Questo articolo spiega come la chiusura della scuola filosofica di Atene sia imputabile solamente ad una questione economica e non abbia alcun riferimento alla religione cristiana.

Secondo la tradizione storiografica massivamente diffusa dall’approccio positivistico-illuministico che trovò il suo acume in E.Gibbon, l’apoteosi dell’ingerenza cristiana si concretò con la chiusura della scuola filosofica di Atene da parte dell’editto di Giustiniano nel 529 d.C. Questo luogo di conoscenza voluto fortemente da Platone fu chiuso per volontà dell’Imperatore e gli ultimi filosofi furono costretti ad emigrare in Persia. Così almeno è la vulgata che ancora oggi è quasi da tutti accolta.

Eppure non fu così, o almeno non fu totalmente così.

Quale fu la fonte primaria che citò la chiusura della scuola di Atene? L’unica che la ricorda con precisione è la Cronografia di Giovanni Malala la cui precisione e faziosità è ancora dibattuta tra gli esperti. Comunque, lo stesso autore descrive l’evento senza alcun retroscena politico o ancor meglio religioso. Si limita a citarlo. In effetti la scuola di Atene non era che l’ombra del proprio passato, dopo la buona gestione di Plutarco i suoi successori non furono in grado di fare altrettanto. Oltre a ciò la lenta e inesorabile conversione dell’élite pagana non permetteva più le ingenti donazioni alla scuola e con la pessima gestione amministrativa della stessa, si ebbe il declino definitivo. A nulla servì la forte e robusta guida di Damascio nel 515 che tentò l’ultimo colpo di coda per sistemare i conti e per rivitalizzare questa struttura ormai desueta. Le famiglie che abitavano ad Atene non volevano più appoggiare politicamente la scuola ed essendo cristiani ne volevano la chiusura. Iniziarono così a chiedere all’Imperatore che gli insegnamenti filosofici smettessero quanto prima.

Così Giustiniano, almeno secondo Giovanni Malala, mandò una lettera nel 529 obbligando i maestri a non insegnare più né filosofia né l’interpretazioni delle leggi. Successivamente un altro divieto giunse dalla corte imperiale obbligando gli Elleni (pagani) alla loro esautorazione dalle cariche pubbliche. Questo però non significa che Giustiniano fosse contro la filosofia ma la sua legge proibì ai pagani di ottenere fondi dalle casse imperiali. Sostanzialmente bloccò il finanziamento pubblico alla scuola. Questo però accadde solo ad Atene, non così ad Alessandria che continuò a prosperare felicemente senza alcuna restrizione per un altro secolo. La filosofia non fu proibita per legge, come si evince in certi manuali di storia, ma continuò ad esistere. L’ultimo grande filosofo nell’Impero Romano fu Olimpiodoro che morì molto dopo Giustiniano.

Senza l’appoggio dei fondi privati, fondamentali anche in passato, la scuola non potè continuare ad erogare il servizio e da lì la chiusura fu breve. Quello che è importante ricordare è che Giustiniano non proibì mai lo studio della filosofia. Damascio e Simiplicio furono due studiosi di grandissimo rispetto e che preservarono il Neoplatonismo, tanto da influenzare molto il Cristianesimo.

Veniamo ora alla presunta espulsione dei filosofi che trovarono terreno fecondo alla corte persiana. Secondo Agazia, un’altra fonte coeva, a questi studiosi fu offerta nuova casa senza le limitazioni dell’Impero, c’è da dire però che Crosroe divenne Re dei Re nel 531, ben due anni successivi alla chiusura della scuola. Quindi, come è possibile che il sovrano persiano potesse dare il benvenuto a questi filosofi? Questi sette studiosi tornarono poi in patria molto velocemente visto che non tollerarono il regime autocratico del Re dei Re.

In conclusione, Giustiniano non chiuse alcuna scuola di filosofia in quanto fervente cristiano, si limitò a bloccare i fondi pubblici ai progetti che secondo lui non andavano più a pari passo con i cambiamenti dell’Impero. Atene chiuse i battenti per mancanza di fondi privati, quindi per meri conti economici e non politici-religiosi. Giustiniano non fu contro la filosofia e la sopravvivenza della scuola di Alessandria lo dimostra chiaramente

autore: NICOLA BERGAMO

Bibliografia succinta


N. Bergamo, Emperor’s Justinian’s closing of the Academy at Athens (ad 529), in Great Events in Religion, an encyclopedia of pivotal events in religious history, edited by F. Curta and A.Holt, ABC-CLIO, 2017. p. 297.

A. Cameron, The last Days of the Academy at Athens, In Proceeding of the Cambridge Philological Society 195 (1965), pp. 7-29.

Di Nicola

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