Quando a Costantinopoli si giocava a polo

Costantinopoli, V secolo dopo Cristo. In un periodo di relativa pace nella secolare guerra tra l’Impero Romano d’Oriente e la Persia, giunse nel Bosforo una singolare pratica ludica: lo tzykanion. Questo sport era molto famoso presso la corte dei Re dei Re. Nel poemetto cortese intitolato “Il re Cosroe e il paggio”, il giovane principe dimostrava le sue abilità nell’arte del gioco: “E sul campo di gioco sono esperto di bastone; contro tempo, al di sopra delle spalle, in spazio strettissimo e al di sopra della testa del cavallo do colpi l’uno dietro l’altro, come  su un’incudine il martellare del fabbro appare tutto allo stesso posto”. Mentre questo gioco fu snobbato dai pragmatici romani, trovò invece terreno fertile nel melange culturale orientale, dove le contaminazioni sociali e politiche erano più chiare e concrete. 

Costantinopoli in quel periodo stava fiorendo, sorpassando con il numero di abitanti, le grandi metropoli del Mediterraneo come Roma, Antiochia ed Alessandria. L’urbanizzazione della nuova capitale cristiana era così diffusa che Eusebio di Cesarea si lamentò nelle sue memorie del proliferare di case in ogni dove. La nuova Roma, così è ricordata la città sul Bosforo, possedeva delle grosse infrastrutture per l’epoca, come il gigantesco Ippodromo, il palazzo Imperiale, una ventina di circhi e teatri e appunto lo tzykanesterion. Ben presto la ricca nobiltà romana di origine senatoriale si fuse con quella orientale apprendendo curiosità e bizzarrie proprie di quelle antiche e prospere regioni. La pratica dello tzykanion fu, appunto, una di queste novità.

Si trattava di un gioco arrivato, come si è detto, dalla Persia ed era praticato all’interno di un non ben definito ampio perimetro di erba e terra. I contendenti erano divisi in due squadre che si schieravano a cavallo alle estremità del campo. Nel centro veniva piazzata una palla di cuoio, all’incirca grande come una mela, e subito dopo veniva dato il segnale di inizio. Le due squadre, abbigliate con due colori differenti, davano ordine ai loro cavalli di lanciarsi con tutta la forza che avevano in corpo per giungere primi alla meta,  e grazie ad una racchetta con un piccolo sacchetto all’estremità, cercavano disperatamente di raccogliere la palla e lanciarla nel campo avversario. Il gioco poteva durare ore, non vi erano delle regole fisse di comportamento, così come non esisteva alcun rispetto dell’avversario. L’unico scopo del gioco era prendere la palla e lanciarla dall’altra parte, oltre la linea dell’avversario. Il pubblico non era quello delle grandi occasioni, come accadeva all’ippodromo, ma molto elitario e gli spalti erano piccoli e costruiti prevalentemente nella parte centrale, affinché si potesse gustare maggiormente la prima fase concitata del match. Ben presto lo tzykanion prese piede e si diffuse in tutto l’Impero. Diverse città iniziarono la costruzione degli tzykanisterion, ossia dei veri e propri stadi, dove poter giocare al polo. Le cronache bizantine sono un po’ avare ma si può affermare che città come Sparta, Antiochia, Efeso e ovviamente Costantinopoli avessero questa struttura. Pure nelle lontane provincie occidentali, come Ravenna, c’è traccia di questa costruzione. 

Dopo il glorioso periodo giustinianeo, l’Impero bizantino sprofondò in una crisi senza eguali. Attaccato ad Oriente dagli Arabi e ad Occidente da Slavi e Longobardi, perse gran parte dei suoi territori come l’Egitto, la mezzaluna fertile e soprattutto l’Italia. La destabilizzazione sociale e politica portò Costantinopoli a ridurre notevolmente le spese accessorie e destinò la quasi totalità delle sue ricchezze alla difesa dei labili confini. Ovviamente anche nei giochi la crisi si sentì, un po’ come accade ai giorni nostri. Furono eliminati i giochi con gli animali esotici, troppo costosi per l’epoca, così come furono drasticamente ridotte le corse alle bighe nelle città limitrofe. Solo nella capitale la crisi sembrava mordere diversamente. Anche se la popolazione diminuì vorticosamente, si passò dai 500mila abitanti ai 50mila, certe pratiche ludiche rimasero in voga e permisero alla popolazione della città un sano divertimento.

Nel nono secolo, con l’arrivo della dinastia Macedone, la situazione cambiò. Il governo di Basilio I, uno stalliere assurto alla gloria imperiale, permise una rinascita globale dell’Impero. Fu proprio questo imperatore a donare alla città di Costantinopoli di un nuovo tzykanesterion, molto più grande e proporzionato alle nuove attese. Dal IX secolo in poi, il polo fu praticato sempre più assiduamente tanto da essere ricordato nelle memorie di Liutprando da Cremona e dalle fonti latine scritte da pellegrini che giungevano nella grande città cristiana. Pure nel periodo delle crociate lo tzykanion fu praticato tanto da arrivare in Europa attraverso la nobiltà crociata ritornata in patria dopo il pellegrinaggio armato in terra santa. 

Il polo, a differenza delle famosissime corse dell’Ippodromo, non fu mai un gioco popolare, anzi era appannaggio dell’entourage imperiale. Il Basileus Costantino Porfirogenito, famoso per essere dotto, ricorda nel suo “libro delle cerimonie” come lo tzykanesterion fosse un luogo molto frequentato dai sovrani e dal loro enclave. Addirittura secondo il rigido protocollo imperiale, era lo stesso Imperatore a recarsi in visita a questo luogo dopo esser passato per le diverse chiese, il palazzo e l’ippodromo.  Eppure questo sport così in voga e alla moda, era molto pericoloso. Le cronache coeve ci ricordano diversi esempi di traumi, contusioni, lacerazioni e addirittura due casi di morte! Alessio I Comneno (), per esempio, subì un grave trauma come ci racconta sua figlia nell’Alessiade “Costui travolto dal cavallo, piomba sull’Imperatore; e in seguito a ciò, pur provando dolore alla rotula e in tutto il piede per la pesantezza dell’impatto egli non manifestò di provare dolore.” Ben altra sorte accadde a suo nipote Manuele, che durante una partita cadde rovinosamente sul terreno e rimase gravemente ferito ad una gamba e ad una mano. Le ferite furono così gravi che fu costretto a rimanere immobilizzato a letto per un lungo periodo. Lo tzykanion poteva essere pure mortale, come accadde all’Imperatore Alessandro (912-3) che perse la vita per via di un incidente di gioco. Così come accadde qualche secolo dopo a Giovanni I, della dinastia dei grandi Comneni di Trebisonda, che, come ricordano le cronache “dopo un breve e insignificante regno di tre anni trovò la morte mentre giocava a polo”.

Insomma il polo fu una sorta di amore pericoloso per l’entourage imperiale. Proveniva da un paese nemico, anche se si trasformò in un gioco tipicamente bizantino, era pericoloso, tanto da portare alla morte, ma allo stesso tempo era così affascinante ed imprevedibile da rimanere in voga per tutta la durata dell’Impero e addirittura gli sopravvisse dopo la caduta di Costantinopoli nel 1453.

Autore del disegno Pavel Šimák

autore: NICOLA BERGAMO

Print Friendly, PDF & Email

Di Nicola

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Impero Romano d'Oriente 330-1453 la sua storia is Spam proof, with hiddy

Condividi

Condividi questo articolo tra i tuoi amici!