiana già in questo periodo molti erano villaggi e cittadine in Cazaria convertite al cristianesimo. Il centro imperiale più importante era però la Crimea, dove gli imperiali fondavano le loro speranze per l’evangelizzazione di quelle terre, già comunque ben sviluppata da Giustiniano I nel VI secolo. Cherson, capitale di quella zona, divenne pure sede di profughi iconoduli scappati al periodo iconoclasta durante il regno di Costantino V. La penisola era da molto tempo già usata per luogo di esilio di diverse personalità come era successo qualche anno prima a Giustiniano II. Nella cronaca di Santo Stefano il Giovane, un monaco ucciso durante il periodo iconoclasta, appare un suggerimento a tutti i monaci e cristiani rimasti legati alla ortodossia, ossia quello di recarsi presso la diocesi di Zichia, l’area costiera fra Cherson e Bosporo, e ivi insediarsi fino a quando vigeva a Bisanzio quella che consideravano un’eresia. Non si hanno prove certe di queste presunte fughe, ma è possibile che un nutrito gruppo di monaci siano effettivamente emigrati verso la penisola, visto che nel concilio di Nicea II, dove vennero riabilitato l’uso delle immagini sacre, vi prese parte pure un vescovo proveniente dalla Gothia. Un documento del quattordicesimo secolo afferma che tra il 733 e  il 746 nella provincia della Gothia, tutte le sedi episcopali erano in territorio cazaro. Una zona estesissima che comprendeva Doros, parti vicine alla capitale cazara Itil’, la zona delle steppe fino alle rive del Caspio, il fiume Terek, la valle del Kuban fino alla città di Tamatarcha. La veridicità di tale documento è ancora sotto osservazione, è comunque possibile che fino alla conversione al giudaismo i Cazari abbiano tollerato la proliferazione delle chiese cristiane.

Conclusioni

Il non aver convertito i Cazari alla religione cristiana non minò i rapporti tra questi e Bisanzio, anzi, il reciproco rispetto prosperò per molto tempo tanto che nel nono secolo, durante il regno di Teofilo, il khan cazaro chiese aiuto ai genieri bizantini affinché costruissero una fortezza sul Don. L’Imperatore così inviò un alto ufficiale chiamato Petronas Camatereus e un gruppo di lavoro che passando per Cherson costruirono come promesso il castello. La situazione in Crimea allarmò non poco Teofilo che dopo aver sentito la relazione di Petronas decise di riorganizzare la provincia come thema e mettendo a capo di essa, con la figura di Strategos, lo stesso Petronas. La Crimea così venne inquadrata nel sistema del themata che già aveva dato ottimi risultati nelle provincie orientali dell’Impero. Il rapporto con i cazari però non andò scemando almeno fino alla fine del nono secolo quando il regno caucasico iniziò la lenta decadenza si pensa per via della migrazione di un riottoso popolo, i Peceneghi. Nel decimo secolo gli Alani sostituirono definitivamente i Cazari negli interessi dell’Impero per quanto riguardava la zona caucasica mentre per quanto riguardava la zona delle steppe della Russia meridionale Bisanzio allacciò nuovi rapporti con i Peceneghi.

autore: NICOLA BERGAMO

Mappa della Cazaria nel VIII secolo
Bisanzio e la Cazaria nel VIII secolo

 

 

Bibliografia essenziale

COSTANTINO VII PORFIROGENITO, De Cerimoniis Aulae Byzantinae , 2 vols ed. J. Reiske, CSHB. Bonn 1829

  1. OBOLENSKY, Il Commonwealth bizantino. L’Europa orientale dal 500 al 1453, trad. it., Roma-Bari 1974. (da un’edizione originale del 1971).
  2. P. KAZHDAN, The Oxford Dictionary of Byzantium, New York-Oxford, 1991.
  3. OSTROGORSKY, Storia dell’Impero bizantino, Einaudi, Torino, 1968.

Theophanes, the Confessor, Chronicle, ed. C de Boor, Leipzig: CSHB, 1883-1885; English translation by C. Mango&R. Scott, with the assistance of G. Greatrex, The Chronicle of Theophanes Confessor: Byzantine and Near Eastern History AD 284-813, Oxford: Clarendon Press, 1997.

[1] Teofane, p. 567.

[2] COSTANTINO VII PORFIROGENITO, De Cerimoniis Aulae Byzantinae.

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