La situazione dell’impero nel 1081 era tale che solo un uomo di gran coraggio o di grande stupidità ne poteva assumere il governo; non c’era denaro nel tesoro, la perdita dell’Anatolia e le ribellioni in Europa avevano drammaticamente diminuito la entrate,l’antico sistema di esenzione delle tasse era crollato. Alessio non era un esperto in finanze: i suoi metodi avrebbero sbigottito un economista moderno,eppure,in qualche modo,tassando i suoi sudditi,imponendo prestiti forzosi,confiscando proprietà nobiliari ed ecclesiastiche,punendo con ammende piuttosto che con la prigione,vendendo privilegi e sviluppando l’industria di stato riuscì a pagare una vasta organizzazione amministrativa,a ricostruire esercito e flotta,a mantenere una corte sontuosa,a fare magnifici regali ai suoi sudditi fedeli,agli ambasciatori e ai principi in visita. Si rendeva conto che in oriente il prestigio dipendeva in gran parte dallo splendore e dalla magnificenza. Così facendo creò un sistema di potere che resse le sorti dell’impero per più di un secolo e assicurò a suo figlio e a suo nipote di regnare senza scosse. La sua famiglia, con le sue relazioni nell’aristocrazia bizantina, lo aveva senza dubbio aiutato a conquistare il potere ed egli aveva rafforzato la sua posizione sposando una donna della famiglia Ducas, Irene. L’autoritaria madre d’Alessio, Anna Dalassena, odiava sia la moglie d’Alessio sia tutta la sua famiglia, ma questo matrimonio unì ai Comneni tutte le famiglie imparentate coi Ducas. La corte era piena dei membri delle precedenti famiglie imperiali e Alessio riuscì a legarle a lui tramite una serie di matrimoni, Costantino Ducas figlio di Maria d’Alania fu dato in sposo alla figlia Anna,uno dei figli di Romano Diogene sposò sua sorella Teodora,c’era il figlio di Niceforo Brienne dato in sposo alla figlia Anna dopo la prematura morte di Costantino Ducas,c’era Niceforo Melisseno che sposò un’altra sorella di Alessio,Eudocia. Grazie a tale fitto intreccio di relazioni Alessio riuscì dove aveva fallito un ventennio prima Isacco Comneno. La solida base di consenso assicurata alla sua persona e alla sua famiglia ebbero la conseguenza di affermare la concezione dinastica così stabilmente che, al fine di legittimare compiutamente il proprio diritto a governare, i lignaggi succedutisi sul trono di Costantinopoli a partire dalla fine del XII secolo, gli Angeli, i Lascaris, i Paleologhi continuarono sino alla fine dell’impero ad esibire i propri vincoli di parentela con la famiglia Comnena.
LA NUOVA CLASSE DIRIGENTE
Come in passato l’impero rimaneva uno stato molto gerarchizzato, tuttavia mentre un tempo, l’ingresso nell’elite detentrice del potere era determinato dal grado o dalla funzione svolta nell’apparato statale, ora invece era proprio l’appartenere, per nascita o per matrimonio, a quest’elite l’elemento decisivo per determinare l’accesso ai più alti ranghi dell’ordinamento pubblico. Il potere risiedeva oramai in un ristretto e ben circoscritto gruppo di famiglie, convergenti intorno alla corte e coordinate dalla famiglia Comnena, capace di assicurarsene la fedeltà tramite una ben architettata politica matrimoniale e la concessione di cospicui beni fondiari. Dal disegno d’Alessio furono escluse delle famiglie aristocratiche, in particolare quelle cappadoce, come gli Scleri, i Foca e i Diogeni, le quali pur non scomparendo persero d’importanza. Le strette relazioni tra titoli,possedimenti e legami parentali non solo permisero di concentrare il potere nelle mani della famiglia imperiale e in subordine ai lignaggi a questa collegati,ma contribuirono a fornire una soluzione soddisfacente al problema dei rapporti tra autocrazia e aristocrazia bloccando anche le tendenze centrifughe delle varie province. Molte delle antiche dignità scomparvero e ne furono coniate di nuove basate sull’appellativo SEBASTOS,lo stesso titolo di stratega,un tempo importantissimo cadde in disuso e divenne il titolo spettante al comandante di una fortezza, Questa politica rafforzò lo stato,creando un accentramento del potere,e la forza del legame col sovrano, vantaggiosa per l’aristocrazia si configurò come uno degli elementi peculiari della società comnena.
LA POLITICA FISCALE
Alessio distribuì molti terreni appartenenti al demanio alle famiglie aristocratiche a lui legate, sicché le dimensioni delle grandi proprietà aumentarono considerevolmente, senza peraltro che il ceto dei piccoli contadini sparì completamente. Altra procedura seguita fu quella di concedere delle esenzioni fiscali o EXKUSEIAI, oppure di cedere ad un beneficiario il gettito fiscale di un dato bene o LOGISIMON. La differenza sostanziale era che l’exkuseiai concerneva solo le tasse supplementari mentre il logisimon comprendeva anche l’imposta di base. Più complesso era il caso in cui lo stato delegava a qualcuno la riscossione d’imposte altrui: tale concessione era solo una delega e non cambiava il destinatario a cui versare le tasse ma solo l’esattore,il logisimon così impostato non presupponeva alcuna subordinazione giuridica ne sottraeva all’autorità pubblica la popolazione ad essa costretta. Bisogna tener conto che entrambe le concessioni non erano né trasmissibili n’alienabili, cessavano alla scomparsa del titolare e l’imperatore le poteva revocare in ogni momento, si trattava di esenzioni fiscali e non di immunità come in occidente. Il potere dello stato nel XII secolo era ancora abbastanza forte di essere all’origine dell’intero processo e di controllarne i beneficiari che si configuravano sempre come agenti dello stato. La continuità dello stato centralizzato impedì con la sua complessa e articolata burocrazia la nascita di una gerarchia vassallatica come in occidente,sostitutive dell’ordinamento pubblico.
