Alessio decise, quindi, per l’attacco e tutto il suo esercito si mobilitò «seguendo la riva del mare», mentre da Durazzo partirono degli assalti per creare un’azione diversiva. Roberto gestì la situazione e mandò un «distaccamento di cavalleria» con il preciso compito di creare confusione nelle linee nemiche e di «trascinare lontano di là qualche guerriero dell’esercito romano.» Lo scontro ebbe inizio e i cavalieri normanni guidati da Amiceta tentarono un assalto alle truppe variaghe, che però venne respinto violentemente. La situazione sembrò volgere a favore dei bizantini, fino a quando la stessa moglie longobarda di Roberto, Sichelgaita,

spronò l’esercito, cavalcando imbracciando «una lunga lancia» ella stessa contro le armate nemiche, infondendo rinnovato vigore ai fuggitivi. Infatti, il reggimento dei variaghi, spintosi troppo oltre nelle file nemiche dal vigore guerresco e dall’odio contro il popolo dei normanni, iniziò a mostrare segni di cedimento e di stanchezza e Roberto, accortosi del fatto, ordinò l’attacco finale contro di loro, trucidandoli tutti. Quelli che riuscirono a scappare furono rincorsi e arsi vivi presso il santuario «dell’arcistratego Michele», lasciando così un fianco scoperto che venne duramente colpito dagli assalti delle truppe normanne che infine ebbero la meglio.

L’esercito bizantino si sfaldò, tanto che perirono gran parte dei generali e diversi figli dell’aristocrazia imperiale, come Costantino Ducas e Niceforo, inoltre le truppe alleate turche, vista la situazione si misero in fuga, sancendo così la vittoria normanna.

Lo stesso Alessio dovette difendersi dalla baldanza di taluni soldati normanni spinti fino alla sua persona, Anna racconta l’abilità combattiva del padre e la sua agilità nel rimanere vivo ai ripetuti assalti nemici. Alla fine, l’esercito bizantino dovette arretrare fino a Tessalonica, a nulla servirono i ripetuti tentativi per ribaltare la sconfitta, Roberto una volta conquistata Durazzo, ebbe strada libera verso Costantinopoli.

Allora Alessio, una volta accertata l’impossibilità di vincere il Guiscardo per vie militari, si servì dell’abilità diplomatica inviando molto denaro ai nemici di Roberto in Puglia, affinché si rivoltassero contro il potere normanno, costringendo così il duca ad un rientro precipitoso. Boemondo fu nominato nuovo generale e guida per la conquista dell’impero, ma si dovette aspettare il ritorno del Guiscardo nel 1084 perché la situazione ritornasse a favore dei normanni. Cosa che prontamente avvenne, e sotto la guida di Roberto, si rioccupò Corfù, che era ritornata momentaneamente nell’alveo imperiale, e poi si conquistò Cefalonia il 17 luglio del 1085.

Sembrava che nessuno potesse fermare il valente guerriero normanno, ma proprio quando si apprestava a concludere il suo sogno di conquista, fu colpito dal morbo della peste e perì lontano da casa. Con la sua morte, la spinta normanna contro Costantinopoli si spense, anche se non definitivamente. Alessio poté così concentrare le sue forze altrove, a breve sarebbero arrivati i primi pellegrini cristiani con l’intento di riconquistare il Santo Sepolcro caduto in mano turche. Ma questa è un’altra storia…

AUTORE: NICOLA BERGAMO

Immagine da https://www.salernodavedere.it/la-principessa-sichelgaita-di-salerno/

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