Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana
L’imperatore Basilio II
Miniatura del cod. Marc. gr Z. 17 (421), f. IIIr.

La Biblioteca Nazionale Marciana è ricca di manoscritti greci, alcuni dei quali ornati di miniature. L’origine della raccolta di manoscritti della Libreria di San Marco, oggi Biblioteca Marciana, si deve all’attività del cardinale Bessarione, già metropolita di Nicea e quindi convertitosi alla fede romana, che nel 1468 decise di lasciare in eredità alla Repubblica di San Marco la sua ricca raccolta di circa mille codici greci e latini, dopo aver inizialmente pensato alla biblioteca benedettina di S. Giorgio Maggiore. La sua scelta per Venezia non fu comunque casuale, ma dettata da una sua consapevole identificazione della città «come una seconda Bisanzio» (quasi alterum Byzantium), nel momento in cui la capitale imperiale dell’Oriente era caduta in mano ai Turchi.

La miniatura che raffigura l’imperatore Basilio II è contenuta in un Salterio a lui appartenuto e lo mostra in abito militare in piedi su un suppedion (il cuscino o tappeto rosso che stava sotto i piedi del sovrano) con la mano sinistra appoggiata su una spada e la lancia nella destra. Ai lati l’iscrizione: “Basilio il giovane, imperatore dei Romani fedele in Cristo”.
L’arcangelo Gabriele gli pone in capo la corona mentre Michele gli regge la lancia. In alto, dentro a un mezzo cerchio di cielo, si vede il Cristo che protende la corona. La figura dell’imperatore è fiancheggiata da sei mezzi busti di santi guerrieri: Teodoro, Demetrio, Giorgio, Procopio, Mercurio e, probabilmente, Nestore. Ai piedi di Basilio alcuni personaggi in atteggiamento di proskynesis in cui sono da riconoscere con ogni probabilità i prigionieri bulgari. Secondo 1’interpretazione più corrente, l’immagine ha carattere trionfale e ricorda la cerimonia svoltasi a Costantinopoli nel 1018 dopo la sconfitta definitiva dei Bulgari.
In termini di ideologia politica, l’intera raffigurazione ribadisce la convinzione bizantina che il potere imperiale proviene da Dio e il sovrano di Costantinopoli con il suo aiuto trionfa sui nemici.

Venezia, Tesoro di San Marco
La corona di Leone VI

Il Tesoro di S. Marco è distribuito in tre ambienti (Antitesoro, Santuario e Tesoro) e presenta una collezione di opere bizantine unica al mondo per numero e per qualità. Il grosso degli oggetti proviene dal sacco di Costantinopoli del 1204: Veneziani e crociati in questa occasione si spartirono la preda fatta nella città conquistata e i primi, a differenza degli altri che tendenzialmente distrussero gli oggetti d’arte, ne portarono molti nella loro città riconoscendone il valore non solo materiale. Altri poi vi arrivarono isolatamente sia prima di questa data sia in epoca posteriore aggiungendosi al nucleo originario: difficile è comunque determinarne la provenienza e la data in cui furono portati a Venezia. La collezione bizantina comprende in totale un centinaio di pezzi.

La corona dell’imperatore Leone VI (886-912) fa parte di una composizione comunemente definita «la grotta della Vergine» formata da tre opere di epoca diversa: una sorta di edicola in cristallo di rocca, una statuetta della Vergine in argento dorato all’interno dell’edicola e una corona che funge da base.
La corona di Leone VI appartiene al genere delle “corone votive” che i Bizantini erano soliti sospendere nelle loro chiese. Presentava in origine quattordici medaglioni smaltati, di cui ne restano sette. In uno di questi compare l’imperatore stesso (con la scritta Leon desp(otes) = Leone imperatore). A questo doveva corrispondere simmetricamente un’immagine perduta del Cristo per sottolineare il parallelismo ideologico fra corte celeste e corte terrestre. Gli altri smalti superstiti mostrano apostoli ed evangelisti (Paolo, Andrea, Marco, Bartolomeo, Luca e Giacomo, come si rileva dalle scritte).

Venezia, chiesa di S. Marco, cappella di S. Clemente, ricevimento del corpo di S. Marco, particolare.

Il mosaico del ricevimento del corpo di San Marco a Venezia (nell’arco superiore della cappella di San Clemente), eseguito nella prima metà del XIII secolo, mostra per il doge Giustiniano Partecipazio un abito di foggia bizantina, ispirato probabilmente da una iconografia imperiale del secolo precedente, in cui anche il copricapo non ha ancora assunto la forma ben nota del corno ducale e assomiglia piuttosto allo skiadion orientale.

Venezia, Campiello Angaran
Imperatore bizantino

Si tratta di un tondo in marmo murato sulla parete esterna di un edificio privato in Campiello Angaran. È variamente attribuito a sovrani di diversa epoca tra XI e XIII secolo o anche a una manifattura veneziana. Se originale, è probabile sia arrivato a Venezia a seguito della quarta crociata.

autore: GIORGIO RAVEGNANI

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Di Nicola

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