LA PRONOIA
La pronoia fu introdotta nell’ordinamento bizantino per rispondere ad una duplice necessità: aumentare i quadri militari e trovare un mezzo di retribuirli senza intaccare le riserve monetarie dello stato. Si provvide così a remunerare un certo numero d’ufficiali, bizantini o stranieri, assegnando lotti di terreno statale lavorati da paroikoi. Il pronoiario in cambio della sua prestazione ottiene due fonti di reddito, una che consiste in canoni e corvee dovutegli dai pariokoi, una data dal gettito fiscale del fondo devoluto dallo stato al suo titolare. Apparentemente simile allo stratiota, il pronoiario si distingue da questi per il suo stato sociale più elevato dei soldati contadini i quali erano di modesta condizione sociale e pienamente inseriti nel meccanismo economico-fiscali del chorion. Il pronoiario deve prestare servizio a cavallo con un equipaggiamento pesante e deve reclutare un numero di soldati proporzionale alla terra assegnatali, avendo in questo modo una funzione d’inquadramento della popolazione del tutto estraneo agli stratioti. La pronoia era un’attribuzione da parte dell’imperatore tramite un atto ufficiale della cancelleria, inoltre non comportava la giurisdizione sul fondo ne conferiva al suo titolare, il cui rango continuava ad essere determinato dal grado occupato nell’esercito, alcun potere politico o privilegio sociale. Come le esenzioni fiscali erano prettamente personali e non trasmissibili o alienabili e potevano essere revocate in ogni momento, così lo era anche la pronoia.
LA POLITICA ECONOMICA E FINANZIARIA
Uno dei primi atti d’Alessio fu la svalutazione del nomisma d’oro, decretando che fosse cambiato per quattro milliaresia, in pratica la perdita di valore rispetto all’origine fu pari ad un terzo, quella che era stata per mezzo millennio la moneta di riferimento per tutto il mondo mediterraneo subì un colpo da cui non si sarebbe mai più ripresa cedendo il posto alle monete occidentali. L’altro atto che segna la politica di Alessio e il crisobullo del 1082 in cui si concedeva ai mercanti di Venezia ,in cambio dell’aiuto militare fornito dalla repubblica veneta contro i normanni, privilegi tali che li rendevano favoriti rispetto agli stessi mercanti bizantini. I veneziani potevano, infatti, commerciare in tutte le province dell’impero, tranne che in quelle bagnate dal Mar Nero, senza dover pagare dazi d’alcun genere, incluso il kommerkion, un’imposta che colpiva le merci importate o commerciate ammontante al 10% del valore: tale privilegio aggiunto ad una tassa di tre nomisma da riscuotere annualmente da ogni amalfitano residente nell’impero, alla concessione di un quartiere di Costantinopoli poneva le basi per il predominio di Venezia sul commercio del Levante. Nel 1112 Alessio concedeva ai pisani privilegi commerciali, inferiori ai veneziani, ma tali da porli in parità con i commercianti locali. Questa politica portò anche ad un calo delle entrate fiscali derivanti dal commercio che col passare degli anni si fece sentire. Dalla morte di Basilio II la borghesia bizantina, mercanti e banchieri, malgrado fosse disprezzata dall’aristocrazia, aveva cominciato ad acquistare una posizione di primo piano nella società, con l’avvento d’Alessio questa classe sociale è ricacciata ai margini della società ed avviata ad un declino irreversibile essendo posta in posizione di inferiorità rispetto ai mercanti italiani facendo mancare all’impero una componente importante per lo sviluppo economico.
CONCLUSIONI
Alessio I salvò l’impero da una situazione drammatica,introducendo cambiamenti sostanziali nella società. Tali cambiamenti furono governati da lui, da suo figlio Giovanni e da suo nipote Manuele, tutti sovrani notevoli e garantirono all’impero un secolo di stabilità e prosperità. Tali cambiamenti quando sul trono salirono sovrani meno autorevoli cominciarono a sfuggire al controllo dello stato. Se la concessione di privilegi commerciali ai veneziani era già stata segnalata come pericolosa da Anna Comnena nella sua Alessiade e durante il regno di Manuele l’impero era oramai in una situazione di inferiorità disperata nel giro di pochi anni dalla morte di Manuele,in un brano famoso Niceta Coniata denunciava lo stravolgimento della pronoia che durante il periodo dei Paleologhi avrebbe perso tutte le caratteristiche originali. Le concessioni fiscali prive del controllo originario porteranno a situazioni aberranti: vi sono brani che testimoniano come i concessionari del ritiro delle imposte tassassero a dismisura i poveri contadini arrivando a far sbranare da cani affamati chi era insolvente. Le famiglie degli arconti locali non legate alla famiglia imperiale con l’indebolimento del potere centrale tesero a non avere più fiducia nei valori e nell’ideologia imperiale e cercarono di rendersi autonomi, i casi di Leone Sguros e Teodoro Mancafa furono i più famosi ma non gli unici.
Immagine: John II Komnenos and Irene of Hungary. Art by Antoine Helbert.
autore: MIRKO RATTI