Casus bellis


Dopo le grandi riforme attuate nell’VIII e IX secolo, l’Impero dei Romei, così venivano chiamati i Bizantini nelle fonti coeve, era tornato a prosperare. La sua forza militare era notevolmente aumentata dopo l’introduzione delle truppe professionali, tagmata, da parte di Costantino V attorno alla metà dell’VIII secolo. La lenta ma inesorabile professionalizzazione delle antiche truppe tematiche, ossia quelle costituite dai contadini-soldato, aveva portato i suoi frutti. Nel X secolo, infatti, gli eserciti bizantini vittoriosi su più fronti si preparavano a lanciare le grandi sfide militari ai loro nemici di sempre: Arabi e Bulgari.
Grandi famiglie aristocratiche si erano affermate in questa fase di cambiamento, tre le più famose vi erano i Foca. Questa nuova stirpe di condottieri di origine armena aveva come suo capostipite un Niceforo, conosciuto dai documenti dell’epoca come “il vecchio”. Appena assurto alla carica di Stratego, questi fu inviato in Italia dall’Imperatore Basilio I (867-886) con il compito di difendere i ducati di Calabria e Puglia dagli attacchi dei Saraceni che avevano già conquistato la Sicilia. Pare che la pressante richiesta d’aiuto fosse partita direttamente dal Papa Giovanni VIII (872-882).
Niceforo arrivò in Italia e in breve tempo recuperò gran parte delle città cadute in mano nemica.
Ritornarono così sotto il controllo di Bisanzio Bari, Taranto e altre città dell’odierna Calabria come
Santa Severina e Tropea. La politica del condottiero bizantino era brillante: egli non utilizzava solamente la spada e lo scudo ma alternava saggiamente l’arte marziale a quella dell’oratoria e della politica. Dopo la sua spedizione tutti gli antichi domini nel Sud della penisola italica erano tornati sotto il controllo di Bisanzio, tanto che i principati longobardi di Benevento e Salerno si dichiararono vassalli dell’Imperatore. Una volta terminata questa missione in Italia, fu richiamato in patria dal nuovo Basileus, Leone VI “il saggio”, per combattere contro il re dei Bulgari Simeone, la spina del fianco dei confini occidentali. Anche in questo caso egli ebbe occasione di mettere in mostra le proprie capacità.
Niceforo ebbe due figli, entrambi destinati a seguire le orme paterne. Il primogenito, Leone, tentò di usurpare il trono a Romano I Lecapeno senza però avere fortuna: fu catturato, torturato e accecato. Il secondogenito, invece, Barda, partecipò alla grande battaglia contro i Rus’ di Kiev, dove Bisanzio ottenne una grandissima vittoria (944). Il figlio di Barda, chiamato anch’esso Niceforo, divenne famoso, non solamente per essere stato un Imperatore, ma specialmente per aver ucciso così tanti nemici mussulmani da ricevere l’epiteto di “morte pallida dei Saraceni”.
Niceforo Foca, era di corporatura robusta, alto e ben slanciato; pare avesse dei fluenti e lunghi capelli rosso-biondo: nei ritratti, infatti, è dipinto con una lunga e rigogliosa barba dello stesso colore. Era un uomo energico, valente nel fare la guerra e dotato di una grande forza fisica e morale. Era devotissimo tanto da avvicinarsi al misticismo di eremiti in odore di santità. Univa quindi la possanza fisica del guerriero perfetto alla fede incrollabile che talvolta degenerava in bieco fanatismo. Entrò a far parte dell’esercito in tenera età, pare non fosse ancora maggiorenne. Quando al governo subentrò Costantino VII il “porfirogenito”, le cose migliorarono per il giovane soldato che fu nominato Stratego, ossia comandante, del thema Anatolikon. La sua ascesa non si fermò qui, anzi proseguì velocemente: divenne così Domestikos tes Anatoles, ossia capo supremo di tutte le truppe stanziate nella parte orientale dell’Impero, dopo che suo padre Barda Foca fu gravemente ferito nel 953. La sua prima battaglia contro gli Arabi, guidati da Al-Muti, ebbe però un triste epilogo: egli fu gravemente sconfitto in uno scontro armato che avvenne nel 954. Il generale però non si perse d’animo e dimostrò quella capacità e quel pizzico di cattiveria che lo contraddistinsero per tutto il resto della sua vita.

Ebbe subito la possibilità di riscattarsi in una battaglia che poi lo rese famoso: la conquista di Creta.

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Di Nicola

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