Dopo un periodo di instabilità dalla morte di Giustiniano nel 565 d.C in cui si susseguirono 13 imperatori, l’impero bizantino vede nel 717 d.C l’instaurarsi di una nuova dinastia, quella Isaurica, che governò Costantinopoli per meno di un secolo fino alla deposizione dell’imperatrice Irene da parte di Niceforo I nel 797 d.C.

Nei loro anni di regno a partire da Leone III, l’impero bizantino riuscì a consolidarsi militarmente ottenendo numerose vittorie contro i nemici ma la politica interna si dimostrò più repressiva nei confronti dei sudditi a cui verrà negata la venerazione delle immagini.

A differenza della dinastia isaurica, la lotta iconoclasta durerà per oltre un secolo e  terminerà soltanto nel 843 d.C con l’intervento dell’imperatrice Teodora.

Leone III Isaurico

Nel 726 d.C l’imperatore Leone III l’Isaurico ordinava di rimuovere l’icona di Cristo affissa alla Chalkè, la grande porta bronzea che collegava il palazzo imperiale alla città di Bisanzio. Questo evento segnò l’inizio della lotta iconoclasta (che verrà formalmente vietata con l’Editto del 730 d.C) contro il volere non solo del Patriarca di Costantinopoli Germano ma anche di Papa Gregorio III, che condannò la nuova dottrina.

Riguardo la scelta fatta da Leone III, cioè di vietare l’immagine sacra che per la parte orientale dell’impero era forse l’aspetto religioso più importante, ci si è domandato se sia stata una risposta ad un periodo di crisi –e quindi di una lotta come movimento esterno dove agli elementi bizantini sono prevalsi quelli più orientali– oppure di una lotta come movimento interno, un modo per ingraziarsi Dio e allontanare dall’impero la sua ira.

Purtroppo gran parte degli scritti di questo periodo sono andati perduti e non si può essere del tutto sicuri di ciò che abbia spinto l’imperatore ad agire in questo modo.

La tradizione iconodula, i cui scritti sono a favore dell’immagine,, ritiene che la scelta di Leone III sia dovuta all’influenza delle due religioni monoteiste che stavano sempre di più prendendo piede nell’impero: l’ebraismo e l’islamismo.

In particolare, per gli iconoduli l’influenza dell’Islam sembra avesse portato l’imperatore a fare questa scelta in quanto gli Arabi erano avversi alle immagini e accusavano i bizantini di idolatria (e quindi di paganesimo). Per evitare di fornire loro ogni forma di strumentalizzazione politica e di propaganda, Leone III ha così vietato l’uso delle immagini. In realtà l’iconoclastia nella religione islamica è accertata a partire dal 721 d.C, quando il Califfo Yazid estese il divieto di rappresentare la divinità anche ai cristiani, distruggendo tutte le immagini presenti nei luoghi di culto.

Studi recenti hanno dimostrato come in realtà i soldati fossero neutrali, seguendo dunque la scelta religiosa del proprio comandante in risposta all’ipotesi che i soldati stanziati nei diversi “temi” presenti nell’impero volessero imporre il proprio credo.

I primi anni del regno di Leone III furono complicati: l’impero arrivava da un periodo di forte instabilità e alcuni eventi naturali ma catastrofici, in particolare l’eruzione vulcanica di Thera

nel 726 d.C, furono interpretati come un segno di una necessaria purificazione all’interno della Chiesa ortodossa.

In realtà l’ipotesi più accreditata è di tipo politico. L’icona viene vista come un forte elemento di disturbo tra il popolo e il potere imperiale: in particolare, per Leone III la venerazione dei Santi poteva confondere i sudditi, che dovevano soprattutto venerare l’imperatore in quanto apostolo di Dio.

A tutti gli imperatori iconoclasti, successivi anche a Leone III, venne rimproverato il fatto di aver vietato il culto delle immagini, ma non di quelle che a loro facevano comodo. Abbiamo prova di questo nella sostituzione dell’icona di Cristo con la croce che riporta a Costantino I e quindi a Leone III stesso come suo successore. Oppure ai ritratti della famiglia imperiale incisi sulle monete che circolavano nell’impero in quel periodo.

Bisogna però dire che Leone III si limitò nei suoi decreti alla rimozione delle immagini sacre, preferendo simboli allegorici come alberi, piante, giardini o uccelli. Con il figlio Costantino V si assisterà invece a una vera e propria Iconomachia, facendo della lotta iconoclasta una questione di corretta vita religiosa e colpendo in particolar modo i monasteri e i monaci.

autore: AURORA COSTA

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Di Nicola

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